Barocco torinese
Nel cuore di Torino, a pochi passi da piazza San Carlo, è stato recentemente restaurato e ristrutturato – l’opening su invito è fissato per il 6 febbraio – lo storico Palazzo Valperga Galleani. E l’arte ci è entrata dalla porta principale…
Costruito nel 1663 da Maurizio Valperga, poi ampliato nel 1781 da Michele Luigi Barberis e oggi rimesso a nuovo barocco splendore dalla Building Engineering S.p.a: è il pedigree di Palazzo Valperga Galleani, in quel di Torino. Il recupero dei 6.500 mq totali (cinque piani e due ammezzati) ha mirato soprattutto al ripristino della qualità – venuta meno nel tempo – dell’antica dimora nobiliare e si è sviluppato in tre fasi: una prima, che ha portato alla creazione di un parcheggio interrato di sei piani (supertecnologico nell’utilizzo di un sistema di movimentazione veicoli totalmente automatizzato), una seconda fase in cui i lavori si sono concentrati sul recupero delle facciate e della corte interna, e una terza mirata soprattutto al restauro del piano nobile, avvenuto sotto l’occhio vigile della Soprintendenza, che ha coordinato i lavori.
Questo ha permesso di riportare alla luce gli affreschi secenteschi e il bello scalone d’ingresso, oltre che la realizzazione di 36 appartamenti – con metratura variabile dai 60 ai 200 mq – costituiti da un recuperato “involucro” barocco e da finiture di interni di lusso contemporaneo. Per questo motivo l’intero Palazzo è stato dotato di tecnologia domotica, che consenta attraverso un pannello di controllo, sia agli appartamenti che alla beauty Spa del pianterreno, di avere più comfort, sicurezza ed efficienza energetica.
Quello che però rende particolarmente interessante l’intera operazione è la ricerca di un dialogo forte tra arte e architettura: a sviluppare un corpus di opere ad hoc per la struttura è l’artista Richi Ferrero, classe 1951, già molto attivo sulla scena torinese. A lui si deve il percorso composto da quattro installazioni: Giardino Verticale, Giardino Barocco, Come se a Torino ci fosse il mare e La Maschera, che predilige il tema dello spazio onirico interpretato attraverso il poetico uso della luce che ridà carattere a parti dell’edificio dimenticate. Tra tutte, la più coinvolgente è Giardino Verticale, opera che si ri-appropria del volume cavo della corte lavorando sia sulla pavimentazione (748 barre di resina, ciottoli e 300 metri di nastro luminoso) sia sull’inserimento di un grande albero in acciaio sospeso a 6 metri d’altezza, che con i suoi 13 rami, si illumina al calar della sera.
Giulia Mura
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