Multe, scontrini e ritagli colorati. A Milano un’artista cinese crea collage incredibili dagli scarti

Si chiama Yansu Wang, ed è la giovane protagonista della nuova mostra alla galleria d’arte orientale Numero 51, tutta realizzata su taccuini

taccuini… un utile supporto di scrittura che – nelle mani di un’artista – si può trasformare in un capolavoro. È quanto si coglie passeggiando tra le opere esposte nella nuova mostra della galleria milanese Numero 51, non a caso inaugurata il 28 di gennaio 2025: sera del Capodanno cinese che dà inizio all’anno del serpente di legno. L’artista è proprio una giovane originaria della Cina, poco più che trentenne, Yansu Wang. In Italia dal 2015, ovunque vada non può fare a meno di portare con sé libretti e taccuini dalle pagine bianche, in attesa di essere riempiti. A caratterizzare la sua pratica non sono i pennelli, quanto piuttosto i collage. Collage pop-up particolarissimi, che sono i protagonisti di questa vivace esposizione, realizzata con la collaborazione di Pineider.

Il collage secondo Yansu Wang 

Tutto comincia nel 2015, quando l’artista si trasferisce in Italia e arriva a Milano. Inizialmente, non conoscendo l’italiano, sente il bisogno di esprimersi con qualcosa che le permetta di comunicare, pur senza saper scrivere la lingua locale. Così, nascono i suoi primi collage: opere che “parlano” delle esperienze vissute in città, attraverso immagini e “reperti” raccolti qua e là. Giorno dopo giorno. A comporre questi manufatti – spesso studiati con spirito e ironia – sono pezzi di scontrini, di riviste, di carte di caramelle… persino di multe. È incredibile: benché Wang, ai tempi, non conoscesse quasi l’italiano, noi, pubblico madrelingua, possiamo cogliere sottigliezze di significato incredibili. Questi junk-journals – quaderni riempiti di collage fatti di materiali riciclati – sono fonti di innumerevoli curiosità, riconducibili al nostro stesso vissuto quotidiano. 

L’arte antica del collage cinese arriva a Milano

Diversamente da come si potrebbe pensare guardando alla storia dell’arte moderna e contemporanea – si citano ad esempio Picasso e i Cubisti – la pratica del collage non è nata esattamente in Occidente. Né all’alba di inizio Novecento. C’è in realtà una tradizione più antica, assimilabile ad esso, che risale forse al XIX Secolo, proveniente dal Paese che ha dato i natali alla carta. La Cina. Lì si è sviluppata la tecnica della composizione Bapo (o Otto Frammenti), sviluppatasi propriamente a metà Ottocento. Si tratta di composizioni che uniscono immagini, carte e testi calligrafici. Ciascun esemplare è un pozzo di enigmi e messaggi nascosti, che pochi sono in grado di decifrare integralmente. Qualche anno fa, in occasione di una mostra al Museum of Fine Arts di Boston, questa antica arte è stata riscoperta, chiarendo il suo carattere storico ma al contempo moderno. 

Yansu Wang, It's All Paperwork, installation views at Numero 51, Milano, 2025
Yansu Wang, It’s All Paperwork, installation views at Numero 51, Milano, 2025

I collage pop-up di Yansu Wang da Numero 51 a Milano

Fin dall’ingresso nella galleria, si percepisce un’atmosfera scenografica speciale, a metà tra un cartone animato giapponese e la realtà milanese di tutti i giorni. Come piccoli mondi a sé stanti, i taccuini spuntano sui piedistalli, o “sbocciano” aprendosi sulle pareti. Ciascuno racconta una storia diversa ed è abitato da personaggi, immagini e significati differenti. Ne emergono ora composizioni floreali fatti probabilmente con carta da découpage, ora assemblaggi di “esperienze milanesi”. Vi si riconoscono i biglietti delle grandi mostre ospitate in città gli anni scorsi, comunicazioni ricevute per posta, incarti ed etichette di prodotti che noi stessi abbiamo gettato via anche troppe volte. E tutto questo si fa arte, costruito in modo raccontare pensieri e storie per immagini. 

I taccuini di Yansu Wang in collaborazione con Pineider a Milano

La sezione centrale dell’esposizione comprende collage pop-up che illustrano i Sette Peccati Capitali e lo fanno con ironia e gusto cromatico ricercatissimo. I desideri e i piaceri proibiti sono inscenati con carte sgargianti, scenari da rivista di viaggi, prelibatezze ritagliate via da confezioni di dolci da scaffale di supermercato. Il marketing pubblicitario diventa materiale con cui costruire opere d’arte, forti del potere visualmente attrattivo di quegli scatti saturati di proposito. Il progetto non finisce però qui: al termine del periodo espositivo in galleria, la mostra sarà trasferita nella boutique di Pineider in Via Manzoni. Sono in programma anche una serie di workshop aperti al pubblico, dove si potrà imparare a realizzare collage pop-up come quelli dell’artista.

Emma Sedini

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Emma Sedini

Emma Sedini

Etrusca e milanese d'origine in parti uguali, vive e lavora tra Milano e Perugia. È laureata in economia e management per arte, cultura e comunicazione all'Università Bocconi, e lì frequenta tutt'ora il MS in Art Management. Nel frattempo, lavora in…

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