La mappa online dei suoni del mondo per esplorare il patrimonio culturale ascoltandolo
L’archivio digitale Cities and Memory, creato dal sound artist inglese Stuart Fowkes, ha da poco compiuto dieci anni, e raccoglie oltre 2 milioni di suoni. L’ultima costola del progetto è dedicata alle sonorità dei siti patrimonio Unesco. Anche per attirare l’attenzione sui rischi dell’inquinamento sonoro

Una collezione di suoni per restituire da una prospettiva inedita il patrimonio culturale globale. È questa l’idea all’origine del Sonic Heritage Project promosso da Cities and Memory, tra i più vasti archivi sonori esistenti al mondo.
La storia dell’archivio sonoro Cities and Memory
L’archivio, che attualmente conserva oltre 7mila registrazioni sonore raccolte in più di 130 Paesi, si nutre della collaborazione di una rete di artisti sollecitati a registrare le sonorità dei luoghi che visitano – siano essi ambienti antropizzati o territori disabitati – per ampliare il numero di campionature che anno dopo anno arricchiscono la Sound Map (fruibile da tutti, gratuitamente, online) ideata da Stuart Fowkes, il sound artist inglese che ha fondato l’archivio nel 2015. Ma i “cacciatori” di suoni non si limitano a raccogliere l’audio originale: il progetto li invita infatti a produrre un suono nuovo ispirato dal luogo, che però aiuti a rappresentarlo come un luogo altro, immaginandone una dimensione inedita. Chi ascolta può così esplorare il mondo attraverso i suoni della realtà, o accedere a un mondo parallelo trasportato dalle sonorità immaginate.

Una mappa sonora per ascoltare il mondo
Le regole di ingaggio per partecipare all’implementazione dell’archivio digitale sono semplici e molto inclusive: la campionature possono includere registrazioni vocali o sonore in presa diretta, ispirarsi alla musica ambient, fare riferimento alla sfera della sound art e della radio art. Sono invitati a collaborare artisti, musicisti e tutti coloro capaci di ascoltare la realtà che li circonda. Finora hanno partecipato oltre 2mila collaboratori, popolando la mappa delle sonorità più disparate, dal caos della Grand Central Station di New York ai canti tradizionali africani dei pescatori sul lago Turkana, alle litanie dei templi di Taipei, al ronzio dei vaporetti di Venezia.
In dieci anni di attività, il progetto Cities and Memory si è evoluto a comprendere l’organizzazione di performance live e la produzione di installazioni sonore sul territorio inglese e nel mondo. E sul web l’incredibile mole di registrazioni è stata riorganizzata per facilitarne le fruizione, consultando per esempio diverse guide sonore cittadine (da Firenze a Luxor, da Seoul a Tirana…), oppure procedendo per tipologie di suono (foreste e aeroporti, deserti e cattedrali, ma anche musei e librerie, o voci di protesta), o rilassandosi con i podcast riuniti sotto il cappello dell’Ambient Collection.
E nell’ambito del progetto sono nate anche iniziative – sempre focalizzate sul suono – in collaborazione con associazioni culturali, istituzioni, fondazioni.

Il Sonic Heritage Project: come suonano i siti Unesco
Il Sonic Heritage Project, presentato lo scorso 18 aprile in occasione della Giornata Internazionale dei Monumenti e dei Siti istituite nel 1982 da ICOMOS e poi adottata dall’Unesco, si colloca proprio in questo contesto di sinergie attivate dai suoni. E si presenta al pubblico come una sorta di mostra da ascoltare online che fa suonare i siti riconosciuti patrimonio Unesco di 68 Paesi del mondo, per un totale di 270 registrazioni che invitano a viaggiare tra Machu Picchu e il Taj Mahal, la Foresta Amazzonica e i canali di Venezia. “Quando si pensa ai siti patrimonio dell’umanità, si pensa sempre alle immagini, ma non si presta quasi nessuna attenzione al modo in cui questi luoghi suonano”, spiega Stuart Fowkes “Eppure il suono è così immersivo da catapultarti con l’immaginazione in un luogo con un’intensità che le immagini spesso non raggiungono”. Il progetto è frutto di una selezione tra i materiali già presenti in archivio e delle nuove registrazioni pervenute a Fowkes tramite open call. La collezione dell’Heritage Project comprende tanto suggestioni catturate in natura – come il fruscio delle foglie che cadono nell’antica città di Tikal in Guatemala o lo “squittio” dei pipistrelli nelle grotte di Ellora in India – che suoni prodotti dall’uomo, spesso fin troppo invadente, a confronto con luoghi tutelati. Tra gli obiettivi del progetto c’è infatti anche la volontà di far riflettere sui rischi dello sfruttamento turistico: “Uno dei rischi del sovraffollamento turistico è la perdita di paesaggi sonori. Dovremmo prestare attenzione a come vengono preservati i suoni originali di un luogo”.
Suoni dall’Italia
Per l’Italia le registrazioni del Sonic Heritage Project si concentrano nelle grandi città d’arte – le onde che si infrangono su un molo nel Canale della Giudecca a Venezia, il brusio dei turisti nella Cappella Sistina, i passi sul lastricato in pietra serena di Piazza del Campo a Siena – catturando anche momenti più insoliti, come il lavoro con i silos in acciaio nelle cantine delle colline del Prosecco (patrimonio Unesco dal 2019) o la risalita di uno skilift sulle Dolomiti innevate.
Livia Montagnoli
Scopri di più ed esplora la mappa del Sonic Heritage Project
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