Le macchine celibi di Bocchini e il muro del pianto di Tessarollo
Nella scultura di Francesco Bocchini sembrano convivere un meticoloso collezionista e un delirante inventore. I suoi “sconclusionati” assemblage sono sempre pronti al movimento e al rumore: sono macchinari frenetici, aleatori, strepitanti. Mentre le parole e le forme stentoree di Silvano Tessarollo sono solo scrittura a perdere, sempre sull’orlo di spegnersi o di crollare. Presso la Galleria Michela Rizzo a Venezia, fino al 9 febbraio.
Mago, giocoliere, illusionista. Francesco Bocchini (Cesena, 1969) raccoglie e collaziona tra di loro resti che sanno di sottoscala, di infrastoria, di diseredato. Le sue strutture appaiono invariabilmente storpie, sciancate, grottesche. Sono lamiere colorate, fili di ferro, lamine contorte messe insieme per creare una favola venata d’ironia. Più che all’oggetto (duchampiano), mira alla situazione, più che al trofeo guarda alla sua teatralità (felliniana, charlottiana). Non è un caso che basta un gesto perché tutto il congegno cominci a muoversi, a contorcersi, a cigolare; come non è un caso che a volte i rottami siano posti in bacheche che diventano archivi di giocolerie o accolte di strambe figure “in cerca d’autore”. In fondo, la scultura di Bocchini non è la regola, ma l’eccezione.
Nello spazio “Fuori percorso” – una specie di project room – Silvano Tessarollo (Bassano del Grappa, 1956) presenta una grande carta, dove la scrittura fatta con la terra sembra consumarsi nel tempo, mentre alcuni blocchi di muratura vengono intaccati da un segno di putrefazione, come a dire che in ogni forma di vita gioca già la “morte”.
Luigi Meneghelli
Venezia // fino al 9 febbraio 2013
Francesco Bocchini – Magic
Silvano Tessarollo
a cura di Valerio Dehò
MICHELA RIZZO
San Marco 2597
041 2413006 / 335 5443326
[email protected]
www.galleriamichelarizzo.net
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