Preserving the Brain. Fondazione Prada continua l’esplorazione del cervello
Chiara Costa, Head of Programs di Fondazione Prada, racconta in un’intervista la mission del progetto “Human Brains”, promossa dalla Fondazione nel solco di un interesse decennale per le sfide sul contemporaneo

Esplorare il cervello da una prospettiva filosofica e scientifica. La missione del progetto Human Brains, promossa da Fondazione Prada nel solco di un interesse decennale per le sfide sul contemporaneo, ha al suo centro “un’attitudine che si basa sul tentativo, più che sull’obiettivo certo”, ci racconta Chiara Costa, Head of Programs di Fondazione Prada. Le abbiamo chiesto del successo di questo format umanistico-scientifico e dell’ultimo capitolo di questa serie di iniziative, Preserving the Brain: A Call to Action, dedicato alla prevenzione delle malattie neurodegenerative in un più ampio quadro rivolto ad aumentare la consapevolezza del nostro contesto.
Intervista a Chiara Costa, Head of Programs di Fondazione Prada
In questi anni di attività di sensibilizzazione e di programmazione che cambiamenti avete potuto osservare nella percezione di questi temi da parte del pubblico?
L’originalità del progetto Human Brains, su cui abbiamo iniziato il dialogo insieme alla nostra presidente e direttrice Miuccia Prada e gli esperti nel 2018, sta nel fatto che l’approccio fin dall’inizio è stato sia scientifico sia filosofico. L’approccio filosofico ha caratterizzato soprattutto l’avviamento del progetto, volendo indagare l’origine del pensiero e della coscienza. Da qui è stato approfondito il funzionamento del cervello fino ad arrivare al tema del suo decadimento naturale e patologico. Quando abbiamo iniziato a parlare di questo progetto con il professor Giancarlo Comi, con nostro grande dispiacere venuto a mancare lo scorso novembre, abbiamo condiviso la sua proposta di avviare i lavori creando un network di centri internazionali. All’inizio non è stato facile veicolare sia alla comunità scientifica sia a quella culturale un taglio così innovativo, ma quella difficoltà si è presto rivelata un’opportunità. Dopo cinque anni dall’avvio ufficiale delle iniziative tra Milano, Venezia e Shanghai possiamo dire che l’interesse e il riconoscimento in ambito scientifico sono tangibili. Il progetto in corso, il cui programma di incontri con il pubblico prosegue fino a marzo 2025, è partito dalla comunità scientifica per arrivare al pubblico generico. Per quanto quello scelto per questa seconda edizione sia un tema complesso e inedito per un’istituzione culturale, il pubblico si sente coinvolto perché, a diversi livelli, ciascuno di noi ha un’esperienza più o meno diretta con patologie come Alzheimer o Parkinson.
Nell’ottica del dialogo tra cultura umanistica e scientifica, si può dire che Fondazione Prada abbia davvero alzato l’asticella: come si realizza un’esposizione rigorosamente scientifica senza diventare difficile o di nicchia?
Innanzitutto, ci ha aiutati molto la scelta di un tema centrale, quello della prevenzione, che ha forti legami con il quotidiano di tutti noi. L’idea è nata nel 2023 lavorando alla mostra nella sede veneziana Everybody Talks About the Weather sul tema del clima e della sua relazione storica con la cultura: ci siamo resi conto che il climate change ha un impatto enorme sulla salute, e abbiamo deciso di concentrarci sull’aumentare la consapevolezza del contesto in cui viviamo. Il formato espositivo, se affrontato con un approccio molto aperto alla sperimentazione, può essere in grado di parlare chiaramente alla gente: nella mostra a Venezia durante la Biennale Arte del 2022, che raccontava la storia di come il cervello è stato studiato nella storia, l’arte era al servizio del racconto scientifico, quindi l’oggetto testimoniava l’evoluzione di un pensiero. Dopo questa prima sfida espositiva abbiamo deciso di aggiungere alla mostra del 2024 anche un livello ulteriore di dialogo, puntando sulla mediazione con giovani ricercatori, che fanno circa 30 visite gratuite nei giorni degli incontri tematici.






Il vostro forum è diventato un appuntamento ricorrente, che contribuisce a mettere in contatto i centri di ricerca tra loro e con una comunità più ampia ed eterogenea. Quali sono le aree in cui avete osservato di avere un maggiore impatto all’interno della comunità scientifica? E presso il pubblico?
La comunità scientifica ha apprezzato, fin dal 2022, la creazione di una infrastruttura culturale dedicata al mondo scientifico, tanto da chiederci di reiterare l’esperienza. Sono stati loro il nostro primo pubblico, ma naturalmente la Fondazione ne ha uno ampio ed eterogeneo. A questo si aggiungono le persone che hanno esperienza diretta delle patologie neurodegenerative: qui la parola chiave è coinvolgimento soprattutto grazie alla partecipazione di associazioni chiave sul territorio nazionale, diventate di fatto dei collaboratori del progetto, come AIMA Associazione Italiana Malattia di Alzheimer, AISM Associazione Italiana Sclerosi Multipla, AISLA – Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica e AriSLA – Fondazione Italiana di ricerca per la Sclerosi Laterale Amiotrofica, Confederazione Parkinson Italia e Fondazione LIRH Lega Italiana Ricerca Huntington.
Avete trattato l’importanza della prevenzione e del trattamento precoce delle malattie neurodegenerative, purtroppo poco nota. Quali sono i comportamenti raccomandati emersi?
Rispetto ad altri tipi di prevenzione (es. oncologica, virus…) quella sulle patologie neurodegenerative non è molto nota al grande pubblico, nonostante la diffusione di queste malattie. Si pensa che riguardino la fase avanzata dell’età – non del tutto vero -, e che si manifestino solo per casuale “fatalità” o predisposizione genetica: in realtà lo stile di vista assunto già da giovanissimi ha incidenza sul rischio. Se la prevenzione secondaria si basa principalmente sull’utilizzo di test e marcatori per la diagnosi precoce, prima che i sintomi si manifestino, quella primaria (rivolta ai soggetti sani) abbraccia diversi campi del quotidiano, come la dieta, lo sport, la qualità del sonno, l’inquinamento dell’ambiente in cui si vive. Ma soprattutto, e questo è fondamentale per una istituzione culturale come un museo, il cosiddetto social enrichment, e lo stimolo culturale che in una realtà come la nostra è interessante analizzare.
Durante il convegno che ha lanciato l’esposizione si è discusso il ruolo dell’Intelligenza Artificiale nella prevenzione e nel miglioramento del decorso di queste malattie. Che considerazioni sono emerse?
L’utilizzo di nuove tecnologie e dell’Intelligenza Artificiale è tra i temi che hanno destato maggiore interesse. Spesso è più facile che si parli di queste tecnologie e dei relativi pericoli che comportano, tema che abbiamo approfondito nella mostra Calculating Empires che analizzava, da un punto di vista storico, la relazione tra potere e tecnologie. In questo caso abbiamo invece parlato delle opportunità fornite dall’IA, che elabora moltissimi dati e informazioni – dalla genetica agli stili di vita, dai biomarcatori alle terapie in corso – e permette di prevedere il rischio o monitorare il decorso della malattia. Per non parlare del neuroimaging, che negli ultimi 50 anni ha avuto uno sviluppo esponenziale.
Accanto alla mostra, aperta alla galleria Nord a Milano, è stato inaugurato un ciclo di incontri che indaga i confini tra forme e linguaggi del contemporaneo: che comunità avete coinvolto?
I principali collaboratori sono proprio le associazioni che ho citato, ma anche il ruolo di Z.E.A. – Zone di Esplorazione Artistica, gruppo di ricerca critica e progetto sperimentale che indaga i confini tra arte, design, architettura e le altre forme e linguaggi del contemporaneo, lavorando in particolare sulle fragilità, sostenendo l’accessibilità museale, l’inclusione sociale e la mediazione artistica, è stato fondamentale. Uno degli elementi più stimolanti di questi incontri è che si confrontano sul palco medici, esperti di comunicazione e cultura, persone con malattia: ognuno porta la sua esperienza, e ha uno spazio di ascolto di qualità. La stessa diversità si trova nel pubblico: del ciclo di incontri, cinque giornate sono dedicate alle singole patologie più diffuse, e tre sono a carattere trasversale e toccano temi condivisi legati al quotidiano e alla relazione con l’architettura e l’abitare inclusivo, il lessico e le arti visive, come l’ultimo incontro del 31 marzo 2025 Dialogare con l’arte. Esperienza estetica, socialità e riserva cognitiva organizzato in dialogo con il palinsesto talks among friends di miart.
In che modo queste esperienze stanno cambiando il modo in cui si pensa all’accessibilità museale, all’inclusione sociale e alla mediazione artistica?
L’accessibilità museale è un tema enorme e un processo di apprendimento in continua evoluzione per le istituzioni. Ad esempio, per questa mostra abbiamo realizzato una pedana di accesso alternativo che viene utilizzata da tutti: lo sviluppo di un know how diventa qui un metodo da applicare all’intera organizzazione, con percorsi dedicati. L’idea alla base delle visite è pianificare un’esperienza che risponda agli interessi e alle caratteristiche delle singole persone con patologia e dei loro caregiver. Le cinque patologie che affrontiamo comportano effetti differenti e anche all’interno della stessa malattia le esperienze sono eterogenee: è cruciale mettere sempre il singolo al centro, e insistere così sulla complessità di queste esperienze.
Quali sono le sfide future nel campo della comunicazione umanistica dell’universo scientifico?
La curatrice associata Cornelia Mattiacci, che ha lavorato al progetto dalla sua prima edizione, ha notato che questa iniziativa ci ha fatto capire che il museo può davvero essere usato come una “nuova piazza pubblica che diventa elemento aggregatore di persone che si incontrano con diverse expertise”. In questo senso Human Brains è a mio parere paradigmatico, perché ha coinvolto un numero di persone significativo con l’obiettivo comune di trovare le parole per comunicare tra loro. Per forza di cose, questa esperienza porta a ridefinire anche il concetto di cultura e ancora di più di linguaggio culturale.
Giulia Giaume
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