Da Ikea sono tornati alcuni arredi d’archivio degli Anni ’70 e ’80

Da qualche tempo tra i fan del marchio svedese impazza la vintage-mania, con i pezzi più richiesti che raggiungono quotazioni stellari rispetto ai prezzi di vendita dell’epoca. E l’azienda surfa sulla tendenza rispolverando alcuni di questi progetti e riadattandoli alle necessità del presente. Ecco le loro storie

Niels Gammelgaard, Sven Fristed, i fratelli Knut e Marianne Hagberg, Bent Gantzel-Boysen, Karin Mobring, Gillis Lundgren, Ehlén Johansson: i loro nomi forse non sono notissimi alle nostre latitudini, ma questi designer sono delle istituzioni in Scandinavia, dove i mobili da loro disegnati sono esposti nei principali musei e l’influsso del loro lavoro è ancora oggi evidente nell’arredamento. Tra le esperienze che li accomunano c’è l’aver lavorato per Ikea nel periodo compreso tra gli Anni Sessanta e Ottanta e aver progettato alcuni dei pezzi più famosi di quegli anni. Poltrone, scaffali, tavolini e oggetti decorativi oggi al centro dell’interesse dei collezionisti che cercano di accaparrarseli e poi li mostrano su Instagram e TikTok con l’hashtag #VintageIkea.

Il progetto Nytillverkad: “appena fabbricato” mezzo secolo fa

Chi frequenta gli store del gigante svedese dell’arredo low cost avrà notato che da circa un anno e mezzo l’azienda stessa ha riportato sugli scaffali, a ondate successive, molte di queste icone facendo un importante lavoro sul suo sterminato archivio. Nytillverkad, il cui nome significa “di nuova produzione”, “appena fabbricato”, è una collezione continuativa di arredi e biancheria per la casa del passato reinterpretati e adattati al presente con colori e materiali inediti oppure attraverso l’adozione di particolari accorgimenti tecnici per rispondere alle nuove regolamentazioni. Uno di questi, riproposto in una nuova veste e con un nuovo nome nell’estate del 2023, è il tavolino Lövet (oggi Lövbacken), a tre gambe e con un ripiano la cui forma allungata ricorda quella di una foglia, uno dei primi prodotti a essere venduti in un kit e a dover essere assemblati a casa dal cliente.

I pezzi Nytillverkad usciti a febbraio 2025, poltrone seventies e arredi trasformabili

A febbraio di quest’anno è stata presentata una nuova infornata di pezzi, la sesta dal lancio della collezione. Hanno così rivisto la luce una poltrona letto rivestita di jeans (Tajt, sulla copertina del catalogo del 1973 e oggi commercializzata come Vårkumla) perfettamente in linea con il gusto degli Anni Settanta per gli arredi trasformisti; diverse sedute con gambe in metallo firmate da Lundgren e Gammelgaard; dei tavolini in rovere con un bordo rialzato per evitare la caduta di riviste o tazze (Novette, oggi Guttane); i vasi di vetro e i motivi grafici ideati da Anna Efverlund e, soprattutto, lo scaffale Guide (oggi Byakorre), nato negli Anni Ottanta ma ancora modernissimo con i suoi ripiani di colori diversi reversibili e la struttura metallica ultralineare. In quest’ultimo caso, però, qualcosa nella riattualizzazione del progetto deve essere andato storto, perché l’azienda ha richiamato il prodotto per via di un problema di stabilità segnalato anche sui social da alcuni influencer.

Gli arredi della collezione Nytillverkad in vendita da febbraio 2025, courtesy Ikea
Gli arredi della collezione Nytillverkad in vendita da febbraio 2025, courtesy Ikea

Le storie uscite dall’archivio di Ikea

L’operazione nostalgia del brand svedese, oltre a dimostrare che è effettivamente possibile parlare di “oggetti senza tempo” le cui forme accattivanti possono conquistare pubblici anagraficamente distanti tra loro, permette di riscoprire storie come quella degli arredi in filo d’acciaio disegnati all’inizio degli Anni Ottanta da Niels Gammelgard, tra i quali spicca la poltrona Järpen rilanciata di recente come Skålboda. Di fronte alla richiesta di nuovi prodotti in metallo da parte del mercato, e al fatto che i tubi in acciaio usati fino a quel momento erano costosi e pesanti da trasportare, il designer, vero e proprio deus ex machina dell’estetica Ikea, si rivolse a un fabbrica di carrelli per la spesa dalla quale riuscì ad acquistare i fili metallici in grandi bobine. Dimostrando che, come spesso accade, le soluzioni più interessanti anche dal punto di vista estetico nascono proprio dall’incontro tra mondi diversi.

Giulia Marani

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Giulia Marani

Giulia Marani

Giornalista pubblicista, vive a Milano. Scrive per riviste italiane e straniere e si occupa della promozione di progetti editoriali e culturali. Dopo la laurea in Comunicazione alla Statale di Milano si specializza in editoria a Paris X-Nanterre. La passione per…

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