Perché la disabitudine al pensiero critico deriva (anche) da opere monodimensionali

Tra le tante funzioni dell’opera d’arte c’è proprio quella di allenarci a considerare un argomento da più punti di vista. Una cultura con uno sguardo univoco genera disinformazione, una scarsa comprensione della realtà e mette in pericolo la democrazia

Sono una spia, un dormiente, un fantasma, un uomo con due facce. E un uomo con due menti diverse, anche se questo probabilmente non stupirà nessuno. Non sono un mutante incompreso, saltato fuori da un albo a fumetti o da un film dell’orrore, anche se c’è chi mi ha trattato come se lo fossi. Sono semplicemente in grado di considerare qualunque argomento da due punti di vista antitetici. A volte, per adularmi da solo, mi dico che si tratta di un talento vero e proprio, e benché non valga poi tanto, è anche l’unico talento che possiedo” (Viet Than Nguyen, Il simpatizzante, Neri Pozza 2024, p. 9).

L’arte scadente non dipende semplicemente dai tempi scadenti in cui viene fuori, ma contribuisce attivamente a sua volta a generare questi tempi mediocri, difettosi, e anche pericolosi.

L’arte nella cultura monodimensionale

Come funziona questo processo?
Se per anni e decenni un’intera civiltà si abitua a una cultura monodimensionale, semplificata e semplicistica, orientata massicciamente al consenso e al profitto; se questa cultura convince incredibilmente, passo dopo passo, i suoi produttori e i suoi fruitori che l’opera d’arte debba avere un unico e univoco significato, che questo significato vada spiegato chiaramente, in modo inequivocabile, e che sia addirittura indistinguibile dal ‘messaggio’; allora tornare indietro – o andare avanti – diventa difficilissimo, e quella civiltà si trova in guai seri.

La funzione di un’opera d’arte sul pensiero

Tra le tante funzioni dell’opera, infatti, c’è proprio quella di allenarci a considerare un argomento, qualsiasi argomento, da più punti di vista: questo vuol dire uscire totalmente dalla logica della contrapposizione, e riuscire di fatto a pensare anche come qualcuno con il quale non siamo assolutamente d’accordo. Ciò non vuol dire affatto relativizzare qualunque opinione, ma consiste nel sapersi identificare con l’altro senza rinunciare a quello che pensiamo e che crediamo, e nel liberarsi dalle costrizioni e dai condizionamenti che impediscono di vedere realmente un problema sotto differenti prospettive e angolazioni. La conoscenza è un prisma, non un cunicolo – e questo prisma non si compra, ma si costruisce gradualmente.

Che cos’è il letteralismo

Le riduzioni categoriche e le ipersemplificazioni non aiutano per niente questo processo; così come non lo aiuta il nuovo “letteralismo”, la convinzione cioè – assurda e devastante – che l’arte debba significare quella cosa, letteralmente, e non altro. Non soltanto così si perdono completamente, e forse irrimediabilmente, tutte le sfumature che insieme fanno il senso della realtà, ma chi non aderisce al “letteralismo” rischierà molto presto di essere visto con sospetto, e con rancore: di passare cioè nella migliore delle ipotesi per disertore, nella peggiore per traditore.
Le conseguenze di questa disabitudine, ormai di lungo corso, alla complessità e a ciò che una volta, non molto tempo fa, si chiamava pensiero critico sono sotto gli occhi di tutti. La disinformazione si alimenta dell’incapacità diffusa di distinguere, di operare connessioni. L’arte è necessariamente ambigua, proprio perché l’ambiguità è complessità: non si lascia irretire o incasellare, non è per forza una cosa o l’altra: alla dittatura dell’o-o contrappone la ragionevolezza, e il piacere, dell’e-e.
Queste, che possono sembrare in epoca di pace delle capacità superflue, tutto sommato inutili, in tempi un po’ più difficili e oscuri come quelli che si stanno inaugurando cominciano a rivelare la loro vera natura. Per esempio, coltivarle assiduamente avrebbe potuto e potrebbe ancora rendere giustamente inaccettabili cose che, invece, oggi sono accettate abbastanza tranquillamente, e in maniera diffusa.

Barack Obama e Julie Mehretu
Barack Obama e Julie Mehretu

Cultura, politica e democrazia

Un paio di esempi, che non si dica che su quella rivista di arte contemporanea si tengono discorsi fumosi e riflessioni astruse, che non c’entrano niente con la realtà di tutti i giorni. In tantissimi nel mondo se la prendono da settimane con le sparate di Trump & Co., con la rozzezza e la brutalità di certe affermazioni e azioni: ma è normale il silenzio assordante in merito di tutti, dico tutti, gli ex-presidenti degli Stati Uniti, da Biden e Obama in giù? No, non è normale. Non è una cosa sana, ed è invece parecchio strana – qualunque giustificazione tattica possa essere addotta (del tipo, già letto e sentito: “ah, ma vedrete che appena quello scende nei sondaggi Barack interverrà…”, ma che ragionamento è?).
Il secondo esempio ci riguarda da vicino, spazialmente e temporalmente, così non si dice che qui ce la prendiamo solo con gli americani. Qualche giorno fa, Ursula Von der Leyen ha annunciato in pompa magna il piano Rearm Europe con i famosi 800 miliardi per l’acquisto di armamenti (miliardi che non arriveranno da Marte o da qualche benefattore, ma che devono mettere i singoli Paesi dell’Europa stessa, rinunciando evidentemente a qualche altra spesa) – e nel giro di qualche giorno dopo l’annuncio, annullando qualunque discussione e intervento del parlamento, sfruttando una specifica procedura d’emergenza, il Piano è passato direttamente all’approvazione del Consiglio europeo. È normale? No che non è normale.

L’importanza del pensiero critico nella comprensione della realtà

Un piano di tale ampiezza e con tali conseguenze per il presente e il futuro dell’Unione Europea, cioè della comunità di cittadini che abitano e animano un continente intero, non può semplicemente passare senza un’ampia e attenta riflessione, sulla base di supposte ‘minacce esistenziali’ (l’emergenza) spuntate fuori praticamente da un giorno all’altro. E ancora più preoccupante dell’atto in sé, è il fatto che questo atto non abbia poi sollevato chissà quali proteste: è inutile accusare gli altri di mancanza di democrazia, se la sottrazione della democrazia e l’abolizione delle procedure democratiche ce le abbiamo in casa. Ma, se ci pensiamo, anche di questo torpore collettivo bisogna ringraziare l’arte scadente, che ne è la causa principale.

Christian Caliandro

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Christian Caliandro

Christian Caliandro

Christian Caliandro (1979), storico dell’arte contemporanea, studioso di storia culturale ed esperto di politiche culturali, insegna storia dell’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. È membro del comitato scientifico di Symbola Fondazione per le Qualità italiane. Ha pubblicato “La…

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