Capire la società contemporanea. All’Hangar Bicocca di Milano la mostra di Yukinori Yanagi

L'artista giapponese adatta agli spazi ex industriali lavori vecchi e nuovi su nazionalismo e aspetti paradossali delle dinamiche governative. Temi più che mai attuali...

Le spinte della globalizzazione, la stretta del nazionalismo, il vortice della modernizzazione. È una storia che conosciamo bene, in questa particolare congiuntura socioeconomica, quella raccontata da Yukinori Yanagi (Fukuoka, 1959) nel corso di un lungo e coerente percorso artistico. Le sue grandi installazioni, che spesso si addentrano nella storia giapponese, si (e ci) confrontano con tematiche universali, politici ma simbolici, chiari e imperscrutabili assieme. È questa la visione che entra al Pirelli Hangar Bicocca di Milano tra marzo e luglio 2025 per la sua prima grande antologica europea, ICARUS, che accosta opere iconiche degli Anni Novanta e Duemila ricontestualizzate a lavori più recenti, tenendo come focus gli aspetti paradossali delle società contemporanee.

Chi è l’artista Yukinori Yanagi

Considerato uno dei più influenti artisti giapponesi contemporanei, Yanagi si è formato a Yale con Vito Acconci e Frank Gehry, facendo esperienza dell’arte concettuali. È salito agli onori della cronaca internazionale nel 1993 con la sua installazione per la 45. Biennale di Venezia con 170 bandiere di sabbia colorata sgretolate dal lavoro incessante di migliaia di formiche vive. Vincitrice del premio Aperto 93 l’opera torna, ricontestualizzata, all’Hangar Bicocca, trentadue anni dopo la sua presentazione al pubblico: le bandiere ora però sono 200, sommando ai 193 Stati riconosciuti dalle Nazioni Unite 7 Stati che non sono membri delle Nazioni Unite (tra cui Taiwan, Tibet e Palestina).

Allontanandosi sempre più nettamente dalle dinamiche di mercato del sistema dell’arte, soprattutto americano, decise di tornare in Giappone nel 2000, facendo del concetto del “vagare come condizione permanente” il cuore della propria pratica artistica. Nel 2012 fondò Art Base Momoshima, un centro d’arte ottenuto rigenerando e trasformando una ex-scuola media e un cinema degli Anni Cinquanta in un museo d’arte contemporanea per le sue opere e di altri artisti. Il tutto, sulla piccola isola di Momoshima, al centro del Mare Interno di Seto, dove l’artista lavora e risiede.

Yukinori Yanagi, Hinomaru Illumination, 2010. Neon, trasformatore di neon, circuito di programmazione, acciaio verniciato, specchio, acqua 220 x 450 x 660 cm Veduta dell'installazione, Inujima Art House Projects, Inujima. Foto YANAGI STUDIO
Yukinori Yanagi, Hinomaru Illumination, 2010. Neon, trasformatore di neon, circuito di programmazione, acciaio verniciato, specchio, acqua 220 x 450 x 660 cm Veduta dell’installazione, Inujima Art House Projects, Inujima. Foto YANAGI STUDIO

I progetti su larga scala

Yanagi è famoso soprattutto per i progetti su larga scala pensati per le zone remote. Nel 1996 aveva sviluppato un progetto site specific sulla famigerata isola di Alcatraz, al largo di San Francisco, con delle installazioni che riflettevano sulla comprensione dello spazio come processo di creazione identitaria. Tornato in Giappone, aveva rivolto i propri sforzi alle isole meridionali dell’arcipelago: l’obiettivo era quello di trasformarle interamente opere d’arte. Come spiega l’artista, “il concetto guida è l’incontro con la vita quotidiana degli abitanti dell’isola che vivono in un paesaggio che include l’arte così come gli dei tradizionali. L’obiettivo comune è quello di rivitalizzare la comunità”. Motivo per cui punta spesso a dare nuova linfa a spazi abbandonati, come l’ex raffineria di rame dell’isola-discarica di Inujima, trasformata nel 2008 in un museo (l’Inujima Seirensho Art Museum) alimentato da energia rinnovabile e al cui interno si trovano diverse sue installazioni permanenti.

La sua attenzione, però, non è focalizzata sul solo Giappone: per il 2025 è in programma l’ambizioso Anjwa-Do Project, che prevede l’apertura di un museo fluttuante sull’isola di Anjwa, in Corea del Sud, disegnato da YANAGI + ART BASE (un team collaborativo guidato dallo stesso artista) e destinato a ispitare le sue opere. Sette cubi fluttuanti di diverse dimensioni – che rappresentano sia le isole della provincia di Jeollanam-Do sia il numero di continenti presenti sulla terra – contribuiranno a creare un ambiente onirico e disorientante.

Yukinori Yanagi, Project God-Zilla Onomichi U3, 2017. Tecnica mista, rottami da una casa demolita, specchi, acrilico, video, suono. Veduta dell'installazione, Nishigosho Prefectural Warehouse No.3, Hiroshima, Giappone, 2017. Foto YANAGI STUDIO
Yukinori Yanagi, Project God-Zilla Onomichi U3, 2017. Tecnica mista, rottami da una casa demolita, specchi, acrilico, video, suono. Veduta dell’installazione, Nishigosho Prefectural Warehouse No.3, Hiroshima, Giappone, 2017. Foto YANAGI STUDIO

La mostra di Yanagi all’Hangar Bicocca

Curata da Vicente Todolí con Fiammetta Griccioli, l’antologica milanese va quindi a ripercorrere la carriera dell’artista stendendosi tra le Navate e il Cubo dell’Hangar Bicocca. Evocando il mito dell’hybris per eccellenza, ICARUS proietta la sfida umana al divino in un teatro di sfiducia nella tecnologia (nucleare, in questo caso), evocando anche temi come l’interconnessione, l’ambientalismo e la coscienza globale figlia della cultura pop degli Anni Sessanta (con personaggi come Godzilla e Ultraman). La cultura giapponese ha dopotutto un forte impatto sull’artista: l’omaggio a Icaro è mediato dall’omonimo poema di Yukio Mishima da Sole e acciaio (1968), e parte integrante del suo lavoro è il riferimento a momenti storici drammatici – l’atomica su Hiroshima – propedeutico all’aspirazione alla pace, negata dall’avidità e dalle controversie internazionali.

Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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