I musei del Trentino danno i numeri. Scienza batte Arte
Tagli in vista per le grandi mostre del Mart e del Castello del Buonconsiglio. Mentre il Muse, il nuovo Museo delle Scienze, assorbe il grosso delle risorse. La provincia di Trento non è esente dalla crisi. Anche se qui si sceglie, più che chiudere...
Un lancio dell’Ansa qualche giorno fa riportava: “Dimezzano i visitatori del Mart di Rovereto, il Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Dai 376.212 (di cui 67.812 fruitori di servizi didattici) del 2011 ai circa 180.000 dello scorso anno”. L’agenzia, in questo messaggio, riferisce un calo catastrofico dei visitatori, e se le cifre non corrispondono, le percentuali non sono lontane dalla realtà: erano 270.000 nel 2011 (come riporta l’annuario statistico PAT) e sono risultati 118.000 nel 2012, per un totale di 148.000 con Casa Depero e sedi esterne.
Dopo dieci anni nell’edificio disegnato da Mario Botta, il museo di Rovereto deve fare i conti con se stesso, tenendo saldo a mente uno dei fondamenti di Cristiana Collu: “Un museo deve essere splendido quando ha soldi ed eroico quando non ne ha”. Sembrano lontani i tempi della “moltezza”, quando la neo-direttrice, citando la mostra Alice nel paese delle meraviglie, come segno di passaggio di consegne, auspicava: “La moltezza, per me che amo i neologismi, è un bel concetto. Rappresenta la spinta che permette ad Alice di ricominciare la sua avventura”.
Ma il Mart, oggi, è apparso ben lontano dall’essere una terra di meraviglie. Il 9 febbraio, alla sua seconda presentazione del bilancio annuale, comprendente 294 giorni di ingressi (per una media giornaliera di 405 visitatori, dei quali quasi il 20% gratuiti), il presidente Franco Bernabé, re-investito della propria alta carica manageriale in Telecom, ha in parte confermato i timori espressi qualche mese fa. Spesso, infatti, in quest’ultimo trimestre era stato messo in dubbio l’assunto che il denaro speso per la cultura da parte della provincia potesse rappresentare un importante moltiplicatore economico anche per le arti plastiche.
In una intervista rilasciata a L’Adige, l’assessore alla cultura Franco Panizza aveva predetto che in futuro non ci si sarebbe più potuto permettere di finanziare l’organizzazione di mostre che avrebbero potuto portare in Trentino centinaia di migliaia di persone. Come il percorso sula Phillips Collection di Washington, mostra che ospitò oltre 160.000 visitatori nel 2010. Le uniche ancore di salvezza sembravano essere tagli esasperanti oppure coinvolgimenti di privati, enti e fondazioni. “La domanda che come CdA ci siamo posti”, rimarca Panizza, “è: come mantenere il livello di eccellenza conquistato in questi dieci anni in un contesto di risorse notevolmente diminuito? Occorrerà valorizzare di più le risorse proprie del Mart e del territorio circostante, rafforzando il ruolo di catalizzatore di interessi che gravitano intorno all’arte. Al Mart abbiamo 13.000 opere depositate da parte di collezionisti che sono straordinarie, e da ‘sfruttare’. Con il patrimonio di cui disponiamo in autunno partirà la mostra ‘Magnifica ossessione’. Si tratta di mettere in luce tali opere in maniera innovativa”. E così è stato. La Magnifica Ossessione, infatti, della monumentale durata di un anno, consta attualmente di 2.784 oggetti, un chilometro di cammino, 275 artisti, 418 dipinti, 144 disegni, 100 incisioni, 70 sculture, 11 film e video, 6 installazioni, 6 arazzi, 103 manifesti, 328 fotografie, 217 documenti, 1074 mail art, 64 libri d’artista, 20 modelli d’architettura e 78 multipli.
Come sottolinea oggi, però, lo stesso Bernabè, se nel 2012 il Mart ricevette dalla Provincia 5 milioni di euro, per il corrente bilancio 2013 ne sta per introitare solo 1,5, mentre dal 2014 i supporti ammonteranno a soli 500.000 euro. Da ricordare inoltre che i meri costi vivi del Mart ammontano, annualmente, a 6 milioni di euro, suddivisi in stipendi, guardiania, sicurezza, manutenzioni.
Eppure per il 2013 la Provincia, come preconizzato da Panizza, aveva già previsto un taglio del 50-60% dei fondi per le grandi mostre del Mart e del Castello del Buonconsiglio (che nella peggiore delle ipotesi rimarrà solo castello, archiviando la stagione delle grandi mostre da 115.000 visitatori alla volta). Mentre il Muse, il nuovo Museo delle Scienze, avrebbe assorbito il grosso delle risorse.
Il Muse, disegnato da Renzo Piano, è costato alla Provincia poco più di 70 milioni di euro per la costruzione, più di 4,5 per l’allestimento, mentre le spese di gestione sono state calcolate in circa 6 milioni l’anno. Inserito nel discutibile complesso delle Albere, speculazione edilizia appoggiata dalla PAT, il museo, che inaugurerà a luglio 2013, vanterà uffici e laboratori di ricerca, ampie sale espositive e l’originale serra tropicale, distribuiti su 12mila mq. “Il museo è un posto dove si studia”, sostiene Michele Lanzinger, il direttore archeologo, “dove si lavora (120 dipendenti) e si riflette, dove i cittadini possono ritrovarsi (nella piazza coperta) e ricordarsi che il mondo in cui viviamo è unico, quindi va preservato”. La serra tropicale, così come la verticalità alpina, volute da Piano e dal gruppo misto di progettazione, sono stati indicati come simboli locali e globali, ci si augura di esemplarità.
Ma due musei di tale portata, inseriti in una realtà così piccola, rischiano di essere messi a confronto, sullo stesso piano. Il Mart e il Muse devono oggi diventare una sfida, creando un sistema di investimenti strettamente interconnessi, coinvolgendo imprese giovani che trasformino i contenuti culturali in creatività applicata al mercato. La revisione della spesa pubblica trentina, inevitabile con i relativi tagli, era d’obbligo che andasse a intaccare due capisaldi del bilancio provinciale: la sanità e la cultura. Sul fronte salute, i 50 milioni da tagliare si ricaveranno da una riduzione del personale e da una riorganizzazione degli acquisti. Per quanto riguarda, invece, l’organizzazione delle mostre, non resta che far di necessità virtù. Nonostante, infatti, Cristiana Collu abbia sottolineato che “un museo teoricamente si giustifica anche se rimane aperto per un solo visitatore”, Bernabè ha infine rivelato, non senza acribia, che a fronte della diminuzione di visitatori e degli investimenti è anche diminuita la spesa pro-capite che il Mart destina a ogni visitatore.
Ginevra Bria
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