Alla scoperta del centro di restauro nascosto nella Reggia di Venaria che compie 20 anni

Un viaggio tra sculture lignee orientali, sarcofagi, poltrone di design, grandi pale d’altare, ascensori di inizio Novecento. Tra i tre poli italiani d’eccellenza del restauro, riferimento internazionale per la diagnostica applicata alla conservazione dell’arte, il CCR La Venaria Reale è un mondo inaspettato

Chi arriva oggi a Venaria, alle porte di Torino, per visitare la maestosa Reggia costruita nella seconda metà del Seicento su impulso del duca Carlo Emanuele II di Savoia (e poi ampliata dall’architetto di corte Filippo Juvarra), a stento riesce a immaginare le condizioni di abbandono in cui il complesso versava fino alla metà degli Anni Novanta. Oggi, dopo i lavori conclusi nel 2007 grazie a quello che è definito uno dei cantieri di restauro più ambiziosi della storia europea, la Reggia di Venaria è uno dei siti culturali più visitati d’Italia, e anche l’abitato che la circonda, ugualmente soggetto al degrado che accomuna molti centri degli hinterland di grandi città, sta vivendo una fase di rinascita – in primis economica e occupazionale – propiziata dal processo di rigenerazione urbana della corona periurbana di Torino, finanziato con i fondi del PNRR (a Venaria, Piuarch realizzerà negli spazi di un’ex caserma un moderno Hub della Cultura).

Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale
Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale

La storia del Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale

E anche gli spazi più nascosti della Reggia testimoniano questo fermento. Il 21 marzo del 2005 inaugurava nelle ex scuderie e maneggi del complesso – progettate nel Settecento da Benedetto Alfieri e restaurate dalla Studio Derossi (1998-2004) nel rispetto filologico degli spazi storici – il Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, oggi tra i tre principali poli di restauro in Italia (con l’ICR di Roma e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze) e punto di riferimento nel panorama internazionale della cultura. Giunto al traguardo dei vent’anni, il Centro può dirsi una scommessa vinta proprio per la capacità di proporsi come polo di lavoro altamente specializzato, e al contempo di formazione e ricerca, con una spiccata propensione a interpretare il restauro nel senso più moderno del termine, cioè come il frutto di un dialogo interdisciplinare tra discipline scientifiche e umanistiche.
Amministrato da una Fondazione partecipata (da Ministero della Cultura, Regione Piemonte, Città di Torino, Città Metropolitana di Torino, Città di Venaria, Università di Torino, Compagnia di San Paolo e Fondazione Crt), che è ente di diritto privato ma anche soggetto pubblico, il Centro rivela, oltre ai nove laboratori di restauro specializzati nel trattamento di materiali diversi, laboratori scientifici all’avanguardia e una Scuola di Alta Formazione accreditata come Corso di Laurea Magistrale in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali dell’Università di Torino. E dunque non è difficile vedere gli studenti all’opera in affiancamento a chi lavora nel Centro (un team di circa 70 dipendenti, al 75% donne): 25 di loro, ogni anno, intraprendono il percorso che li porterà all’abilitazione dove cinque anni di studio e lavoro intenso su uno specifico materiale, con altissima probabilità di trovare uno sbocco professionale (a due anni dal termine del ciclo, il 94% dei laureati di Venaria ha un lavoro stabile, e molti restano proprio nel Centro).

Il lavoro dei restauratori al CCR della Venaria Reale

Ma il CCR non è un luogo vivo (e vivace) solo per la presenza degli studenti. Chi ha la fortuna di aggirarsi tra i laboratori percepisce l’operosità incessante delle spaziose fucine allineate, una dopo l’altra, nell’ala degli ex maneggi. Si lavora su dipinti su tela e su tavola, sculture lignee, metalli, ceramica e vetro, dipinti murali e materiali lapidei, arredi lignei, carta e fotografia, tessuti e arazzi, arte contemporanea (facendo, in questo caso, giurisprudenza sulla disciplina, a confronto con problematiche e materiali inediti). Con una peculiare specializzazione sulle arti decorative, anche in connessione con il sistema delle residenze sabaude, e una sinergia speciale con il circuito dei musei torinesi, ma non solo. Al CCR sono stata restaurate, per esempio, la Cappella rupestre di Ellesiya, il più antico tempio rupestre della Nubia, e le serigrafie Marilyn Monroe di Andy Warhol, ma anche le mummie egizie (con i loro sarcofagi) del Museo Egizio di Torino e il Gabinetto cinese di Palazzo Graneri, così come una Fiat 500 dipinta da Antonio Carena, carrozze regali, il Bucintoro dei Savoia, il mobilio antico del Quirinale, le sculture lignee di Buddha del MAO di Torino, oggetti di design della collezione ADI. Per il contemporaneo, lavori, tra gli altri, di Carla Accardi, Alberto Burri, Pino Pascali, Carol Rama, Mario Schifano, Cy Twombly, Anselm Kiefer. E si prosegue intervento dopo intervento, tra un ascensore ligneo di inizio Novecento in arrivo da Stupinigi, una poltrona Gufram in poliuretano espanso (l’iconica Torneraj), un’Ultima Cena dipinta su tela dal convento di Santa Maria delle Grazie di Varallo. Prima, però, tutte le opere e i manufatti in arrivo presso il Centro scontano 21 giorni di “quarantena” in camera anossica, fondamentale per evitare qualsivoglia contaminazione batterica.

Nei laboratori di restauro del CCR La Venaria Reale
Nei laboratori di restauro del CCR La Venaria Reale

I laboratori scientifici del CCR e la TAC unica in Italia

L’altra faccia della medaglia, vero fiore all’occhiello del polo di Venaria, è il nucleo dei laboratori scientifici, gestito da un team di 14 persone sotto la direzione di Federica Pozzi, chimica italiana di ritorno dopo più di dieci anni al lavoro tra MET di New York e Art Institute di Chicago: “Un po’ come accade in ambito medico, tutti i manufatti che arrivano al Centro vengono sottoposti, prima degli interventi di restauro, a un piano  diagnostico” spiega Pozzi “ossia a una serie di indagini scientifiche che si avvalgono di strumentazione all’avanguardia, basata sull’utilizzo di luce infrarossa, ultravioletta, laser e raggi X, per studiare i materiali e le tecniche degli artisti, per comprendere come un’opera è stata creata, ricostruirne la storia e  valutarne lo stato di conservazione”. E il Centro dispone, allo scopo, di un apparato radio-tomografico unico in Italia che permette di effettuare radiografie digitali e tomografie computerizzate su manufatti di grandi dimensioni (fino a 2 metri di altezza per le TAC). Mentre nei prossimi due anni si prevede un ulteriore ampliamento del settore scientifico, che traslocherà nell’edificio antistante dell’ex galoppatoio, messo a disposizione dalla Regione, con l’ingresso di nuovi macchinari.

Un Buddha ligneo del Museo di Arte Orientale di Torino sottoposto alla TAC del CCR
Un Buddha ligneo del Museo di Arte Orientale di Torino sottoposto alla TAC del CCR

Il restauro come processo di conoscenza

Del resto, la nascita del CCR ha coinciso con la ridefinizione del profilo del restauratore – al centro di un sistema di competenze complesso – indicata nel Codice dei Beni Culturali del 2004, che svincolava definitivamente il restauro dalla sola pratica artigianale, per farne una disciplina universitaria. E di pari passo con una comprensione sempre più approfondita del ruolo del restauro nel processo di conservazione e tutela del patrimonio culturale, non solo come intervento riparatorio in extremis, ma soprattutto come attività di manutenzione preventiva e programmata, cui il Centro si preoccupa di provvedere, per esempio, presso la Reggia di Venaria e la Palazzina di Caccia di Stupinigi, con una squadra impegnata sul posto una volta alla settimana. “È necessario superare la banalizzazione del restauro come mero ritorno allo splendore” sottolinea la Segretaria Generale del CCR, Sara AbramLo splendore è una categoria estetica, mentre il restauro è un processo di conoscenza. Salvaguardare non è limitarsi al ripristino dell’integrità estetica, talvolta neppure possibile: ogni restauro è una scelta critica che diventa bacino di informazioni per la storia dell’arte. Ma dobbiamo anche lavorare per evitare che sia necessario, perché un restauro è sempre oneroso per l’opera, le incognite sono molteplici. Da questo discende l’importanza della manutenzione programmata”.
In quest’ottica, il CCR eroga supporto per enti, musei italiani e internazionali (anche formando personale all’estero, come, di recente, un team di funzionari museali di AlUla, in Arabia Saudita), e presta assistenza presso terzi per l’accesso ai fondi destinati al restauro tramite bandi europei o Art Bonus.

Gli eventi per i 20 anni del CCR, tra convegni e aperture straordinarie al pubblicoA chiudere il cerchio c’è la sezione che documenta la storia e l’impegno del Centro: la Biblioteca specialistica che raccoglie 40mila volumi, accessibile al pubblico, e gli archivi – di recente oggetto di un processo di digitalizzazione, confluito in un più ampio progetto di accessibilità dei contenuti e degli spazi – tra cui il prezioso Archivio fotografico intitolato a Pinin Brambilla Barcilon – passata alla storia per il restauro del Cenacolo di Leonardo – che è stata prima direttrice del CCR, tra il 2005 e il 2012. A lei, scomparsa nel 2020, sarà dedicato il Convegno internazionale in programma a dicembre 2025, in occasione del centenario della sua nascita.
Solo una degli eventi organizzati nel corso dell’anno per celebrare il compleanno dei vent’anni del CCR.
A partire dalla settimana di festeggiamenti in programma dal 17 al 23 marzo, tra conferenze e aperture straordinarie. L’iniziativa sarà innanzitutto occasione per un confronto sul futuro della conservazione e sul ruolo dei professionisti del settore, alla presenza di esperti in arrivo da tutto il mondo. La rassegna Conservazione, ricerca e innovazione coinvolgerà, quindi, tanto gli addetti ai lavori che un pubblico più ampio: martedì 18 marzo alle ore 18.30 e giovedì 20 marzo alle ore 18 si terranno due incontri aperti al pubblico dedicati a due grandi cantieri esemplari, il restauro di Notre-Dame di Parigi dopo l’incendio del 2019 e la Ronda di Notte di Rembrandt. Il 21 marzo, invece, si terrà una tavola rotonda con i soci Fondatori del CCR, diffusa anche in streaming. Mentre sabato e domenica 22 e 23 marzo il CCR sarà aperto ai visitatori per una visita ai laboratori, accompagnati dagli storici dell’arte, restauratori e scienziati del Centro, in concomitanza con la festa dedicata ai ciliegi in fiore di Venaria. Normalmente la visita al Centro è ammessa solo un sabato al mese, con accessibilità a un solo laboratorio di restauro, a rotazione, mentre dallo scorso settembre i visitatori della Reggia possono scoprire le attività del CCR nello spazio ribattezzato Ristoro della Arti, affacciato sul Cortile della Carrozze.
A maggio le celebrazioni proseguiranno con la partecipazione al Salone Internazionale del Libro di Torino (15-19 maggio 2025) attraverso incontri diffusi. Mentre a fine giugno avrà luogo lo Young Professionals Forum, per i giovani che potranno presentare le proprie ricerche sul restauro, confrontandosi con professionisti già affermati.

Livia Montagnoli

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