Un progetto di design racconta lo spazio sospeso di Gibellina
Gibellina, prima Capitale italiana dell’arte contemporanea 2026, al centro di un progetto di design che ne interpreta, in un percorso fotografico, l’anima metafisica attraverso evocativi oggetti in marmo

Gibellina con le sue suggestive piazze e le sue opere, realizzate dopo il terremoto del Belìce del 1968, diventa protagonista di un progetto di design che, per primo, coglie l’importanza della nomina a Capitale italiana dell’Arte contemporanea 2026. Un progetto ideato da Gabriele D’Angelo (Alcamo, 1989), art director di Kimano Design che, nato nel 2022, attraverso Gibellina rende omaggio a tutta la Sicilia in un percorso fotografico a cura di Chiara Puglisi.
A Gibellina il design mette la funzionalità in secondo piano per trasmettere emozioni
Gli spazi della città siciliana si popolano delle silenziose opere di design della collezione Cantùni. Non solo creazioni finalizzate a un utile ma oggetti scenici che ravvivano lo spazio. In linea con la concezione del design teorizzata da Andrea Branzi (Firenze, 1938 – Milano, 2023), gli oggetti di Cantùni ricercano nei marmi in cui sono realizzati, rigorosamente provenienti dal trapanese, quell’anima che supera la funzionalità per entrare nella sfera della quotidiana ritualità, diventando voce narrante dello spazio.
Il design in marmo per raccontare Gibellina
Come osserva l’art director Gabriele D’Angelo: “Nel racconto fotografico di Gibellina, gli oggetti, come carismatiche presenze, instaurano un dialogo con le piazze e le opere di land art realizzate fino agli Anni Ottanta, su iniziativa del sindaco Ludovico Corrao, da artisti come Pietro Consagra, Alberto Burri, Ludovico Quaroni, Franco Purini. Gli oggetti di Kimano donano allo spazio una nuova sceneggiatura: immaginando relazioni, ridisegnando prospettive”.
Protagonista di questo silenzioso dialogo tra il marmo e i suggestivi spazi cittadini è il Diaspro, pietra rara, tipica della zona di Custonaci, e localmente conosciuta come “breccia pontificia”, per l’ampia diffusione nelle chiese barocche della Capitale. “Il Diaspro, caratterizzato da un colore rosso macchiato di marrone chiaro, con le sue venature colorate, rappresenta un’eccezione nel panorama di montagne bianche della zona, che fende come una vena purpurea” racconta l’art director, che continua: “sono sempre stato molto legato alla mia terra, la Sicilia, dove ho fondato Kimano Design, una realtà legata alla storia dell’estrazione e della lavorazione del marmo che qui vanta una lunga tradizione”. Legame con il territorio ribadito anche dal nome scelto per la serie di oggetti presentati: Cantùni. Termine che in siciliano indica l’angolo, nella sua accezione di cantuccio, rifugio; e, nello stesso tempo, rappresenta l’accrescitivo di canto che richiama l’antica usanza, diffusa tra operai, artisti e maestranze in cave e botteghe, di testare la qualità della pietra estratta battendola per farla risuonare, cantare.
Le opere di design ispirate allo spazio metafisico di Gibellina
Tutto il progetto prende il via dal lavoro madre Kimano One Off. Un puro e coraggioso omaggio al Diaspro che, forte delle sue stesse venature e dei pattern che la natura ha impresso sulla sua superficie, semplicemente isolato, ascende allo status di opera d’arte; diventando quadro, superfice da contemplare. Le opere, create sulla scia di questa suggestione che le radica ancora più profondamente al territorio, sono dunque nate per abitarlo; per poi trasformarsi, in scala, in oggetti ludici che fondono la ricercatezza della materia pregiata con un senso di leggerezza e ironia. D’Angelo le descrive come: “presenze evocative di memorie ancestrali, paesaggi e architetture mediterranee. Concepite con l’idea di non essere semplici complementi di arredo ma oggetti a cui restituiamo l’antica capacità di risvegliare i ricordi, richiamare i luoghi”.















Così l’ottica visionaria degli artisti coinvolti nel progetto – oltre D’Angelo: Studio Algoritmo, Mario Alessiani e il duo Omar Tonella, Federica Delprino – trasforma gesti banali, come quello di svuotarsi le tasche o accendere in una lampada, in momenti che conferiscono un sapore e un’emozione diversi alla quotidianità.
Ludovica Palmieri
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