Cento estintori e un pianoforte infuocato. Gli oggetti di Giovanni Albanese di scena ai Martedì Critici. Sculture di luce, nel cuore del banale
Bricoleur eclettico, avvezzo all’ironia e alla poesia, Giovanni Albanese gioca con gli oggetti recuperandoli, rimaneggiandoli, facendone piccoli dispositivi esplosivi, da cui il senso della sorpresa emana, con leggerezza. Nelle sue ricognizioni tra officine, mercatini dell’usato, sfasciacarrozze, ha fatto incetta di materiali disparati – elettrodomestici, congegni meccanici, rottami tecnologici – condannati a una dis-funzione creativa: era e resta […]
Bricoleur eclettico, avvezzo all’ironia e alla poesia, Giovanni Albanese gioca con gli oggetti recuperandoli, rimaneggiandoli, facendone piccoli dispositivi esplosivi, da cui il senso della sorpresa emana, con leggerezza. Nelle sue ricognizioni tra officine, mercatini dell’usato, sfasciacarrozze, ha fatto incetta di materiali disparati – elettrodomestici, congegni meccanici, rottami tecnologici – condannati a una dis-funzione creativa: era e resta questa la materia prima delle tante sculture che richiamano sensibilità vicine al dadaismo e al surrealismo, rilanciate in chiave neopop. Dal tradimento del banale alla sua risignificazione visiva.
Straniamento, sintesi concettuale, spirito ludico: a sedurre l’artista pugliese pare essere quell’incerto destino che condanna tutti gli oggetti a una possibile inutilità, opacità, metamorfosi. Da qui la loro bellezza enigmatica.
Dalla metà degli anni Novanta Albanese trova nell’elemento luminoso il carattere peculiare della sua ricerca. Gli oggetti diventano corpi accesi, animati dall’energia di lampadine fiammeggianti: un po’ candele votive, un po’ fiaccole elettriche, ricoprono sedie, tavoli, strumenti musicali, croci, porte… La luce, come una seconda pelle, tramuta presenze qualunque del quotidiano in spettacolari calamite per lo sguardo. Incendi visivi, come quello allestito al Macro del 2001: al centro della scena un pianoforte a coda, infiammato da decine di lampade, vedeva di fronte a sé un plotone di cento estintori rossi. Una platea compatta, minacciosa.
Albanese è ospite del quarto appuntamento dei Martedì Critici al Museo Pecci di Milano, pronto a raccontare i dettagli di questo suo percorso di ricerca, introdotto come sempre dai curatori, Alberto Dambruoso e Marco Tonelli. In chiusura anche un momento filmico: sarà infatti proiettato il suo film “Senza Arte Né Parte” (2011), interpretato, tra gli altri, da Vincenzo Salemme, Giuseppe Battiston e Donatella Finocchiaro.
Su Artribune Television, intanto, arriva il video del precedente incontro, dedicato a Chiara Dynys, con un cammeo finale di Marco Meneguzzo.
– Helga Marsala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati