Tre opere per riflettere sul rapporto tra uomo e natura alla Basilica Palladiana di Vicenza
Leonardo, Jacopo Bassano, Gianandrea Gazzola: sono i protagonisti di un progetto espositivo che concentra sul tema dell’acqua e delle forze naturali. Fa capolino anche Andrea Palladio, e non potrebbe essere altrimenti visto che la mostra è allestita nella “sua” Basilica

Il 18 ottobre 2024 i livelli del Bacchiglione si alzarono pericolosamente a causa di forti e persistenti piogge. Quel giorno il fiume che circonda Vicenza insieme al Retrone defluì verso l’Adriatico senza esondare, ma ogni qual volta le acque si fanno impetuose e lambiscono gli argini, un brivido di paura è inevitabile. Ormai, complice il cambiamento climatico, le alluvioni sono sempre più frequenti e oltrepassano quel carattere di eccezionalità che potevano avere cinque secoli fa, ad esempio ai tempi di Jacopo Bassano il quale, per la chiesa di Santa Maria degli Angeli di Feltre, dipinse la pala I santi Antonio e Crescenzio che intercedono presso la Vergine per le vittime dell’alluvione del fiume Colmeda. Era infatti il 27 giugno 1564 quando piogge torrenziali fecero esondare proprio il Colmeda, con conseguenti effetti catastrofici per la cittadina bellunese. L’artista immortalò sulla tela, in primo piano, il fiume in piena carico di detriti, alberi, masserizie, cadaveri e carcasse trascinati dalla corrente.
La pala di Jacopo Bassano a Vicenza
Il dipinto di Bassano è oggi esposto a Vicenza, dove instaura un dialogo con altre opere che parlano d’acqua e di forze naturali e che conducono idealmente i visitatori nel pieno di una battaglia “senz’armi ma senza tregua, impari ma che non prevede resa, fra tre artisti e la Natura”, spiega il curatore della mostra Guido Beltramini. Accanto alla pala di Feltre, a rimarcare l’impegno degli uomini nell’ammaestrare le condizioni ambientali, un volume illustra il funzionamento di una macchina idraulica progettata da Andrea Palladio, testimoniando peraltro l’avanzata gestione delle acque da parte della Repubblica di Venezia. E Beltramini non manca di sottolineare come nel dominio della Serenissima anche le ville disegnate dal celebre architetto avessero la funzione di rendere più fertile e salubre il territorio, anche mediante interventi sui fiumi. Strategie che potrebbero forse ispirare ancora oggi le amministrazioni pubbliche al fine di evitare, o limitare, qualche tragedia.










L’arte contemporanea di Gianandrea Gazzola
Il percorso espositivo tuttavia non comincia con il dipinto di Bassano, bensì con un’installazione contemporanea ideata da Gianandrea Gazzola (Verona, 1948), il quale ingaggia una “lotta gioiosa” – sono ancora parole del curatore – con il suono, l’aria e l’acqua: l’elemento liquido è contenuto in una grande vasca ed è mosso da lamelle che vibrano con intensità e frequenze governate dall’artista tramite un computer. Le onde che si generano dagli infrasuoni, che l’orecchio umano non può udire, si proiettano sugli schermi verticali, rivelandone il movimento e i contorni. Si tratta dell’esito “di una partitura che si offra alla vista, ma non all’udito”, scrive Beltramini, sottolineando che musica e architettura condividono rapporti armonici, e che lo stesso Palladio utilizzava tali rapporti per determinare le proporzioni degli spazi; lo fece anche per le logge della Basilica che ospita l’esposizione.

I disegni di Leonardo da Vinci
Il terzo capolavoro è uno e trino: si tratta di un nucleo disegni di Leonardo Da Vinci provenienti dal Codice Atlantico. In questi fogli il genio riflette sulle “potenze” e sui meccanismi più intimi e invisibili della natura, e così facendo la comprende e la sfida. I diagrammi scientifici di Leonardo, accompagnati da testi vergati come sempre da destra a sinistra, illustrano come cambia la nostra percezione del colore a seconda dell’ombra; come viaggia la luce e come reagisce quando incontra uno specchio concavo e infine come si trasmette la forza, in particolare mediante il lancio di palle da cannone, e quest’ultimo disegno è “bello come un acquarello di Paul Klee”, commenta il curatore, e noi concordiamo.
L’allestimento sostenibile della mostra “Tre capolavori a Vicenza”
Nel 2019 per le mostre della Basilica Palladiana è stato progettato un allestimento modulare formato da 14 pareti autoportanti in metallo nero, con meccanismi che ne consentono il facile spostamento e che recano all’interno i sistemi di condizionamento e di illuminazione. Quando non sono in uso, i pannelli si compattano in un grande parallelepipedo che staziona discretamente nel salone. Il sistema, estremamente flessibile, si adatta alle esigenze di ogni mostra e finora si è sempre rivelato più che adeguato: una soluzione virtuosa che permette di contenere i costi di allestimento sia quelli ambientali, aspetto non marginale soprattutto se si riflette sul tema dell’attuale esposizione.
Marta Santacatterina
Libri consigliati:
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati