Mark Wallinger diventa il re della London Underground. Un’opera per celebrare i 150 anni dalla nascita della metropolitana londinese. Anzi, 270 opere. Tante quante le stazioni…
Una piccola opera, quasi mimetizzata nell’immenso dedalo della subway londinese. Un’immagine grafica, netta, d’impatto, un metro per un metro circa, che spezza la monotonia delle piastrelle variopinte distese sulle pareti dei corridoi. Dieci stazioni, per adesso, tra cui King’s Cross St Pancras, Oxford Circus e Westminster: sono le prime location in cui trovano posto le […]
Una piccola opera, quasi mimetizzata nell’immenso dedalo della subway londinese. Un’immagine grafica, netta, d’impatto, un metro per un metro circa, che spezza la monotonia delle piastrelle variopinte distese sulle pareti dei corridoi. Dieci stazioni, per adesso, tra cui King’s Cross St Pancras, Oxford Circus e Westminster: sono le prime location in cui trovano posto le immagini di Mark Wallinger, già vincitore nel 2007 del Turner Prize, selezionato per celebrare i 150 anni dalla nascita della metropolitana di Londra. Dieci opere, ad oggi, che entro l’estate 2013 diventeranno 270, tante quante sono le stazioni della rete.
Si tratta, probabilmente, della più grande commissione d’arte pubblica mai realizzata al mondo. Una roba di proporzioni immense, in quanto a estensione territoriale. Il soggetto di base è unico, riconoscibile, intelligentemente destinato a diventare una sorta di icona celebrativa: un labirinto, che a tratti un po’ ricorda le circonvoluzioni di un cervello, e che rappresenta la complessità di una mappa sotterranea. Tutto giocato nei toni del bianco e del nero, con una x rossa che segna il varco d’ingresso. 270 variazioni su tema, per raccontare l’unicità di milioni di viaggi, di storie, di tragitti, consumati tra i meandri di un incredibile non-luogo. Esperienze “individuali e universali”, come le definisce lo stesso Wallinger. Così come unica e insieme molteplice è ognuna delle opere concepite per il progetto: un codice variabile, per una rete di segni interconnessi con cui ridefinire graficamente l’identità di uno spazio solcato da fiumi di folla.
“È sicuramente il sogno di ogni artista di creare un lavoro permanente che sarà incrociato da così tante persone”, ha commentato ancora l’artista. E in effetti, meglio di così non gli poteva andare: da qui all’infinito, milioni di occhi incroceranno i suoi labirinti, simultaneamente, soffermandosi con attenzione o sfiorandoli distrattamente…
– Helga Marsala
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