Alla Biennale Architettura 2025 l’Italia avrà un padiglione sull’intelligenza del mare e delle nostre coste
Sono al vaglio del team curatoriale, guidato dall’architetta Guendalina Salimei, le 600 candidature arrivate alla call lanciata a gennaio per contribuire al prossimo Padiglione Italia. In apertura tra meno di due mesi, sarà una “wunderkammer” focalizzata sul ripensamento del rapporto tra terra e mare

Proprio nel giorno dell’ennesima allerta meteo in Toscana ed Emilia Romagna, per rischio idrogeologico e piogge intense, l’architetta Guendalina Salimei, curatrice del Padiglione Italia alla Biennale Architettura 2025, ha presentato il progetto espositivo TERRÆ AQUÆ. L’Italia e l’intelligenza del mare. Debutterà il 10 maggio alla 19. Mostra Internazionale di Architettura (per restare aperto fino al 23 novembre 2025) e prenderà in esame un tema potenzialmente sconfinato per l’Italia, poiché vasto e stratificato (talvolta perfino dolente) è il rapporto tra l’acqua, in primis quella del Mediterraneo, e la terraferma della penisola.
Ecco come sarà il Padiglione Italia alla Biennale Architettura 2025
Ancora pochi i dettagli resi noti per iniziare a maturare un’opinione del padiglione: nessuna informazione specifica in merito alle partecipazioni, alla struttura del percorso espositivo o al numero dei progetti complessivamente esposti. Sappiamo, fin qui, che saranno accolti “gli elaborati di singoli e gruppi, sia affermati sia emergenti, innescando un confronto intergenerazionale, interculturale e senza distinzioni di genere”. In una conferenza stampa priva di domande da parte della stampa, un dato da cui partire lo fornisce la stessa Salimei, fissando a quota 600 il numero delle proposte pervenute in seguito alla call for visions and projects lanciata lo scorso 24 gennaio. Una risposta che sembra aver generato un certo entusiasmo nel team curatoriale, anche per l’inaspettato interesse espresso da parte di scuole e amministrazioni, ma che parallelamente sta comportando un lavoro di valutazione e selezione ancora in corso (cui darà risalto anche il catalogo, a sua volta concepito come “un portolano di navigazione”).
Mare, terra, rigenerazione di coste nel Padiglione Italia alla Biennale Architettura 2025
In ogni caso il focus del padiglione nazionale si iscrive “perfettamente nel tema della Biennale 2025,“Intelligens. Natural. Artificial. Collective” ha spiegato nella sua introduzione Angelo Piero Cappello, Commissario del Padiglione Italia e Direttore Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. E, se mai fosse stato necessario, arriva drammaticamente la cronaca di queste ore a ricordarci quanto il rapporto tra acqua e terra rappresenti “un’urgenza imprescindibile, capace di interrogare non solo l’architettura, ma anche i paradigmi sociali, economici e ambientali su cui poggia il nostro vivere collettivo. L’acqua, elemento fondante del paesaggio italiano, rappresenta non solo una risorsa naturale, ma anche una soglia simbolica e fisica tra mondi” ha affermato ancora Cappello. Siamo “terra in mezzo al mare” gli ha fatto eco il Presidente della Biennale di Venezia Pietrangelo Buttafuoco, che chiamando in causa “il genio e l’ingegno” ha ricordato come dalla loro applicazione proprio la città della più longeva Biennale, Venezia appunto, si stia salvando dagli allagamenti. E così, mentre alcune aree della penisola restano con il fiato sospeso e le orecchie ben tese al richiamo delle eventuali sirene che invitano a mettersi al riparo, Salimei ha ricordato la sua lunga stagione veneziana: a scandirla, proprio quei sinistri richiami sonori. Oggi, ad anni di distanza da allora, nel ruolo che nessuna architetta italiana ha fin qui ricoperto in formazione individuale, la docente della Sapienza Università di Roma e fondatrice di Tstudio (con sede a Roma) incoraggia verso un ribaltamento della consueta prospettiva di osservazione del Paese.
“Una macchina dell’esporre” come allestimento del Padiglione Italia
“Spesso negate, abbrutite e abusate, le nostre coste sono in realtà luogo di incontro tra ecosistemi, culture, attività e religioni diverse, in cui l’azione umana sa e deve esprimersi anche con poesia e rispetto” sostiene Salimei, che alla base del suo progetto ha scelto di collocare l’idea di “guardare l’Italia dal mare, dagli oltre 8300 km della sua costa”. Lungo, lunghissimo l’elenco delle tematiche meritevoli di essere analizzate, che include il “ripensare le cesure, determinate da aree portuali, strade litoranee, insediamenti turistici e strutture abusive che interrompono la continuità sia tra città e mare sia tra ecosistemi naturali; reinterpretare i dispositivi di soglia, elementi di transizione tra terra e mare come dighe, moli, frangiflutti e barriere costiere, fari, piattaforme artificiali; riscrivere i waterfront come processo di rigenerazione urbana che può trasformare le aree costiere, urbane e non, in luoghi vivibili, accessibili e sostenibili; ripensare le infrastrutture ricettive e portuali per adattarsi ai cambiamenti climatici riducendo il rischio di dissesti idrogeologici e l’impatto sull’ecosistema naturale; riconvertire l’archeologia industriale, portuale e produttiva, abbandonata lungo le coste”. Una dichiarazione d’intenti da parte della curatrice, che non a caso sottolinea come il progetto espositivo sarà affiancato da un programma pubblico – Un mare dell’intelligenza. Dialoghi – con seminari, conferenze, laboratori, workshop, per incentivare il dibattito e rafforzare la consapevolezza sul tema. Appuntamento dunque tra meno di due mesi per un giudizio su contenuti e allestimento (una “macchina dell’esporre, una wunderkammer” nelle parole di Salimei), a Venezia. Il luogo, come lo ha definito il Ministro Giuli, della “massima espressione di sapienza e bellezza”, in cui il mare “ha trovato la propria sintesi.”
Valentina Silvestrini
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