Gli scritti di Paolo Volponi sull’arte raccolti in un nuovo libro
La critica migliore è sempre, in qualche modo, anche grande letteratura. Un nuovo volume a cura di Luca Cesari raccoglie gli interventi dello scrittore Paolo Volponi sull’arte, offrendo un’inedita prospettiva su un autore che ha sempre intrecciato letteratura, immaginazione e passione artistica

Forse non tutte le eredità che il sorprendente e multiforme Novecento ci ha lasciato sono ancora emerse a piena luce. Da valorizzare sicuramente restano importanti sacche di testimonianze dirette che molti dei protagonisti nel campo della scrittura hanno lasciato su altrettanti innumerevoli interpreti nelle arti. Certamente di tutti questi materiali se ne percepisce l’esistenza ma per emergere in tutta la loro straordinarietà, consistenza e importanza hanno bisogno di un intenso e paziente lavoro di scavo e di raccolta. Nonché di studio. Il riferimento è a tutta quella letteratura che accompagna l’arte e gli artisti e che è fatta di pagine di saggio, di articoli di giornale nonché di scritti per cataloghi e riviste, e ancora di presentazioni in volume o su stampati come gli opuscoli che accompagnano le mostre. Un materiale effimero che rimanda a una letteratura che in simil contesto è da intendersi sia come un insieme di scritti raccolti intorno a un genere sia come espressione del talento di esprimersi con le parole anche se fuori dai generi che tradizionalmente le sono associati quali il romanzo o la poesia. Soprattutto se ci riferiamo a uno scrittore come nel caso a cui sono dedicate le pagine del libro che presentiamo. Una letteratura che Luca Cesari nel suo bel volume dedicato agli scritti sull’arte di Paolo Volponi (Urbino, 1924 – Ancona, 1994) ha definito “anfibia” per il suo stare allo stesso tempo dentro e fuori dal codificato mondo letterario; una letteratura che non è tale ma che allo stesso tempo non rinuncia all’acume letterario. Potremmo dire, e perché no, prendere anche come monito, che non esiste una buona critica che non si esprima in altrettanto buona letteratura.
Il libro che raccoglie gli scritti sull’arte di Paolo Volponi
Volponi. Scritti di critica 1956-1994 (Electa, 2024) raccoglie in miscellanea gli interventi di uno dei più imprevedibili e meno etichettabili scrittori della seconda parte del secolo scorso, che è stato nelle lettere, vale la pena rimarcarlo, uno tra i più fini interpreti della modernità, basti pensare a due dei suoi romanzi Memoriale(1962) e Mosche del capitale (1989). Volponi d’altra parte quale narratore e poeta ha sempre sviluppato “una potenza emorragica dell’immagine” (Cesari). Nelle sue pagine, infatti, spesso emergono, quasi interludi figurati, riferimenti al mondo dell’arte quando non lunghe descrizioni di quadri. Ma non è di questo che il libro tratta, quanto dell’esercitare da parte di Volponi una conoscenza e una passione. Il legame tra l’arte e Volponi è sempre stato stretto e non solo perché in un periodo della sua movimentata carriera lavorativa (dopo aver lasciato il ruolo di dirigente prima in Olivetti e poi in FIAT) è stato consulente per l’arte antica di una nota casa d’aste ma soprattutto perché l’arte ha colmato l’intera sua vita. Di arte amava circondarsi, amava soppesarla, averla tra le mani, guardarla per ogni verso, parlarne con gli amici fin da giovanissimo. La sua prima opera collezionata è una incisione di una natura morta di Morandi acquisita nel 1950, e questa sua bulimia a raccogliere, soprattutto tele del Seicento (a seguito di due donazioni della famiglia parte di questa sua collezione è oggi visibile presso la Galleria Nazionale delle Marche a Urbino) non si ferma nemmeno quando da una corsia di ospedale, nei primi Anni Novanta, come ricorda la figlia Caterina nel suo contributo al libro (altri di Maria Rosaria Valazzi ed Emanuele Zinato oltre al saggio approfondito di Cesari) conquista un grande quadro di Agostino Tassi partecipando a un’asta da un telefono a gettoni.

L’arte secondo Paolo Volponi
Di questa sua continua ricerca di fonti nuove, le stesse di cui è a caccia un rabdomante (Walter Benjamin), il libro dà ampia testimonianza. Nei suoi sparsi testi raramente Volponi non parla di Urbino, che dello scrittore è città natale (lo scorso anno è stato celebrato il centenario di cui questo libro è uno dei frutti) ma ancor di più città che imprime in lui una misura con la sua straordinaria storia di grande corte rinascimentale. Mentre i nomi più blasonati dell’arte nei suoi scritti ricorrono come contrappunti agli artisti a lui prossimi, come ad esempio gli amici Luigi Bartolini e Renato Bruscaglia, campioni della grafica. Il giudizio di Volponi non punta mai alla sola ricerca della qualità ma anche a quell’essere portatore da parte dell’artista di uno sguardo innovativo (nel senso che apporta una novità) sulla realtà. È nella rotta verso l’imitazione del reale che Volponi indirizza il suo interesse, sia in letteratura sia in arte; al figurativo e all’antico pare essere più votato. Ma raccontare di Masaccio (il libro ripropone il saggio del 1968 apparso sui Maestri dell’Arte Rizzoli), di Piero o di Barocci non è per lui un’esclusività, lo dimostrano gli acuti interventi selezionati da Cesari e dedicati a Pier Paolo Calzolari, Enzo Cucchi, Eliseo Mattiacci, Enrico Baj. Ma la sua amicizia nelle arti contemporanee era assai più vasta e riguardava anche Mario Schifano, Emilio Isgrò, Tano Festa e molti altri soprattutto di area marchigiana. Per Volponi l’arte non è mai intrattenimento, consumo, semplice investimento, per lui stare nell’arte è “una sicura occasione di conoscenza” e la sua salvaguardia, come appare in alcuni testi legati al patrimonio pubblicati sui quotidiani dal Corriere delle Sera ad Alfabeta, un impegno civile.
Paolo Volponi e la critica d’arte
Forse non è stato un critico “professionista”, nel senso appartenente alla stretta cerchia, ma credo che a lui si adattino queste parole di Albert Thibaudet seppur scritte per la letteratura: “il critico è uno che ama leggere e insegna agli altri ad amare quello che leggono”. Una lezione che ci arriva diretta da un libro che è una lettura di grande piacere e che ha i caratteri del libro confortevole quando si ha tra le mani. Un prodotto editoriale, talvolta bisogna elogiare anche la fisicità, da apprezzare per l’equilibrata e ricercata grafica elaborata dallo Studio Sonnoli, con la vernice rossa sul taglio e il nome stampigliato in grande sul piatto.
Marco Bazzin
Volponi. Scritti di critica 1956-1994 a cura di Luca Cesari
Electa, 2025
pag. 416, € 32,00
ISBN 9788892826397
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