Una storica dell’arte italiana ha scritto un libro sull’intelligenza artificiale

Dopo aver esplorato digitale e realtà virtuale da diversi punti di vista, Valentina Tanni nel suo ultimo libro: “Conversazioni con la macchina”, affronta il rapporto tra creatività umana e Intelligenza Artificiale evidenziandone, attraverso casi concreti, i possibili risvolti positivi

“La macchina – come un’imitazione dei muscoli – sta perdendo la posizione dominante fra gli strumenti dell’uomo; mentre i dispositivi elettronici e chimici – che imitano i processi del cervello e del sistema nervoso – stanno diventando sempre più importanti”.
(Pontus Hulten, The machine as seen at the end of the mechanical age, 1968)

Le macchine sono da tempo presenti nella storia dell’arte, prima come strumenti per la realizzazione delle opere; poi come parte delle stesse. Oggi, come è noto, la macchina che determina fondamentalmente il nostro modo di percepire il mondo è il computer e, a riguardo, il sistema più rilevante e discusso – ovviamente non solo in campo artistico – è l’Intelligenza Artificiale, anzi le intelligenze artificiali, un ambito di ricerca e applicazione informatica molto ampio, in continuo e rapido divenire.

Valentina Tanni una riflessione sulle “macchine” nella storia dell’arte

Di questa presenza e di queste macchine si occupa Valentina Tanni nel suo ultimo libro, Conversazioni con la macchina(Tlon 2025), non tanto per raccontare le diverse modalità d’uso dell’AI da parte degli artisti ma per indagare “la possibilità di usare l’arte per testare forme di coabitazione con le macchine che siano in grado di arricchire la nostra esperienza del mondo, mettendo in discussione quando necessario, la struttura, la logica e la politica delle macchine stesse”. 
Valentina Tanni sposta dunque il discorso su un terreno attualissimo proponendo una riflessione su uno dei temi più urgenti del nostro tempo: il rapporto tra creatività umana e intelligenza artificiale. E lo fa contestando direttamente la dimensione competitiva che vede le macchine più aggiornate come un pericolo irrefrenabile, secondo una concezione fitta di stereotipi. In sostanza, Valentina Tanni sostituisce alla logica basata sullo schema del servo/padrone, il paradigma della relazione che consente di far emergere forme di conoscenza tecnologiche e umane.  

Intelligenza artificiale. Immagine di Igor Omilaev su Unsplash
Intelligenza artificiale. Immagine di Igor Omilaev su Unsplash

Un saggio costruito sulla base delle esperienze: il procedere da storica dell’arte di Valentina Tanni

Da storica dell’arte, attenta alle fonti, agli apparati scientifici, nonché aperta da anni allo studio dell’universo di idee, sperimentazioni, realizzazioni e contraddizioni che circolano nell’orizzonte informatico, Valentina Tanni presenta alcuni esempi di metafore della relazione tra artisti e macchine, intrecciando teorie, intuizioni scientifiche e sociali, cultura visuale e fenomeni digitali. Partire dal punto di vista delle sperimentazioni di vari artisti le consente di chiarire le motivazioni stesse della sua indagine: “Quali sono le forme di intelligenza che vogliamo incorporare nelle nostre vite? Chi le governa? Che tipo di relazione ha senso costruire con loro? Che genere di arte e di cultura può nascere dal dialogo con entità tecnologiche che sono ormai chiaramente ben oltre la nozione di ‘strumento’, e che somigliano assai più a delle forme di vita?”

Le significative esperienze citate da Valentina Tanni

Le esperienze citate nel volume sono molto significative e, in un certo senso, estreme, poiché riportano ricerche, intuizioni e verifiche, condotte dagli artisti in rapporto a tecnologie AI dotate di un elevato, sebbene non quantificabile, livello di autonomia. Si tratta, comunque, di indagini rigorose che, pur nell’eterogeneità dei modelli, sono sempre guidate da perseveranza, impegno e curiosità. Tali pratiche spingono la cooperazione con l’AI ai limiti della fiducia assoluta, coinvolgendo diverse e fondamentali dimensioni simboliche, come il fare pittura di Harold Cohen; il divenire delle forme nei processi evolutivi del naturale di William Latham; il confronto con l’apprendimento e a sua imprevedibilità di Memo Atken; le identità familiari di Salvatore Iaconesi e Oriana Persico; le ritualità magiche nelle evocazioni di Jon Rafman.

Valentina Tanni e l’approfondimento del rapporto uomo – macchina

Non è la prima volta che Tanni affronta argomenti che riguardano le macchine e il nostro rapporto con esse, in analisi che restituiscono il contesto di un immaginario complesso, debordante e onnipresente. Nel libro Memestica. Il settembre eterno dell’arte (Nero 2020) protagonisti sono i meme e la comunità on line che li produce e li diffonde secondo comportamenti digitali ubiqui, compositi, anonimi, imprevedibili. In Exit RealityVaporwawe, backrooms, weirdcore e alktri paesaggi oltre la soglia (Nero 2023), Valentina Tanni si spinge nei meandri infiniti di internet, enucleando quelle che definisce come estetiche di internet
In tutti i casi, si tratta di indagini ai limiti del fantasmagorico, libri la cui lettura è una continua interrogazione, una spinta a percepire altro, a verificare e ripercorrere in modo diverso sentieri che credevamo già noti. Pagine da leggere con il computer a portata di mano per sintonizzarsi su tematiche e strategie liminali che spaziano in un immaginario fuori da ogni paradigma, dalla malleabilità del reale allo spostamento continuo di identità, dalla digressione come punto di partenza alle oscillazioni dell’orientamento.

La ricerca del senso oltre che del fenomeno in Valentina Tanni: uno studio in fieri

Rispetto a questi saggi, Conversazioni con la macchina, si configura come una riflessione critica, un momento in cui la scorribanda nei territori creativi di internet si ferma a considerare non più solo il cosa succede ma che senso ha per noi, oggi. Un senso che l’autrice non cerca nel significato di ciò che avviene e nemmeno nel come; ma piuttosto nelle modalità con cui persone e macchine si rapportano. Valentina Tanni costruisce così una serie di conversazioni che, lungi dall’essere chiuse, sono aperte ad un costante divenire.

Silvia Bordini

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Silvia Bordini

Silvia Bordini

Silvia Bordini vive e lavora a Roma. Si è laureata nel 1966 e in seguito ha insegnato Storia della critica d’arte, Storia dell’arte contemporanea, Storia delle tecniche artistiche presso le Università di Cosenza-Arcavacata, Pisa e Roma Sapienza.

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