Profumeria artistica: storia e rinascita del lusso invisibile

Dalle origini nell’Antico Egitto alle fragranze di nicchia contemporanee: tutto quello che c’è da sapere sull’arte del profumo

La profumeria non è solo una questione di estetica o di lusso: è un linguaggio invisibile capace di evocare ricordi, suggestioni e atmosfere. Fin dalle prime civiltà, il profumo ha avuto un ruolo rituale, simbolico e identitario, accompagnando l’essere umano nei momenti più solenni della vita. Con il tempo, la sua produzione si è evoluta, passando dall’artigianato all’industria di massa. Tuttavia, negli ultimi decenni, la profumeria artistica ha riportato al centro l’eccellenza delle materie prime, la ricerca olfattiva e la creatività pura, diventando una rivoluzione culturale del concetto di “lusso”.

Aimé Guerlain - Jicky (1889)
Aimé Guerlain, Jicky (1889)

Dall’antichità all’età moderna: il profumo tra sacralità e status symbol

Gli albori dei profumi risalgono alla Mesopotamia, dove intorno al 1200 a.C. la prima profumeria conosciuta della storia, Tapputi, sviluppò tecniche di distillazione per ottenere essenze raffinate. Nell’Antico Egitto, il profumo aveva una funzione sacra: era offerto agli dèi e accompagnava i faraoni nell’aldilà. La mirra e l’incenso, simboli di purezza e protezione, erano tra gli ingredienti più preziosi. Poi, nel mondo greco-romano, il profumo divenne un lusso quotidiano. I Romani utilizzavano unguenti e oli profumati in grandi quantità, diffondendo questa cultura in tutto l’Impero. Con la caduta di Roma e l’arrivo del Medioevo, l’uso dei profumi diminuì in Europa, per via della significazione che la Chiesa attribuiva al profumo, mentre nel mondo islamico fiorì grazie agli studi di Avicenna, che perfezionò la distillazione dell’acqua di rose. Fu il Rinascimento a segnare una rinascita della profumeria, soprattutto in Italia e Francia. Caterina de’ Medici, sposando Enrico II di Francia, portò con sé il suo profumiere personale, Renato il Fiorentino, ribattezzato René le Florentin, gettando le basi della futura tradizione francese. Tutto, però, è partito dall’essenze fiorentine giunte oltralpe. Tra le più celebri dell’epoca, l’Acqua della Regina, una fragranza fresca e agrumata realizzata appositamente per Caterina dai frati domenicani della celebre Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella, a Firenze. Questo profumo, considerato il più antico della maison ancora oggi in produzione, divenne un simbolo di eleganza e raffinatezza alla corte di Francia, contribuendo a consolidare la fama dei maestri profumieri italiani. Infatti, durante il regno di Luigi XIV, la corte francese divenne famosa per il suo amore per i profumi, mentre nel XVIII Secolo Grasse, nel sud della Francia, divenne il centro nevralgico della produzione delle essenze.

La rivoluzione della profumeria artistica

L’Ottocento vide la nascita della profumeria moderna con l’introduzione delle prime fragranze sintetiche. Aimé Guerlain, nel 1889, creò Jicky, il primo profumo a combinare ingredienti naturali e sintetici, aprendo la strada alla produzione industriale. La Belle Époque e il Novecento furono caratterizzati dalla crescita di grandi case profumiere, che trasformarono il profumo in un fenomeno globale, intrecciandolo sempre di più con l’arte e la moda. E soprattutto con l’industrializzazione. Già nei primi del Novecento, Jean Patou collaborò con artisti per creare flaconi ispirati all’Art Déco. Negli Anni Trenta, Salvador Dalì disegnò bottiglie di profumo surrealiste, mentre Elsa Schiaparelli lanciò fragranze che riprendevano il suo stile visionario. Il legame tra profumi e moda divenne ancora più forte con la nascita di fragranze iconiche come Chanel N°5nel 1921, una rivoluzione olfattiva che segnò l’ingresso della profumeria nel mondo del design di lusso.

Un profumo di Elsa Schiaparelli
Un profumo di Elsa Schiaparelli

Le origini del profumo Chanel N°5

Il profumo che porta il nome della stilista francese deve molto al granduca russo Dimitri Pavlovic, cugino dello zar Nicola II esiliato dal proprio paese per aver istigato l’omicidio di Rasputin. Prima fu amante di mademoiselle Coco, poi divenne suo amico perché preferì sposarsi con una ricca ragazza americana. Mentre si frequentava con Coco, viaggiò molto insieme a lei e in una delle loro avventure romantiche a Grasse, nel 1920 circa, decise di presentarla al chimico Ernest Beaux, impiegato presso la corte degli zar a San Pietroburgo. Tra i campi di fiori della Provenza, nasce l’idea di produrre un profumo per la maison Chanel. Ma ciò che rende Chanel N°5 inimitabile è anche la boccetta che lo racchiude. Può sembrare lineare, forse troppo, ma il rigore delle bottiglie da farmacia, decorate da un’etichetta rettangolare sui toni del bianco e del nero, ricorda l’arte cubista (Coco era amica di Picasso come di altri artisti del movimento, accogliendoli persino a casa sua).

Coco Chanel, Chanel N° 5 (1921)
Coco Chanel, Chanel N° 5 (1921)

Gli inizi della profumeria d’autore

Poi, dagli Anni Settanta, alcuni profumieri iniziarono a ribellarsi alla standardizzazione del settore, recuperando un approccio più libero e artistico. Questo periodo segnò una reazione alla crescente industrializzazione della profumeria avvenuta nel secondo dopoguerra, quando le grandi maison iniziarono a privilegiare la produzione di massa, l’utilizzo di molecole sintetiche a basso costo e il marketing aggressivo, a discapito della qualità compositiva. Nacque così la profumeria d’autore — o profumeria artistica — caratterizzata dalla ricerca olfattiva, dall’uso di materie prime naturali e da una maggiore attenzione all’identità creativa. Jean-François Laporte, con la fondazione de L’Artisan Parfumeur nel 1976, fu tra i primi a rompere gli schemi proponendo fragranze costruite come esperimenti olfattivi, spesso ispirate alla natura e all’artigianalità. Annick Goutal, ex pianista e modella, portò nella profumeria un’estetica poetica e intima, mentre Serge Lutens, in collaborazione con Shiseido prima e poi con la sua maison omonima, trasformò il profumo in un mezzo espressivo vicino al mondo dell’arte visiva e del teatro. Maison indipendenti come L’Artisan Parfumeur, Frédéric Malle (fondatore dell’etichetta Éditions de Parfums nel 2000) e Diptyque contribuirono in modo decisivo a ridefinire il concetto di lusso olfattivo: non più legato al solo status o al brand, ma all’unicità dell’esperienza sensoriale. Valorizzando la sperimentazione, l’autorialità del “naso” (spesso finalmente riconosciuto come artista) e la qualità degli ingredienti, queste realtà hanno aperto la strada alla moderna profumeria di nicchia, che oggi rappresenta un settore in costante crescita e fermento.

Il valore della profumeria artistica oggi

In un’epoca segnata dalla sovrapproduzione e dalla standardizzazione, il valore della rarità e della qualità artigianale è tornato al centro dell’attenzione. La ricerca di fragranze personalizzate e la riscoperta degli ingredienti naturali hanno reso la profumeria d’autore un settore in forte crescita. Alla base della profumeria artistica ci sono le materie prime di alta qualità e le tecniche di estrazione più raffinate. La città di Grasse, in Francia, è considerata la capitale mondiale della profumeria per la sua tradizione nella coltivazione di fiori come gelsomino, rosa centifoglia e tuberosa. Tra le tecniche più pregiate vi è l’enfleurage, un metodo antico che permette di estrarre le essenze più delicate senza alterarle. Alcuni profumi d’autore utilizzano ingredienti particolarmente rari, come l’oud, resina pregiata proveniente dall’albero di Aquilaria, o l’ambra grigia, sostanza naturale dal forte potere fissativo. Questo impegno nella ricerca delle materie prime distingue la profumeria artistica dalla produzione industriale. Maison quali Byredo, Amouage e Orto Parisi continuano a sperimentare con formule innovative, mentre il digitale ha aperto nuove strade, con profumerie di nicchia che offrono consulenze su misura. Oggi, la profumeria artistica è più di un’alternativa alla grande distribuzione: è un linguaggio espressivo che racconta storie, emozioni e identità in modo intimo e raffinato. L’olfatto rimane un senso primordiale e profondo, capace di connetterci con i nostri ricordi più autentici. E forse, proprio in questa dimensione invisibile, risiede il suo fascino senza tempo.

Erika del Prete

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Erika del Prete

Erika del Prete

Appassionata d'arte in ogni sua forma e amante dell'estetica. Laureata in Design della Moda, con tesi in Styling, collabora con diverse riviste su temi quali Fashion, Lifestyle, Cinema e Musica. Affascinata dal vintage e dalle storie di ogni singolo, si…

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