A Milano le geishe tatuate in sovrappeso di Matteo Procaccioli Della Valle

Una mostra contro gli stereotipi porta in Brera il nuovo progetto del fotografo italiano, tutto creato con l’AI, che sovverte l’iconografia tradizionale dell’Oriente in modo inaspettato

La geisha. Una delle icone più amate della tradizione orientale giunta a noi in Occidente e subito divenuta di grande successo tra il pubblico. Merito, certo, della sua raffinatezza, grazia e aderenza all’ideale del “bello” insito nella nostra cultura. L’immaginario femminile sotteso alla Cerimonia del Tè e al Paese del Sol Levante è infatti stato – e continua a essere – protagonista di opere letterarie, televisive, artistiche, e musicali. La Madama Butterfly di Puccini è solo uno dei tanti esempi. Con una volontà di opporsi creativa e sovversiva, Matteo Procaccioli Della Valle (Jesi, 1983) cambia totalmente la trama del racconto. Stravolge l’iconografia proponendo una nuova narrazione non meno densa di fascino rispetto al motivo originale. Le sue immagini in mostra alla galleria Raffaella De Chirico, nascoste nell’angolo di un cortile di Brera, attraggono ed emozionano al pari. Ma in modo diverso e sicuramente meno superficiale. 

Dalle Polaroid all’AI: l’evoluzione artistica di Matteo Procaccioli Della Valle

Considerando il panorama di produzione dell’artista, questa mostra segna un punto di svolta creativa rispetto al passato. Dopo oltre dieci anni di lavoro nella fotografia di architettura e di paesaggio, Procaccioli Della Valle decide di cambiare, indirizzandosi a nuove sperimentazioni. Anche il mezzo muta: se prima usava spesso la Polaroid, oggi si diverte con l’intelligenza artificiale, immaginando prompt che rispecchino la propria idea di fotografia. Nelle immagini osservate in galleria, colpisce – sapendo a priori che si tratta di prodotti della AI – l’artigianalità e l’imperfezione di cui sono permeate. Rispetto a tante opere non umane, la cui ineccepibilità tradisce la loro “artificialità”, qui c’è altro. C’è l’occhio dell’artista, che usa la tecnologia per dare vita alla propria idea, curando il risultato come farebbe mettendo a fuoco l’obbiettivo. Come racconta lui stesso, il processo produttivo di questa serie di immagini è stato piuttosto complesso, per via dei dettagli desiderati e della sua visione da voler tradurre in immagini. Tante le foto scartate; quelle che restano hanno un’apparenza “umana” inaspettata. 

Matteo Procaccioli Della Valle, Oriental Digression #11, 2023, immagine realizzata con AI stampata su carta cotone
Matteo Procaccioli Della Valle, Oriental Digression #11, 2023, immagine realizzata con AI stampata su carta cotone

Il tatuaggio in Giappone e la sua sovversione

Ad aumentare la carica sovversiva del lavoro di Procaccioli Della Valle è la caratterizzazione dei soggetti con pesanti tatuaggi che coprono gran parte dei corpi. Una geisha tradizionale non li avrebbe mai avuti, o perlomeno non avrebbe mai osato mostrarli in pubblico. Secondo la cultura giapponese, infatti, i tatuaggi – chiamati irezumi – hanno sempre avuto una pessima reputazione per il loro essere stati associati per troppo tempo alla mafia Yakuza. Ancora oggi, in molti bagni termali del Paese, è proibito andare se li si hanno visibili sulla pelle. Questo basta a confermare la portata innovativa di quanto creato dall’artista. 

Le anti-geishe di Matteo Procaccioli Della Valle da Raffaella De Chirico

Ed eccole qui, le geishe proposte da Matteo Procaccioli Della Valle. Paiono uscite da un film di Tarantino: ne rispecchiano i colori, il piglio, l’aura così distorta ma dal risultato accattivante. Sono in posa, come farebbe qualsiasi fotomodella, non provando affatto vergogna per il proprio corpo all’opposto del longilineo e tutt’altro che immacolato. La pelle – da bianca che la immagineremmo – è letteralmente dipinta di inchiostro che parla del Giappone. Come se le stampe di Hokusai o Hiroshige fossero state trasportate sui loro fianchi formosi, sulle braccia tondeggianti, sui petti abbondanti. Dell’iconografia originale conservano il trucco e le acconciature. Le labbra vermiglie spiccano con contorni definiti, mentre fermagli floreali ne adornano le chiome nerissime. 

La bellezza imperfetta delle opere di Matteo Procaccioli Della Valle

Guardando a questo complesso di opere, guardando all’opposizione (teorica) rispetto ai canoni del “bello” stereotipato della nostra cultura, il giudizio finale è sul limite dell’assurdo. C’è bellezza nei loro volti, nei loro corpi, nel gioco di colori, di luci e di ombre che sanno creare. Il che suscita una riflessione importante, che chiama il pubblico a mettere in discussione i luoghi comuni. Questo progetto, dalla prima all’ultima immagine, è un elogio dell’imperfezione, reso con uno strumento – l’intelligenza artificiale – comunemente sfruttato per togliere ogni errore. Una contraddizione dietro l’altra, dall’impatto forte e stimolante.

Emma Sedini

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Emma Sedini

Emma Sedini

Etrusca e milanese d'origine in parti uguali, vive e lavora tra Milano e Perugia. È laureata in economia e management per arte, cultura e comunicazione all'Università Bocconi, e lì frequenta tutt'ora il MS in Art Management. Nel frattempo, lavora in…

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