The Studio: la serie che svela i segreti per dirigere uno studio cinematografico a Hollywood
Capolavoro di ironia, scritta, diretta, prodotta e interpretata da Seth Rogen, la serie gioca col genere svelando idiosincrasie e vizi di produttori, attori e registi, da Martin Scorsese a Ron Howard, da Charlize Theron a Olivia Wilde. Il trailer
Se volete sapere come si dirige uno studio di Hollywood, come si produce un film, come si “guida” il talento, e se lo volete imparare da veri cinefili, attraverso satira “satura” di genere, dalla screwball o slipstick comedy al noir e horror, con tanto di stilemi da cinema classico come campi lunghi e piani sequenza che durano tutta una puntata, non perdetevi The Studio (Apple tv).
La serie iconica è di Evan Goldberg e Seth Rogen, che scrivono e dirigono gli episodi tra set spettacolari, citazioni da film e comparsate da Oscar. In ogni puntata, uno o più guest star, protagonisti dello showbiz, da Martin Scorsese a Ron Howard, da Charlize Theron a Olivia Wilde, si mettono a nudo.
The Studio: la serie che svela il lavoro del produttore cinematografico
C’è chi svela idiosincrasie, chi mostra i propri punti deboli, chi cede all’uso dell’ironia. Lo scopo? Raccontare il dietro le quinte del lavoro del produttore, figura bistrattata da attori e registi, che deve fare soldi, ma non disprezzerebbe un Academy Award.
La storia è quella di Matt Remick, interpretato da Seth Rogen, diventato improvvisamente il presidente di un importante Studios, una via di mezzo tra A24 e Universal, grazie al licenziamento della sua mentore, nonché predecessore. Così, in ogni puntata, Matt, che vorrebbe fare film di nicchia che incassino al botteghino, si trova alle prese con i tipici ostacoli “hollywoodiani”, tramutati in momenti di alta satira tra Saturday Night Live, Entourage, Hacks e Call My Agent.
La trama con Martin Scorsese
Una serie eccelsa grazie a una sceneggiatura impeccabile tra dialoghi comici, rivelatori di vizi hollywoodiani e una regia esemplare che usa magistralmente tecniche, generi, musiche onnipresenti e montaggio accelerato da scuola di cinema.
Insomma, scordatevi il “Non lo famo, ma lo dimo” alla Boris, perché a Hollywood, non si bada a spese e non è un caso che pur di rigirare una scena, c’è chi fa sparire una bobina, come nella puntata con Olivia Wilde, che svela persino il suo “caratteraccio”.
Ma qualcosa bisogna risparmiare, ovviamente ai danni della troupe e allora niente festa di fine di produzione, e così interviene l’attore-salvatore Zac Efron… Ma c’è un altro salvatore che potrebbe aiutare il nostro audace e sconclusionato produttore Matt, ed è Martin Scorsese (eccelso nel fare se stesso).
Matt, infatti, dichiara alla stampa che il suo prossimo film sarà d’autore, però è obbligato a produrre un film alla Barbie, con protagonista la mascotte della bevanda Kool-Aid, e visto che la sceneggiatura di Scorsese è sul massacro di Jonestown, dove bevono la suddetta bibita, beh insomma, perché non fare il film su bibita e massacro? Ovviamente questo scatena le ire di marketing e produttori associati, e in un attimo siamo dentro un Hollywood Party versione contemporanea e seriale…
Gli episodi della serie
Algoritmi, inclusività, streaming, politically correct, satira estrema e tanta autoironia, The Studio è sincero o è l’ennesima operazione hollywoodiana? Probabilmente è un po’ tutto, un mix di passione per il cinema, stupidità dello showbiz, talento allo stato puro, citazionismo continuo ai limiti del plagio, ma d’altra parte, come dichiarano loro stessi, “I bravi artisti copiano, i grandi artisti rubano”.
E purtroppo si prendono pure sul serio: esilarante la puntata in cui Matt si ritrova tra medici oncologi (“Noi abbiamo a che fare con la vita e la morte e tu devi preoccuparti dei pomodori su Rotten Tomatoes”), proprio mentre sta producendo il trailer di uno zombie movie comedy horror di Spike Jonze, una satira dark sulla disinformazione medica in cui a infettare l’umanità è la diarrea…
Ogni episodio approfondisce così il genere e un tema legato al mondo della produzione e alle tecniche cinematografiche. Non è un caso che la puntata intitolata Piano sequenza, con Sarah Polley, sia girata in un lungo piano sequenza, o che La bobina scomparsa sia in realtà un omaggio al noir e in particolare a Chinatown.
Ma tra le puntate più riuscite c’è senz’altro La Nota con Ron Howard, regista dell’ennesimo capolavoro, tranne per una interminabile sequenza che dovrebbe essere tagliato. Ma come dirglielo e chi dovrebbe dirglielo? Ecco, probabilmente, questo episodio divertirà anche chi non lavora nel mondo del cinema o della tv, perché chi non ha subito il fascino di un “vip” o chi non ha avuto un boss che scarica sugli altri il “lavoro sporco”? Ebbene sì, in questo episodio, vi sentirete chiamati in causa, protagonisti vostro malgrado, sarete un po’ il capo vile, un po’ l’attore ipocrita, Anthony Macky, un po’ la Produttrice Creativa, ruolo “che vuol dire tutto e niente”.
Regen e Goldberg dietro a The Studio
Ma i produttori, si sa, tendono a volere essere tutto, perché non sopportano di essere niente ed è per questo che l’acrimonia si scatena se non vengono ringraziati nei discorso di premiazione, tranne Ted Sarandos di Netflix, che, rivela, se lo fa mettere per iscritto nei contratti…
Vero o no, sicuro è che se The Studio vincerà dei premi e li vincerà, Seth Regen, pure attore protagonista, e Evan Goldberg, dovranno ringraziare solo se stessi, essendo creatori, registi, sceneggiatori e ovviamente produttori della serie.
Barbara Frigerio
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