A Madrid apre un nuovo hub per le arti. Con galleria, spazi sperimentali e tanto altro
Lo spazio d'arte contemporanea Bowman Hal, che debutta con una mostra dell'artista australiano William Mackinnon, è solo un tassello della grande espansione della Colección Solo. Che guarda alla contaminazione tra le arti e al dialogo internazionale, creando un luogo come non ce ne sono in Spagna

Un paio di anni fa vi raccontavamo di una collezione di arte contemporanea, sviluppata in un labirintico spazio espositivo nella zona più chic di Madrid, e del perché tenerla d’occhio. E infatti ora quello spazio e la sua vocazione sperimentale diventano molto di più: dopo una prima espansione a Castanedo e una residenza maiorchina, Solo diventa a pieno titolo un “progetto ombrello”, un vero e proprio sistema creativo che si apre alla contaminazione tra le arti e al dialogo internazionale grazie a un nuovo, ambizioso hub culturale che sarà presentato a scaglioni nel corso dei prossimi mesi.
Il grande hub madrileno di Solo
Il nuovo spazio, che prende il nome di Solo CSV (dalla via in cui si trova, Cuesta de San Vincente, che dà sul parco del Palazzo Reale madrileno), è un ambizioso coacervo di attività diverse. Progettato dal famoso architetto Juan Herreros (che ha anche lavorato alla sede primaria), l’ambiente post-industriale si estende su oltre 4mila metri quadri e su più piani, e ospiterà una serie di ambienti comunicanti ma separati, come delle capsule. Il primo di questi è quello in apertura i primi di aprile, la Bowman Hal Art Gallery, che in questi mesi e anni sarà affiancata anche da un bookshop e un bar, uno spazio per le sperimentazioni sonore, un’area per ospitare le gallerie straniere, eventi e molto altro. Il tutto, in uno spazio tra il cyberpunk e l’hyperpop punteggiato di opere d’arte di medio e grande formato, piante, libri e piccoli coacervi di pezzi di design vintage. Si intravede, qua e là, la vecchia anima dell’enorme volume, che prima della chiusura era una vecchia fabbrica tipografica tra le più grandi di Spagna.

La mostra di William Mackinnon da Bowman Hal
A inaugurare la galleria d’arte contemporanea Bowman Hal – il nome un omaggio a Odissea nello Spazio, spiega la curatrice Mun-Jung Chang – è la mostra personale dell’artista australiano William Mackinnon Snakes and Ladders, che fa dall’omonimo gioco da tavolo una metafora della vita, tra rischiosi imprevisti e occasioni di risalita. Già affermato in patria, Mackinnon porta in mostra nove grandi tele realizzate con un meticoloso stile pittorico a collage, che contraggono spazi e tempi diversi, assottigliando le prospettive come in un romanzo: “Dipingere è un modo di pensare. E io penso a cosa si prova a essere nel mondo ”, spiega. Questi grandi paesaggi emotivi, realizzati anche grazie a materiali non convenzionali (dalla colla industriale al glitter), riflettono con una grande onestà, e un pungente afflato poetico, un periodo tumultuoso della sua vita – la fine del suo matrimonio e il conseguente distacco dalla casa di famiglia, l’abbandono da parte del suo art dealer londinese e una serie di operazioni mediche -, rappresentando il quale l’artista trae conforto. Il risultato è una mostra bella e struggente, che apre a un primo pubblico ristretto durante la grande fiera d’arte Arco. Nei prossimi mesi aprirà al grande pubblico, e sarà seguita da un’altra personale dell’artista sardo Siro Cugusi.









La grande mostra di Juan Barjola in Placa de la Independencia
Nato per unificare ed esporre la collezione privata dei collezionisti David Cantolla e Ana Gervas, il “progetto Solo” non rinuncia però alla sua prima casa – ora rinominata Solo Independencia, dal nome della piazza su cui si affaccia – ma la apre a nuovi progetti. Il primo di questi è una grande mostra che mette in dialogo le opere contemporanee della collezione, in costante espansione, con una selezionatissima raccolta di dipinti di Juan Barjola (Badajoz, 1919 – Madrid, 2004). Prolifico e talentuoso pittore del secondo Novecento spagnolo, Barjola è ancora poco noto ai suoi stessi conterranei, nonostante abbia un suo museo a Gijón e diverse sue opere siano incluse nelle principali collezioni del Paese, (Reina Sofia inclusa). Rimasto in disparte per via di un carattere poco facile, affiancato dal completo disinteresse per le operazioni commerciali, Barjola si prospetta ora sul ciglio di una riscoperta. Questa prima contaminazione della collezione (aperta con prenotazione infrasettimanale gratuita) con pezzi esterni, spiega la curatrice Rebekah Rhodes, ha prodotto un ritratto “apocrifo”: questo approccio, che dà il nome alla mostra, restituisce una visione di Barjola singolare, filtrata attraverso le opere e gli spazi di Solo. Non aspettatevi dunque le sue folli corride astratte, né i pezzi più politici, anche se comunque emerge una radicale critica della violenza scaturita dall’esperienza della guerra civile: tra bocche che ricordano Bacon, teste che ricordano Munch, mani che ricordano Picasso, tratti cartoon e influenze pop, Barjola si staglia qui come un autore del tutto indipendente e di primo piano, capace di sintetizzare molti volti del dramma umano attraverso un filtro di pura stranezza. E quindi attraverso cani autobiografici, baccanali e prostitute, tra cui non è difficile vedere, in trasparenza, le influenze iconografiche cristiane e spagnole, Goya in primis.
Giulia Giaume
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