San Michele al Dosso. Il monastero segreto di Milano dove soggiornò Petrarca
Altrimenti inaccessibile al pubblico, l'eredità storica e artistica del monastero dove soggiornò il Petrarca è stata digitalizzata e aperta a tutti tramite sito web dedicato. Inclusa una copia perfetta della Vergine delle Rocce

Milano, si sa, è fatta di cortili. Un tempo ben nascosti da ampi portoni, molti di questi silenziosi spazi sono oggi accessibili al pubblico, anche attraverso iniziative come i Cortili Aperti o le Giornate FAI, rivelando prospettive che allontanano da quell’idea di città iperfuturistica, altissima e spesso troppo veloce che è solo metà dell’identità di Milano. Uno di questi spazi raccolti resta, tuttavia, inaccessibile: il Monastero di San Michele al Dosso, attorno a cui si è sviluppato il convento delle suore Orsoline di San Carlo.











Il monastero di San Michele al Dosso a Milano
Siamo a un pugno di metri da Sant’Ambrogio, in quella Via Lanzone che gli studenti dell’Università Cattolica conoscono bene. Varcata la soglia di uno spesso portone al numero 53, appaiono prima un grande chiostro e poi una piccola chiesa, dedicata al Santo. Molte sono le storie che queste mura potrebbero raccontare: qui soggiornò una delle tre Corone Fiorentine, Francesco Petrarca, e qui è conservata una mirabile copia della Vergine delle Rocce realizzata da Carlo Pedretti o Francesco Melzi (o, comunque, da un allievo leonardesco) come copia fedele dell’originale. Questo e altri capolavori diventano ora accessibili al pubblico attraverso un’operazione di digitalizzazione e apertura online del patrimonio, altrimenti ristretto, del monastero.

Il progetto di digitalizzazione e apertura del patrimonio di San Michele
Promosso dalla Fondazione Orsoline di San Carlo ETS, il progetto Oltre le mura ha l’obiettivo di rendere fruibile, tramite sito apposito, il patrimonio storico e artistico ivi custodito. Reso possibile da un finanziamento PNRR e dalla misura ministeriale per favorire l’innovazione e la digitalizzazione (TOCC – Transizione digitale Organismi Culturali e Creativi), il sito raccoglie tutti i beni di San Michele, con l’obiettivo di creare un archivio permanente consultabile. Per l’occasione, opere e manufatti sono anche stati oggetto di studio e approfondimento da parte studiosi di Storia dell’arte, che hanno così documentato il tessuto culturale del tempo e l’eco dei grandi eventi svoltisi tra Trecento e Novecento tra le vicine Santa Maria delle Grazie, Sant’Ambrogio e l’Arcivescovado milanese.
La storia del monastero di San Michele
La storia del convento inizia nel 1372, quando le monache Umiliate di Santa Claretta della Ceresola acquistarono alcune case vicino alla chiesa di San Michele al Dosso per costruirvi un monastero. Dal 1483 al 1491 (tramite la cessione di spazi promossa dal duca Galeazzo Maria Sforza) le monache ampliano il monastero, e nel 1492, mentre Bramante lavora nella canonica di Sant’Ambrogio, vennero costruiti nel convento il chiostro e parte del giardino. Quando, nel 1498, arrivarono a Sant’Ambrogio i padri cistercensi, anche le monache di San Michele si convertirono alla stessa regola. A metà Cinquecento, il Cardinale Borromeo chiamò un primo gruppo di Orsoline a Milano, dando ordine di ampliare il monastero e la chiesa di San Michele per accogliere le suore (residenti in monasteri femminili ora chiusi). Soppresso nel 1784 e trasformato in Casa Regia, il complesso cadde nella rete delle confische delle corporazioni religiose napoleoniche: nel 1810 il monastero venne incamerato.
Qui si inserisce la storia delle Orsoline: dal 1824 alcune monache francescane, guidate da Madre Maria Maddalena Barioli, aprirono una scuola per ragazze in una casa vicino alla Basilica di Sant’Ambrogio. Grazie all’arcivescovo di Milano Carlo Gaetano di Gaisruck, nel 1837 cominciarono le trattative per spostare la scuola nell’ex monastero di San Michele: tramite l’imperatore Ferdinando I, tra il 1841 e il 1843, il monastero divenne effettivamente sede delle Orsoline, che diventarono “Orsoline di San Carlo”.

Il patrimonio del monastero di San Michele
Il patrimonio del complesso è sopravvissuto a questi stravolgimenti e si è arricchito nei secoli, arrivando ora online: sul nuovo sito, oltre alle immagini del monastero, della chiesa di San Michele al Dosso e del chiostro, sono presenti con foto e schede tecniche nove beni artistici, diversi per importanza, manifattura e datazione, ma tutti testimonianza della storia e delle vicende di questo luogo. Oltre alla sopracitata Vergine delle rocce, nota anche come Vergine del Borghetto, c’è la Madonna del Petrarca, gruppo scultoreo in pietra d’Istria (databile al 1320 circa) attribuito alla Bottega del Maestro della Loggia degli Osii, che cambiò il nome di Madonna in trono con il Bambino dopo il soggiorno milanese del poeta; poi un affresco strappato e trasposto su tela di una Vergine col Bambino, opera di Bottega di pittori lombardi e databile fra il 1483 e il 1498; e il primo strato preparatorio dell’affresco strappato, che raffigura l’Offerta della chiesa di San Michele al Dosso alla Vergine (1483 – 1498).
Quindi ci sono un coro ligneo con pannelli decorati realizzato nel XVI Secolo nella chiesa di San Michele al Dosso (con una configurazione parzialmente diversa dall’attuale), che occupa tre pareti dell’aula, coperto dalle volte unghiate e impreziosito da altre testimonianze d’arte; un San Carlo in adorazione del Crocifisso del XIX Secolo; una Immacolata Concezione, riproposizione ottocentesca di un’iconografia amata e riproposta più volte dal pittore Pietro Antonio Magatti; l’ottocentesca Benedizione dei fanciulli o Sinite Parvelus, di Luigi Trecourt (d’après Giuseppe, Diotti), e oltre duecento medaglie dello scultore Ettore Calvelli, realizzate in fusione a cera persa con soggetti religiosi fra il 1955 e il 1975 e conservate nell’ ex refettorio del Convento.
Giulia Giaume
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