La mostra di Luigi Serafini (e del suo Codex) nel Labirinto della Masone che festeggia 10 anni

Allo scoccare dei suoi primi dieci anni di attività, il labirinto più grande del mondo torna alle origini celebrando la meticolosa e delirante eredità di un artista, Luigi Serafini, scoperto da Franco Maria Ricci negli Anni Ottanta

Era il 1981 quando l’editore Franco Maria Ricci decise di pubblicare per la prima volta un libro misterioso, uno spesso codice illustrato (con oltre mille disegni) che si presentava come un’enciclopedia scritta in una lingua indecifrabile. Un’opera surreale, asemica e arbitraria, che catturò subito l’interesse dei lettori – anche di grandi nomi della cultura italiana e internazionale, da Italo Calvino a Tim Burton, da Achille Bonito Oliva a Federico Fellini – e diventò un libro di culto: parliamo del Codex Seraphinianus, opera dell’artista italiano Luigi Serafini (1949) realizzata tra il 1976 e il 1978. È questo artista dalla creatività unica il protagonista della nuova mostra al Labirinto della Masone di Fontanellato (vicino Parma), Luigi Serafini: Da Serafini a Luigi. L’uovo, lo scheletro, l’arcobaleno.

Luigi Serafini, Uovo, resina, 2007, Crediti: Studio Tettamanzi
Luigi Serafini, Uovo, resina, 2007, Crediti: Studio Tettamanzi

Franco Maria Ricci, Luigi Serafini e il Labirinto della Masone

L’attenzione dedicata dal Labirinto della Masone alla produzione di Serafini è un “ritorno alle origini”, vista la comune paternità del primo e diffusione del secondo a opera di Franco Maria Ricci. Una celebrazione che cade, non a caso, in concomitanza con il decimo anno dalla nascita del Labirinto stesso, aperto nel 2015 e ancora oggi il labirinto più grande del mondo. Qui la Fondazione Franco Maria Ricci ha ideato insieme all’artista un percorso originale e un allestimento site specific che accompagnano i visitatori alla scoperta di un’opera unica, e delle sue ispirazioni nel reale.

La mostra di Luigi Serafini

Aperta dal 29 marzo al 13 luglio, Da Serafini a Luigi. L’uovo, lo scheletro, l’arcobaleno ripercorre la carriera dell’artista seguendo l’unica cronologia mai accettata dallo stesso: la tripartizione tra epoca pre-Codex, epoca Codex ed epoca post-Codex. La sezione che si concentra sulla “preistoria” serafiniana gemma dalla sua prima opera, che raffigura la casa di famiglia a Pedaso, nelle Marche, e che ha segnato profondamente il suo immaginario estetico e poetico. Seguono opere e testimonianze inedite, ignote anche ai grandi appassionati dell’artista, comprese le documentazioni degli studi di architettura e di un importante viaggio in America.

Si arriva quindi all’epoca Codex, indubbiamente l’opera più rappresentativa di Serafini, che descrive un mondo inesistente in una lingua inesistente in una sequenza di tavole meticolosa e delirante, reinterpretando il sapere occidentale. A quest’opera è dedicato ampio spazio con un percorso immersivo (ideato da Maddalena Casalis in collaborazione con Serafini stesso) all’interno delle tavole, accostate a sculture che ne portano le visioni nel mondo. Si comprende così quell’Altro Universo descritto da Calvino nel primo numero della rivista FMR: “Direi che le immagini che più scatenano il raptus visionario di Serafini sono tre: lo scheletro, l’uovo, l’arcobaleno”. Infine, nell’epoca post-Codex rientrano tutte le opere realizzate da allora fino ai giorni nostri, con sculture, dipinti e fotografie.

Codex Seraphinianus, Vol. I, Franco Maria Ricci, Milano 1981
Codex Seraphinianus, Vol. I, Franco Maria Ricci, Milano 1981

L’esperienza della Domus Seraphiniana

In questo folle viaggio si potrà anche conoscere la casa romana dell’artista, la Domus Seraphiniana. La residenza-atelier di Serafini (non distante dal Pantheon) è uno spazio onirico, punteggiato di dipinti murali, sculture e mobilio dai colori accesi ed eterogenei, che creano un mondo ibrido e multiforme. Questo spazio, a sua volta unico e labirintico, è finito sotto i riflettori perché con l’aumento vertiginoso degli affitti (imposti dal 2021 dal Sovrano Ordine Militare di Malta, proprietario dell’immobile) è a rischio scomparsa. Celebrata da una mostra al MACRO la scorsa estate (Luigi Serafini. Una casa ontologica, curata da Luca Lo Pinto) e protetta per ora da un’ordinanza di sospensione dello sfratto, la Domus Seraphiniana resta in bilico, una porta per l’immaginazione, che si spera rimanga, per molti anni a venire, assai reale e tangibile.

Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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