“Design della Cura”: in un libro la filosofia del progettare per la cultura

L’esperienza di Rampello & Partners, studio che sta dietro a grandi progetti culturali, diventa un libro ricco di pensieri profondi. Ce ne parlano in esclusiva gli autori, Daniele e Davide Rampello

Che cosa significa progettare oggi nel mondo della cultura? Qual è l’approccio vincente nel rispondere alle esigenze del committente, seguire le leggi del marketing comunicativo, senza però cadere nella banalità? Sono queste alcune delle domande che abbiamo posto a due esperti del settore, Daniele e Davide Rampello, che portano avanti il motore creativo dello studio Rampello & Partners. Uno studio che negli ultimi anni ha firmato numerosi contenuti e progetti culturali. Tutti pensati su misura e realizzati a regola d’arte. Dal Festival del Made in Italy, ai Padiglioni che rappresentano l’Italia nelle Expo internazionali, e oggi anche a Roma, nell’ambito di questo Giubileo 2025. A muovere la loro attività è una filosofia progettuale precisa e rigorosa, che non a caso parte da una Regola, al pari di quella Benedettina. In primo piano, tra tutti i capisaldi dietro a R&P, c’è il cosiddetto Design della Cura. Così imprescindibile per loro da essere oggi titolo di un libro, in cui i due designer hanno deciso di raccogliere e sintetizzare il loro pensiero creativo e savoir faire, raccontandolo con un complesso di principi e conversazioni con figure di diversi ambiti, ciascuna arricchente nella sua realtà. In occasione della presentazione, li abbiamo intervistati.

[Artribune_gallery]

Il “Design della Cura” secondo Rampello & Partners

Il vostro libro, Il Design della Cura, comincia con una serie di parole chiave – di principi guida – che sintetizzano il contenuto de “La Regola”. Quest’ultima parola è già di per sé densa di significato: evoca la “Regola Benedettina” almeno quanto il fare “a regola d’arte” che esplicitate nel testo. Come mai avete sentito l’esigenza di dotarvi di una “Regola”? Come e dove la concretizzate nel vostro operare quotidiano?
Daniele Rampello
: Nasce dalla volontà e dall’esigenza del nostro studio di trovare i mezzi più efficaci possibili per interpretare e affrontare il mercato attuale. Oggi pensiamo che le cosiddette regole, il dettato del marketing — che implica sempre la vision e la mission – siano, nella loro proposizione, limitate. Perché, per avere una visione e proseguire nella propria missione è necessario possedere un senso delle cose il più profondo possibile, una vera cognizione e coscienza della vita.
Davide Rampello
: La cosa indispensabile è conoscere. E per conoscere, bisogna studiare. Anche l’istinto deve essere alimentato dalla conoscenza e dalla coscienza, in quanto, se nutrito di saperi, consapevolezza e molteplici esperienze, diventa un gesto istintivo che genera qualità; altrimenti, può risultare banale.Abbiamo riflettuto e tratto ispirazione dalle comunità che, a nostro avviso, sono state tra le più importanti della storia: quelle monastiche, in particolare benedettine e certosine, che ci hanno indicato una via. Noi cercavamo una comunità fondata sulla conoscenza e, in questo caso, sulla cura. Per questo, ci siamo dati una Regola con otto parole chiave: otto concetti, valori e azioni, tutti legati alla conoscenza.

Tra i termini chiave che la compongono, quali sono i tre più importanti?
Daniele R
.: Non esiste un termine più importante degli altri: in certi momenti, uno può prevalere sugli altri, ma tutti hanno un valore strategico fondamentale. La prevalenza di un concetto rispetto a un altro dipende dal momento, dalla situazione, dall’occasione. Ma siamo ben consapevoli che tutti sono in equilibrio.
Davide R.
: A mio avviso, in un progetto per il cliente i più rilevanti sono l’ascolto, quale prima fase e più importante, perché senza non si può comprendere le vere esigenze del cliente. Poi c’’è il senso del tutto: fondamentale per noi, che siamo general contractor di direzione artistica e non operiamo in un unico ambito specifico. Possiamo intervenire su progetti diversi: un film, una mostra d’arte, un’installazione e altre opportunità. Avere una visione d’insieme ci permette di declinare un concetto in infiniti modi, adattandolo a ogni progetto e output. A chiudere la poetica dell’emozione. Oggi, molti progetti di comunicazione soffrono di superficialità e di linguaggi semplificati. Noi ricerchiamo sempre la poetica dell’emozione, perché crediamo che i progetti debbano arrivare alla sfera più profonda del sentire.

E perché ne avete scelti proprio otto?
Daniele R.
: L’otto richiama una figura geometrica precisa: l’ottagono, quale intesi tra il cerchio e il quadrato, che può rappresentare la “quadratura del cerchio”, l’unione tra cielo e terra. È il simbolo dell’equilibrio perfetto. Ottagonale è la fonte battesimale, ottagonali sono le prime vasche da abluzione nella cultura islamica, l’otto nella cultura cinese simboleggia ricchezza e felicità.

I progetti “a regola d’arte” di Rampello & Partners

Parlateci di uno dei vostri ultimi progetti in cui la Regola è messa in pratica.
Davide R.
: Nell’ambito del Giubileo, il tema centrale è la speranza. Il Dicastero della Cultura ha affidato allo studio Rampello & Partners la progettazione e la realizzazione di un progetto significativo. Dobbiamo individuare artisti, designer e architetti di altissimo profilo per proporre loro la progettazione di una porta, un portale, da collocare davanti ad un carcere in Italia e all’estero. Le carceri scelte in Italia potranno essere molteplici. È evidente che i portali realizzati saranno un simbolo, un vero e proprio monumento alla speranza. Un progetto di grande respiro, che avrà il suo compimento nella seconda metà del 2026 e sarà condensato in un libro e in un film. Il messaggio che lo permea è universale: la speranza è un sentimento che dovrebbe appartenere a tutti. Non a caso, le porte saranno collocate davanti alle carceri, affinché accolgano la speranza di chi, espiata la pena, ritorna alla comunità, alla società.


Ma veniamo alla parola portante di tutta la vostra filosofia progettuale: la “Cura”. “La Cura è conoscenza e capacità di narrarla, è intuire il presente, generare memoria confortati dal senso del tutto”. Questa la definizione che date nel libro. Spiegatecela meglio.
 Davide R.:
Quando diciamo “prendersi cura”, intendiamo l’inizio di un processo cognitivo. “Prendersi cura di sé” significa ascoltarsi, conoscersi. Spesso le persone non sono consapevoli di loro stesse. La conoscenza evolve nel tempo, portando a un livello superiore di coscienza.

Come siete arrivati alla conclusione che essa è l’elemento strategico del vostro lavoro?
Davide R.: Nasce dall’esperienza, dall’ascolto di noi stessi e dalle esperienze che viviamo quotidianamente. È stato naturale arrivare a questa conclusione: una conseguenza di tutto ciò che abbiamo vissuto e continuiamo a fare.

L’attenzione al cliente nel “Design della Cura” di Rampello & Partners

Il momento fondamentale in cui si concretizza la Cura è l’inizio di un incarico: l’ascolto delle esigenze del cliente. Da qui comincia un processo che porta alla generazione del progetto definitivo.
Daniele R.:
Per noi, ogni progetto nasce un ascolto attento del brief, che non è una mera raccolta di esigenze, ma un dialogo aperto, uno scambio reciproco volto a cogliere visioni, aspettative e desideri. Questo momento iniziale è fondamentale: non solo per comprendere le necessità del cliente, ma per delineare un percorso condiviso ed efficace che conduca alla soluzione più autentica e coerente. Il confronto si estende poi ad una riflessione sul linguaggio, alla ricerca di termini e riferimenti più adatti, fino ad una ricerca storica che arricchisce e orienta il processo creativo. Quest’ultima, supportata da esempi concreti, ci permette di ancorare il progetto a una solida tradizione, reinterpretandola in chiave contemporanea, che si tratti di un’installazione, un film o un percorso espositivo.

E poi?
Daniele R.
: Parte la fase di progettazione, in cui si dà forma a soluzioni concrete che siano al tempo stesso funzionali, emozionali e coinvolgenti. In questa fase dettagli, precisione e coerenza plasmano un linguaggio capace di dialogare con il contesto e con chi lo vivrà. Infine, la produzione è il momento in cui tutto si concretizza: qui la cura si esprime nella puntualità, nella gestione meticolosa di ogni fase, nella ricerca costante di qualità, coerenza e bellezza.

R&P, Daniele e Davide Rampello
R&P, Daniele e Davide Rampello

Progettare oggi per Rampello & Partners

Che cosa significa per voi “progettare”?
Davide R.: L’idea è come un seme che, con il tempo, cresce e si trasforma in un albero. Progettare significa coltivare quell’idea fino a farla diventare realtà e la “cultura del progetto” nasce proprio da questo processo, in cui ogni passo è una fase di cura e crescita, fino a quando il progetto non è completato.
 Daniele R.: Per me, significa dare vita a un’idea, trasformandola in qualcosa di concreto che possa avere un impatto reale sul mercato. È un processo che parte dall’intuizione e si sviluppa attraverso l’analisi delle esigenze dei clienti, la valutazione delle opportunità e la pianificazione strategica. In qualità di imprenditore, vedo il progetto come un ponte tra la creatività e il successo commerciale, un percorso che richiede visione, determinazione e una profonda comprensione del contesto economico.

E il design? Cosa è cambiato rispetto al passato?
Davide R.:
Il design è rimasto fedele a sé stesso, evolvendo insieme agli uomini e ai loro sentimenti. La cultura del progetto non cambia: quella è la base. Può essere industrial design, light design o altro, ma il principio è sempre lo stesso. Diverse sono le richieste, diverso è il risultato, diverso è l’oggetto, ma il concetto di “prendersi cura” rimane il fulcro di tutto. Il design deve essere inteso come cultura del progetto, nella sua forma più autentica e profonda. Questo principio deve rimanere immutato, al di là delle evoluzioni e delle tendenze del momento.

Emma Sedini

Libri consigliati:

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Emma Sedini

Emma Sedini

Etrusca e milanese d'origine in parti uguali, vive e lavora tra Milano e Perugia. È laureata in economia e management per arte, cultura e comunicazione all'Università Bocconi, e lì frequenta tutt'ora il MS in Art Management. Nel frattempo, lavora in…

Scopri di più