Il tradimento della macchina?
Ancora l’identità: sfidata, contraddetta, esasperata. Di nuovo le domande sulle definizioni di ‘autore’ e ‘artista’. Attraversate e accese dall’incandescente corrente concettuale dei poli natura-artificio. È Cheyney Thompson, da Raucci/Santamaria di Napoli fino al 15 luglio.
Corpo e macchina, analogico e digitale, spontaneismo vitalistico e incasellamento tecnico-matematico: Cheyney Thompson (Baton Rouge, 1975; vive a New York) si arrischia, padroneggiandolo, sul costone fra istintiva espressione e calcolate procedure di concettualizzazione metalinguistica. Ancor più alto che in passato è il potenziale dialettico tra i due poli, a sorpresa generatori di energia visceralmente esistenzialistica e non gelidamente cerebrale.
I Motifs intrecciano gestualità post-informale e new media art, e con gli Untitled sfidano identità e autorialità; i Chronochrome icastizzano magistralmente lo scarto bergsoniano fra tempo interiore ed esteriore, sondando l’attrito fra coscienza e scienza, che i Pedestals rimodulano ironicamente. Se parte integrante dell’opera è il processo, nel suo svolgimento temporale, dietro l’automatismo spersonalizzante del dispositivo sbuca l’uomo.
Diana Gianquitto
Napoli // fino al 15 luglio 2011
Cheyney Thompson – Chronochromes/Umberto/Simon/Carlo
www.raucciesantamaria.com
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