Papa Francesco. Uno dei pontefici contemporanei più legati all’arte
Tra i tanti motivi per cui sarà ricordato, Papa Francesco si è distinto anche per aver rivendicato la centralità dell’arte nel raccontare le sfide del nostro tempo. E così, non solo ha costruito un dialogo diretto con gli artisti ma ha anche scardinato ogni retorica sull’arte sacra

Non erano le cinque in punto della sera, e il silenzio, attonito e smarrito, non si è diffuso nell’angusto limite di un’arena da corrida ma nell’infinito e profondissimo spazio delle coscienze dei cristiani e di gran parte delle persone, eticamente sensibili.
Non erano le cinque del pomeriggio ma le 7:35 del mattino quando qualcuno registrò l’ultimo respiro di Papa Francesco, il gesuita francescano.
Di Francesco professava e praticava l’amore incondizionato verso il prossimo chiunque fosse. Di Ignazio conservava attenzione per il raziocinio e lo spirito.
Proprio quest’ultima caratteristica lo ha sempre avvicinato, senza mai distrarlo dal mondo degli ultimi, alla cultura e all’arte intesa non come momento di evoluzione singolare ed individuale ma come strumento di progresso collettivo, sociale, nazionale e sovranazionale. Ora è morto Francesco “il ben nato”, sempre per citare Federico García Lorca.
L’attenzione di Papa Francesco per la cura dello spirito e della ragione
In queste giornate di cordoglio dobbiamo ricordare anche come Jorge Mario Bergoglio abbia sempre mostrato una profonda attenzione verso la cura dello spirito e della ragione, riconoscendo nell’arte non solo una caratura estetica, un modo di rendere più bello e interessante il mondo naturale e psichico ma riconoscendo all’arte la capacità di parlare allo spirito, di rettificarne gli errori e gli orrori, di dialogare e di essere capace di trasformazione sociale e finanche di evangelizzazione.
L’arte nella visione di Papa Francesco
Nel 2017 Papa Francesco accusò l’esigenza di pubblicare, come difatti pubblicò, un volume che volle intitolare “La mia idea di arte“. Nel volume, il Pontefice ha rivendicato la centralità dei linguaggi artistici contemporanei nel raccontare, con autenticità e coraggio, le sfide del nostro tempo: la povertà, l’emarginazione, la crisi ambientale, la perdita di senso. L’arte, secondo il Papa, può e deve essere un linguaggio accessibile, capace di commuovere e scuotere ma anche di guarire, ricucire, elevare e consolare.
Papa Francesco in dialogo con gli artisti
Il magistero di Francesco ha trovato espressione concreta anche nell’impegno diretto a favore di un nuovo dialogo tra Chiesa e artisti. Non possiamo non richiamare alla memoria l’incontro del giugno 2023, nella Cappella Sistina, dove il Papa volle celebrare i cinquant’anni della Collezione d’Arte Moderna dei Musei Vaticani con centinaia di artisti. In quella cornice di eccezionale valore simbolico, Francesco ha definito gli artisti “custodi della bellezza”, esortandoli a “non smettere mai di interrogare la realtà”, di sfidare le convenzioni, di esplorare nuovi alfabeti visivi ed emotivi per parlare all’anima del singolo e della collettività.

Il Padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia 2024
Ma è soprattutto con la partecipazione della Santa Sede alla Biennale d’Arte di Venezia del 2024 che il legame tra Papa Francesco e l’arte contemporanea ha trovato una delle sue espressioni più sentite e innovative. Per la prima volta un Pontefice ha visitato personalmente la Biennale, sancendo un gesto di apertura senza precedenti. Il Padiglione della Santa Sede, allestito nella Casa di reclusione femminile della Giudecca, ha rappresentato non solo un esperimento curatoriale di rilievo – grazie al lavoro di Chiara Parisi e Bruno Racine – ma un atto simbolico potente: portare l’arte nel cuore del disagio sociale, in un luogo di dolore e redenzione, per dar voce agli “ultimi”, cifra costante del pontificato di Francesco.
Il progetto Con i miei occhi ha visto il coinvolgimento di otto artisti di fama internazionale, tra cui Maurizio Cattelan, Sonia Gomes, Claire Fontaine e Marco Perego & Zoe Saldana, chiamati a riflettere sui diritti umani e sulla dignità umana attraverso il linguaggio artistico.
Papa Francesco: contro una retorica dell’arte sacra
Un’iniziativa che ha scardinato ogni retorica sull’arte sacra, spesso confinata a formule stanche o devozionali, per riscoprire un’alleanza feconda tra fede e creatività, tra spirito e contemporaneità.
“Il mercato rischia di rubare l’innocenza all’arte”, aveva ammonito il Papa durante la sua visita a Venezia, sollecitando una maggiore valorizzazione del ruolo delle donne nell’arte e invitando gli artisti a essere “alleati della Chiesa” nel compito di costruire un mondo più giusto e umano.
Non era la prima volta che la Santa Sede partecipava alla Biennale – basti ricordare le esperienze del 2013, 2015, 2018 e 2021 – ma sotto il pontificato di Francesco questo impegno ha assunto una coerenza nuova, trasformandosi in una vera e propria linea di azione culturale. Dal Giubileo alle carceri, dall’architettura alla pittura, dalla danza urbana di Bintou Dembélé alla mistica materica di Corita Kent, ogni progetto sostenuto dal Papa ha contribuito a riannodare i fili spezzati nel ‘900 tra Vangelo e arte, tra la Chiesa e gli artisti.
Papa Francesco: un pontefice che ha riconosciuto nell’arte il suono della speranza
Il suo impegno si inserisce in una lunga tradizione che parte dal Concilio Vaticano II e dalla Lettera agli artisti di Giovanni Paolo II ma trova ora una sensibilità nuova: non quella del committente che indica ma dell’osservatore attento che ascolta, accoglie e cammina insieme agli artisti. Il messaggio che ne deriva è chiaro: l’arte non è un lusso per pochi, ma un bisogno vitale per tutti, uno spazio dove Dio può ancora parlare.
Con Papa Francesco, la Chiesa perde oggi un pontefice profetico, capace di guardare al futuro senza paura e l’arte perde un interlocutore autentico che ha saputo riconoscere nel gesto creativo la forza della preghiera ed il suono della speranza.
Giuseppe Simone Modeo
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