“Il taglio dell’IVA sulle opere d’arte si farà!”. Intervista a Federico Mollicone
Il mondo dell’arte protesta ad alta voce per il mancato taglio dell’IVA sulle opere d’arte in Italia. Ma il Presidente della Commissione Cultura a Montecitorio, che sta seguendo da vicinissimo il dossier, rassicura sull’esito del provvedimento
![“Il taglio dell’IVA sulle opere d’arte si farà!”. Intervista a Federico Mollicone](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2025/02/federico-mollicone-1024x561.jpg)
Grande clamore, delusione, allarmismo ha percorso il mondo dell’arte negli ultimi giorni. Tutti si aspettavano nel DL Cultura – a seguito di esplicite promesse – un taglio dell’IVA sulle opere d’arte come incoraggiato dall’Europa. E invece il Dl Cultura è passato senza questo provvedimento. Galleristi, dealers, mercanti e operatori economici del comparto non ci hanno visto più: “il Governo uccide il settore, dobbiamo chiudere le nostre gallerie e aprirle all’estero dove hanno accolto l’invito dell’Europa a ridurre l’IVA, gli altri paesi ci fanno una concorrenza incontrastata”. Abbiamo sentito uno dei protagonisti di questa riforma, Federico Mollicone. L’esponente di Fratelli d’Italia e capo della Commissione Cultura a Montecitorio ha seguito da vicino questa partita e qui risponde alle nostre domande.
![Federico Mollicone](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/11/Federico-Mollicone.png)
Intervista al Presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati Federico Mollicone
Onorevole Mollicone, lei si era molto speso per allineare la tassazione sulla compravendita di opere d’arte alla tassazione europea. E invece nel DL Cultura, dove questa piccola riforma poteva passare, non se n’è fatto di nulla gettando nello sconforto mercanti e gallerie d’arte. Cosa è successo?
In accordo con il Ministero della Cultura, abbiamo approvato una Legge Delega al Governo – ben prima che Francia e Germania la attuassero – per abbassare l’Iva sulle opere d’arte, nell’ambito della più generale rimodulazione dell’Iva che il viceministro Maurizio Leo sta portando avanti. Il Sottosegretario Mazzi aveva ribadito questo indirizzo durante un’interrogazione sempre in Commissione. Questo indirizzo è anche nel programma di Fratelli d’Italia ed è una nostra battaglia storica.
Sarà anche una vostra battaglia storica, ma l’emendamento non è passato!
Per quanto riguarda l’emendamento presente nel Dl Cultura – concordato insieme alle categorie – abbiamo chiesto, insieme al ministro Giuli, come da procedimento legislativo, il parere del Ministero dell’Economia e delle Finanze per il computo dell’impatto dell’abbassamento dell’Iva sull’erario.
E il MEF ha detto che il provvedimento costa troppo per le casse dello Stato?
No. La questione è stata un’altra. Purtroppo, nonostante sia stato riammesso e tenuto fino all’ultimo su mia iniziativa prima dell’approvazione definitiva del decreto, non ci sono stati tempi tecnici per la valutazione. Anche a causa delle scadenze puntuali proprie di un decreto legge in conversione.
Sappiamo di quali cifre stiamo parlando?
Gli uffici del MEF sono ancora a lavoro sulla valutazione d’impatto sull’erario. Ho già chiesto un incontro tecnico con loro per quantificare le cifre.
![Arte Fiera 2025, Bologna. Photo Irene Fanizza](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2025/02/artefiera-bologna-ph-irene-fanizza-17-1024x683.jpg)
Le ricadute della mancata riduzione dell’IVA sul mercato dell’arte
Via Venti Settembre dovrebbe notare che in casi come questo succede quasi sempre che ad un abbassamento delle tasse corrisponde paradossalmente un aumento del gettito fiscale visto che si abbatte l’elusione e l’evasione. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ci penserà?
Come confermato in altri settori delle politiche pubbliche – e come testimoniano i dati positivi del Governo Meloni sul taglio del Cuneo Fiscale e dell’abbattimento dell’evasione – questo indirizzo da sempre rappresenta un punto centrale del nostro programma. Nel caso specifico gli uffici del MEF stanno svolgendo un lavoro di analisi completo e approfondito per non creare “buchi” al bilancio dello Stato anche perché ne risentirebbe tutto il comparto culturale.
Posticipare l’approvazione di questo provvedimento è una scelta quindi squisitamente tecnica o c’è anche dell’opportunità politica? Magari si voleva evitare di essere tacciati come quelli che abbassano le tasse su beni di lusso e per ricchi…?
Come ho specificato – e come evidenzia il nostro programma elettorale e la legge delega già approvata, così come la proposta di legge ora in discussione – il posticipo dell’approvazione è dettato unicamente da questioni tecniche.
Altra questione: mentre le gallerie hanno un’IVA al 22%, gli artisti possono fatturare al 10%. Questo significa che molte gallerie, vendendo opere ai collezionisti, le fanno passare dall’artista. È una casistica all’attenzione?
Stiamo lavorando con attenzione anche a questa fattispecie specifica. Dobbiamo trovare una soluzione che da una parte tuteli la creatività dell’artista – che per vivere della propria arte deve poter vendere le proprie opere con una tassazione adeguata – dall’altra aiuti le gallerie italiane ad essere competitive sul mercato dell’arte internazionale.
Il dibattito sulle (stantie) normative che regolano la circolazione delle opere d’arte italiane
C’è un’altra faccenda pendente: notifiche e libera circolazione delle opere. In Italia – e solo in Italia – se un’opera d’arte compie 70 anni è di fatto impossibile commercializzarla e venderla al di fuori del Paese. Questo depaupera il valore delle opere d’arte attualmente esistenti in Italia: se non possono circolare nel mondo valgono la metà di quanto varrebbero. Si tratta di una norma del 1939 che aveva senso nel 1939 e non ha più senso oggi. Come mai non modificarla?
Abbiamo proposto in più sedi la modifica. Reputiamo sia indispensabile l’allineamento della normativa nazionale alla disciplina europea di cui al regolamento n.116/2009 del Consiglio, del 18 dicembre 2008, relativa all’esportazione di beni culturali. La citata normativa europea fissa delle soglie di valore al di sotto delle quali non è richiesta la licenza di esportazione per la circolazione del bene al di fuori del territorio dell’Unione Europea; in Italia, tuttavia, la soglia di valore per le esportazioni è ancora fissata ad un importo troppo basso (13mila e 500 euro) che costringe i mercanti d’arte a chiedere un’autorizzazione alle Soprintendenze ogni qual volta intendano vendere a clienti stranieri beni di modesto valore. Inserirò nella mia proposta di legge “Italia in Scena” questa modifica.
Intanto però gli operatori protestano. Qualche anno fa lei aveva addirittura parlato di trasformare le fiere d’arte italiane in un porto franco, ma per ora neppure si è riusciti a allinearci agli altri paesi europei…
Sempre nella proposta di legge di “Italia in Scena”, è già inserita una specifica modifica del Codice dei Beni culturali in questo senso. Nessun ripensamento insomma, ma solo ritardi tecnici. Direi alle categorie di non farsi incantare dalle sirene dell’opposizione e di non farsi strumentalizzare.
Massimiliano Tonelli
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