Le questioni di genere riguardano tutte e tutti. E ogni città

Abbiamo intervistato le ricercatrici Florencia Andreola e Azzurra Muzzonigro, in prima linea per capire cosa fare se il 36% delle donne afferma di avere paura a uscire di casa la sera

Trascendendo il concetto di festa, la Giornata internazionale dei diritti delle donne costituisce un momento di riflessione su traguardi e obiettivi necessari per equilibrare il complesso rapporto tra la città e le questioni di genere. Nel panorama italiano, tra le realtà impegnate a scardinare le dinamiche sistemiche promuovendo una trasformazione sociale intersezionale e inclusiva – non solo in occasione dell’otto marzo – emerge il duo composto da Florencia Andreola e Azzurra Muzzonigro, fondatrici di Sex & the City, l’associazione da cui è nato nel dicembre 2021 il volume Milan Gender Atlas / Milano Atlante di genere edito da LetteraVentidue.

Intervista a Florencia Andreola e Azzurra Muzzonigro

Come nasce l’associazione Sex & the City?
Ci siamo conosciute alla fine del 2019 su un pullman che ci portava a vedere le architetture di Giancarlo de Carlo in un momento di transizione, dopo esserci dedicate al percorso accademico e progettuale, una fase di vita che stava terminando per entrambe. Ci siamo trovate condividendo una serie di dubbi, inquietudini e domande, e da lì abbiamo deciso di provare a fare qualcosa insieme, trovare una cornice in cui misurarci.

Ritratto di Florencia Andreola e Azzurra Muzzonigro © Donata Zanotti
Ritratto di Florencia Andreola e Azzurra Muzzonigro © Donata Zanotti

E poi?
Dopo i primi brainstorming abbiamo provato a sovrapporre dei percorsi fino a quel momento distinti, ossia il femminismo e l’attività professionale, chiedendoci: ma perché non ci possiamo dedicare, da urbaniste, a costruire le città più a misura di una serie di soggetti finora esclusi dalle decisioni sulla città, come donne e minoranze di genere? Così abbiamo vinto il bando Urban Factor dell’Urban Center del Comune di Milano con il progetto Sex & the City e ciò ha portato alla pubblicazione dell’Atlante che ha contribuito ad alimentare il dibattito nel panorama italiano. Riconosciuto nel dicembre 2024 dall’EIGE (European Institute for Gender Equality) tra le Best practices for Gender Mainstreaming, il volume costituisce il risultato di due anni di lavoro e pratiche partecipative sviluppate in stretta relazione con l’amministrazione milanese.

Cosa significa “Gender Mainstreaming”?
È una pratica strutturale, formalizzata nel 1995 con la Conferenza Mondiale sulle donne a Pechino: è un modello amministrativo e sociale che considera le questioni di genere come trasversali, attraversando tutti gli assessorati e i settori dell’amministrazione pubblica, la quale vaglia le politiche sulla base di indici che vengono decisi a priori e misurandone gli effetti a posteriori. Occorrono misure di revisione e monitoraggio delle politiche sulla base della loro potenzialità discriminatoria nei confronti delle tematiche di genere. La cosa importante del gender mainstreaming è che non sparisca con una giunta, ma diventi una trasformazione non politica, ma strutturale. È una trasformazione alla radice delle amministrazioni pubbliche, una scelta molto radicale; in Italia forse solo a Bologna si sta cercando di andare in quella direzione.

Alla base del progetto c’è inoltre l’idea di una ridefinizione dell’assetto urbano attraverso la creazione di un network attivo tra gli enti esistenti che sia reattivo alle esigenze del tessuto urbano. Cosa intendete?
È importante per noi porre l’attenzione sulla costruzione di alleanze: a partire dai dati, tenendo a mente che ci sono differenze negli usi che osserviamo, il tema è costruire ponti di dialogo con un atteggiamento non escludente né giudicante a prescindere. Non si tratta di relegare l’uomo a una posizione subalterna: non è quello l’obiettivo. Piuttosto vogliamo capire cosa poter fare se il 36% delle donne dice di avere paura ad uscire di casa la sera. Ci interessa allora che gli uomini interagiscano tra loro per capire cosa possono fare affinché non sia più così. Non è maschi contro femmine, ma costruire occasioni di dialogo tra le differenze.

Foto © Matteo Leani, Corteo 8 marzo 2023
Foto © Matteo Leani, Corteo 8 marzo 2023

Dall’evoluzione del dibattito pubblico sul tema, sono nate diverse esperienze, tra cui l’Atlante di Genere delle città di Parma e Bologna o ancora “Libere, non coraggiose”, il volume che approfondisce uno dei temi più lampanti delle mappature: l’insicurezza delle donne nello spazio pubblico.
Libere, non coraggiose è frutto dell’Atlante, nel senso che è uno dei temi che l’Atlante intercettava. Abbiamo sentito il bisogno di approfondire il tema della percezione dell’insicurezza, problematico per la sua trattazione mediatica, al fine di costruire una nuova narrazione che guardi obiettivamente al tema della percezione della paura. A Milano, dove il Comune ha finanziato il prosieguo del progetto, abbiamo scelto di sviluppare una ricerca che parte dalla letteratura anglosassone e spagnola dalla fine degli Anni Ottanta, per poi guardare cosa sta succedendo in città. Abbiamo fatto una ricognizione sul tema, in cui i dati non supportano sempre la paura, con l’obiettivo di a costruire le condizioni perché le donne tornino a tornare a usare la città, dato che dopo la pandemia non si è più tornati a viverla come prima.

Cover del libro Libere, non coraggiose
Cover del libro Libere, non coraggiose

Il denominatore comune delle pratiche promosse da Sex & the City sta proprio nella sua dimensione inclusiva e partecipativa.
Ci piacerebbe riuscire tanto trasformare la città, realizzare progetti concreti sullo spazio pubblico; ci interessa approfondire, misurare la temperatura del momento storico, comprendere le esperienze e le difficoltà che vivono quotidianamente le persone. Stiamo lavorando molto sui processi partecipativi, le camminate esplorative sono uno degli strumenti che utilizziamo per dare voce alle donne nei processi di trasformazione della città. Proprio come lo spazio pubblico, le questioni di genere riguardano tutte e tutti: in quanto utenti, individui, corpi che attraversano lo spazio urbano. Milan Gender Atlas costituisce uno strumento di sensibilizzazione e consapevolezza, con l’obiettivo di trasformare le attenzioni dell’otto marzo in un impegno quotidiano.

La duratura influenza del libro “Milan Gender Atlas / Milano Atlante di genere”
Il libro si rivolge a cittadini e operatori del settore proponendosi come strumento attivo di indagine e pianificazione urbana, generata da una sensibilizzazione diretta delle dinamiche di vita delle donne, nella sfera pubblica e domestica. Gli studi vengono presentati nelle sue pagine, attraverso un metodo partecipativo e sperimentale, riportando interviste, dati scientifici, mappature e grafici demografici: “la mappatura ambisce a restituire le declinazioni che la città propone rispetto alla vita delle donne. Indagandone gli usi, intercetta i servizi che a vario titolo rispondono a esigenze legate alla loro vita quotidiana: i luoghi per l’allattamento sicuro, i servizi igienici pubblici, gli ascensori in metropolitana, le aree gioco, gli asili nido, le piazze aperte”, raccontano ancora le ricercatrici.

Cover del Milan Gender Atlas / Milano Atlante di genere
Cover del Milan Gender Atlas / Milano Atlante di genere

Verso la 24esima Esposizione Internazionale di Triennale Milano
I metodi di relazione tra Sex & the City e l’ambiente urbano si rintracciano anche in una dimensione espositiva, nella quale emerge l’approccio progettuale delle due architette alle tematiche evidenziate dalla ricerca. Dopo la partecipazione alla mostra del 2023 Home Sweet Home, Sex and the City sta per tornare negli spazi di Triennale Milano prendendo parte alla XXIV Esposizione Internazionale, Inequalities. Il progetto ridarà vita all’installazione del 1978 di Mònica Mayer, dal titolo El Tendedero traducendosi nella sua versione milanese in una dimensione collettiva, un invito alla presa di parola femminile sulla città e le disuguaglianze da cui ancora oggi è attraversata.

Sophie Marie Piccoli

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Sophie Marie Piccoli

Sophie Marie Piccoli

Sophie Marie Piccoli è architetta. Laureatasi nel 2022 all’Accademia di Architettura di Mendrisio, ha lavorato durante il percorso universitario per gli studi MDP Paysagiste e IHA Architecte a Parigi. Nel 2019 fonda con altre studentesse il collettivo di ricerca sostenibile…

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