Eh sì, il miglior ristorante di Venezia
Esperienze multisensoriali di benessere. Sapori, suoni ed emozioni in un piatto. Succede in un ristorante veneziano, il Met, che è ormai schiettamente la miglior tavola della Laguna, in un contesto come Venezia dove molti badano più alla quantità che alla qualità. Artribune ha incontrato Corrado Fasolato, lo chef.
Qui parliamo del Met, il ristorante dell’Hotel Metropole, uno splendido cinque stelle a pochi passi da piazza San Marco a Venezia, sulla riva degli Schiavoni. Con 2 stelle Michelin e 3 forchette assegnategli dal Gambero Rosso, è il riferimento gastronomico della Laguna.
Con i suoi piatti fa viaggiare i clienti indietro nel tempo, in luoghi lontani o vicinissimi, o anche dentro se stessi. Lui si chiama Corrado Fasolato, è un giovane chef vicentino che ha già al suo attivo parecchie esperienze, che è cresciuto nella terra (“Il mio comfort food? Il piccione“) e si è adattato perfettamente al mare. Lo abbiamo incontrato per scambiare qualche riflessione alla vigilia della Biennale. E abbiamo parlato di tutto: arte, cucina, orti, musica, emozioni, benessere e, naturalmente, Venezia.
L’arte, dicevamo. Sì, perché, dice Corrado, “la cucina è sia arte sia scienza, diciamo cinquanta e cinquanta. Ed è anche altissimo artigianato”. La cosa su cui bisogna sgombrare ogni dubbio, ormai, anche per le dinamiche con cui i due settori si muovono, crescono, riscuotono consensi anche internazionali, è che l’arte e il cibo siano mondi assolutamente interlacciati. “Sì, viaggiano in parallelo”, prosegue Fasolato, “e lo chef utilizza i suoi piatti per trasmettere il suo mondo interiore. I grandi artisti, come lo chef Massimo Bottura, ci riescono a pieno”. Indubbiamente Bottura, attualmente uno dei migliori cucinieri del pianeta, riesce a portare il suo “pubblico” dove vuole, con chiarezza e decisione.
E la cucina di Fasolato, invece? “Io la definisco semplicemente complessa. Nelle decorazioni, ad esempio, sono barocco e mi distacco dal minimalismo imperante”. Certo il minimalismo va di moda, non c’è dubbio, ma le mode nel mondo del food hanno le stesse caratteristiche delle mode nel mondo dell’arte? Gli chef sono obbligati a seguirle pena sentirsi esclusi? O si riesce a essere indipendenti? “Beh, certo che seguo le mode, ma fino a un certo punto. Preferisco un percorso personale. E poi cambiano in continuazione. Un anno e mezzo fa andava di moda il minimalismo puro. Poi è stato il momento delle sperimentazioni, degli additivi utilizzati per migliorare il piatto e dei procedimenti chimici. Ci si soffermava più sulla tecnica che sulla sostanza. Un percorso adesso abbandonato, a favore di una riscoperta di una cucina più concreta, della tradizione, che suggelli il legame con il territorio”. Tradizione e innovazione, dicotomia degli uguali e contrari. Dibattito attivissimo in cucina come nella creazione artistica.
Ma parliamo un po’ di Venezia. E della difficoltà di portare avanti un luogo gourmet in una città assediata da un turismo terrificante. Nella sfida della qualità. La risposta di Corrado Fasolato, da quando è approdato in Laguna, è sempre stata quella di fuggire ogni banalità. Ne è testimonianza il progetto Sound Chef: “Ho sempre pensato che il cibo sia valorizzato maggiormente se ben contestualizzato. Gli spaghetti alle vongole sono più buoni se mangiati su una scogliera al tramonto, ad esempio. E una cena nel chiuso di un ristorante può magari migliorare con un’adeguata sonorizzazione. Ho pensato così di introdurre la musica come parte della proposta gastronomica”.
Sound Chef, un connubio di musica e cibo, è un menu di 11 portate a cui vengono accompagnati altrettanti brani mixati da un dj presente in sala. E così a tavola anche l’udito è coinvolto. Costringendo il commensale a qualche ora di godimento e benessere. Una sorta di Spa gastronomica. Buon ascolto e buon appetito.
Martina Liverani
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #1
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