Scoprire la natura e la cultura del Parco Gran Paradiso con le sue Guide: itinerario con le ciaspole
Per promuovere la destagionalizzazione del turismo, il Parco più antico d'Italia propone un modo speciale per esplorare il territorio invernale in Val di Rhemes. Ecco cosa si vede durante il percorso, tra antichi mulini, forni e chiese
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Nel 1922 nasceva, a cavallo tra Valle d’Aosta e Piemonte, il Parco Gran Paradiso che, insieme al Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise, avrebbe costituito il modello per le successive aperture di parchi antropizzati: centri abitati di fondovalle, abitazioni permanenti in quota, importanti alpeggi presso le alte praterie, scarni ricoveri in pietra presso gli ultimi pascoli, fino a 2600 m di altitudine. Il tutto all’interno di un ricco patrimonio paesaggistico e, soprattutto, faunistico che già nel 1856 il re Vittorio Emanuele II aveva dichiarato Riserva Reale di Caccia, salvando in questo modo dall’estinzione lo stambecco, simbolo del parco.

La destagionalizzazione del turismo nel Parco Gran Paradiso
Il re aveva poi formato un corpo di guardie specializzate e fatto costruire sentieri e mulattiere che ancora oggi formano il nucleo dei sentieri escursionistici. Per far conoscere tutto questo, l’Ente Parco sta puntando molto sulla destagionalizzazione del turismo, con attività da svolgersi in autunno, inverno e primavera, i momenti migliori per soffermarsi sui dettagli e comprendere tutta la bellezza e la fragilità del suo ecosistema. “Autunno, inverno e primavera sono sicuramente le stagioni in cui il Parco può essere vissuto in maniera davvero immersiva e con un approccio esplorativo che non sempre il periodo estivo consente”, spiega Mauro Durbano, il giovane (classe 1986) presidente del Parco Nazionale Gran Paradiso: “D’estate, infatti, la possibilità di avvistamenti è ridotta sia dal maggiore afflusso di persone, che di per sé disturba gli animali, sia dallo spostamento degli ungulati che si spingono in alta quota per il caldo”.
Le ciaspolate in Val di Rhemes in Valle d’Aosta
Le ciaspolate in Val di Rhemes – una valle laterale della Valle d’Aosta, solcata nel fondovalle dal torrente Dora di Rhêmes che segna il confine del Parco con la Francia – sono una di queste attività, ora che è ancora inverno, quando la neve sembra nascondere ogni cosa sotto il suo manto. Ma non le tracce lasciate dagli animali, che permettono ai ricercatori e ai guardaparco di monitorarli e al visitatore di scoprire la loro esistenza e storia. Le ciaspolate sono, infatti, anche l’occasione per conoscere da vicino il patrimonio naturale e artistico del Parco più antico d’Italia, attraverso gli occhi esperti di chi lo vive quotidianamente in tutte le stagioni dell’anno: le guide.
La guida ambientale escursionistica, che è anche Guida Ufficiale del Parco Nazionale del Gran Paradiso, non è solo naturalistica, ma è anche una figura culturale: durante le visite, facendo notare le tracce lasciate dagli animali nella neve, ricorderà che la loro storia si può conoscere al Museo Regionale di Scienze naturali nel Castello di Saint Pierre, oppure, indicando un antico forno all’aperto in un villaggio, andrà a raccontare della festa del pane a ottobre.
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Il Centro Visitatori Del Parco di Rhêmes-Notre-Dame
Prima di iniziare la ciaspolata, che si svolge lungo il Grand Ru da dove si può raggiungere uno dei luoghi più incantati del Parco Nazionale del Gran Paradiso, ovvero il Lago di Pellaud, è d’obbligo passare prima al Centro Visitatori del Parco di Rhêmes-Notre-Dame. Qui si scopre la storia del gipeto, il più grande avvoltoio europeo, tornato a volare nei cieli del Parco Nazionale Gran Paradiso. La visita ripercorre, in chiave cronologica, tutte le tappe di questa storia: la drammatica estinzione, i piccoli passi verso l’emozionante ritorno e l’auspicato lieto fine: la presenza ormai stabile di questo particolare rapace nei nostri cieli. Il Centro di Rhêmes-Notre-Dame offre inoltre la possibilità di conoscere tutta l’avifauna presente nei territori del Parco. Nel Centro è anche presente una postazione multimediale, completamente no touch: entrando in un nuovo ambiente immersivo si potrà vivere l’ascesa alla vetta del Gran Paradiso in realtà virtuale a 360°.

Lago Del Pellaud
Partendo dal paese di Bruil, ormai quasi del tutto ristrutturato rispettando l’architettura tipica di montagna, s’incontra dapprima il villaggio di Chaudanne, dove l’acqua non gela mai perché sempre corrente a causa del vicino ghiacciaio. Incastrata tra larici e abeti rossi si trova poi una sorgente d’acqua che alimenta continuamente il piccolo e trasparente laghetto del Pellaud. È una delle mete turistiche più rilevanti del territorio, grazie alla sua accessibilità, che permette a chiunque di raggiungerlo ed ammirarlo. Il lago fa parte di un’area denominata “Jardin des Anglais”.

Mulino della Chaudanaz
Nella parte alta del lago sorge una piccola casetta. Nata come mulino, il Mulino della Chaudanaz, per macinare i cereali e trasformata nel 1921 in centralina elettrica, è stata recentemente recuperata e ristrutturata (è ora visitabile al suo interno, dove si potrà vedere l’antica attività del mulino), con ancora la data di costruzione incisa sull’architrave. Ogni villaggio era poi provvisto di un forno comunitario dove le famiglie cuocevano a turno il pane di segale per il proprio consumo. Alcuni di questi forni e mulini che, nel contesto di Rhêmes-Notre-Dame, rappresentano un importante retaggio storico di questo comune, sono stati appunto restaurati e tutt’ora si possono visitare con un percorso tra le frazioni di Artalle, Carré, Bruil, Chaudanaz, Pellaud e Thumel.
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Chiesa di Bruil – Notre Dame de la Visitation
Fino al 1650 il territorio di Rhêmes-Notre-Dame apparteneva alla parrocchia di Saint-Georges. Nella prima metà del XV Secolo esisteva già una cappella nella località denominata Luedum (o Leuduin/Lyodon) o Bruil, come si è continuato a chiamarla sino ai giorni nostri. Fu solo il 1 giugno 1650 che la chiesa di Bruil assunse il ruolo di parrocchia, col nome di Rhêmes-Notre-Dame. L’edificio fu ricostruito insieme con il campanile nel 1680. Il titolo della chiesa cambiò più volte nel corso della sua storia: nel 1810 il nome della chiesa cadde sulla Visitazione della Vergine. Negli anni la Chiesa ebbe ulteriori ristrutturazioni fino ad assumere l’aspetto attuale a pianta a croce latina con un’aula centrale. A questa chiesa si aggiungono le cappelle sparse nella Valle di Rhêmes-Notre-Dame: piccoli gioielli di architettura, ognuna con una storia di comunità, devastazione e rinascita.
Claudia Giraud
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