Il Sensus di Claudio Cosma per l’arte
Claudio Cosma, anni 61, broker assicurativo e collezionista da trent’anni, dà la sua personale sferzata al solo apparentemente sonnacchioso mondo dell’arte contemporanea fiorentina. Un nuovo spazio in locali del tutto particolari lungo il perimetro dei viali di circonvallazione, a tre passi dal centro storico.
Sensus è un posto dove vivere l’arte a 360 gradi, mettendo al centro la figura dell’artista e le sue caratteristiche uniche. Sensus, questo il nome dello spazio, ha aperto a metà dicembre, senza una vera e propria inaugurazione però. La mostra d’esordio è curata da Pier Luigi Tazzi – una collaborazione che si prevende continuativa – e si concentra sui primi ingressi in collezione, avvenuti negli Anni Ottanta. Claudio Cosma ci spiega tutto in questa intervista.
Chi ha seguito il progetto dal punto di vista architettonico?
Elena Ciappi, che tra l’altro è esperta di risparmio energetico.
Sensus è il nome del progetto…
Sì, il nome me lo ha suggerito Alessandro Ceccarelli, un giovane filosofo di Bologna che anche per questo ha scritto una prefazione sul primo catalogo. Tra l’altro il nome può essere letto anche come acronimo: Spazio Espositivo Non Sovvenzionato Utenza Selezionata.
Come inizia a collezione Claudio Cosma?
Negli Anni Ottanta, trentenne. Collezionando quasi sempre giovani che poi, col passare degli anni, giovani non sono più. Attualmente ho 500 opere tutte sparse tra case, soffitte, case di amici, studio e magazzino. Sensus mi aiuterà a vedere almeno parte delle opere tutte insieme.
Qualche nome?
Mochetti, Nannucci, Boetti, Corneli e tantissimi altri, oltre a un nucleo di opere di artisti thailandesi che si sta formando grazie ai continui scambi con Pier Luigi Tazzi.
Dunque uno spazio espositivo per la collezione. Questa la mission?
Non so esattamente cosa faremo a Sensus. So alla perfezione cosa non voglio fare però: lasciare da parte l’eccessiva mercificazione, il solito trito triangolo spettatore-galleria-artista dove non c’è calore nel rapporto con l’artista e dove la galleria somiglia a una chiesa. Voglio fare in modo che emerga l’attitudine e il modo di essere al mondo degli artisti, le loro caratteristiche, il loro sguardo sul mondo completamente diverso dal nostro. Sensus in un modo o nell’altro deve dare la possibilità di poter vivere con gli artisti, al loro fianco, respirarli, sentire la loro profondità il loro essere fuori dagli schemi e dalle convenzioni. Poi naturalmente, in subordine, ci sarà la mia collezione, ma non in maniera fissa, non invadente. Tutto pensato in un’ottica di condivisione.
Caratteristiche dello spazio?
400 mq sui viali, tra piazzale Donatello e piazza Beccaria. In un bel palazzo in cemento degli Anni Sessanta, tutto di proprietà di un amico. Il nostro spazio è nel basement, con tante aperture sulla strada e sul retro e dunque con tanta luce naturale. E poi 150 mq di cortile. Lo stiamo allestendo con caratteristiche museali. Qui, prima dei tagli, c’era la Biblioteca dell’Università di Firenze, poi hanno dovuto lasciare…
Come lo gestirete? Un’associazione? Una fondazione?
Associazione culturale. Dentro ci sono, a mo’ di board, anche galleristi e collezionisti che potranno utilizzare lo spazio per esporre la loro raccolta. Poi ci sarà un giovane curatore e Pier Luigi Tazzi, che è un po’ il direttore scientifico di tutto.
Resterà il focus sui giovani, come è sempre stato per la collezione?
Altroché. Sia per quanto riguarda gli artisti (i giovani saranno quelli chiamati a realizzare lavori site specific per lo spazio), sia per quanto riguarda i visitatori, perché ho intenzione di utilizzare lo spazio in maniera alternativa e viva. Ad esempio organizzando una volta al mese una cena per amici e persone funzionali alla mostra del momento, ma anche coinvolgendo, durante i sabati, i bambini con progetti di mediazione seguiti da giovani curatori. Vorrei mettere i bambini in mezzo alla mostra e sentire cosa hanno da dire, cosa piace loro, ma soprattutto cosa non gli piace. E capire il perché…
Tantissime attività necessiteranno di tantissimo personale…
Mi voglio rivolgere ai giovani studenti dell’Accademia di Firenze. Ce ne sono tanti anche internazionali. Spero che loro mi diano una mano a tenere lo spazio aperto. E poi magari, una volta all’anno, potrebbero prendersi loro tutto Sensus e avere qui la loro prima mostra.
Niente inaugurazione?
Non mi piacciono, penso siano la morte delle mostre: la gente viene il giorno dell’inaugurazione e poi non torna più fino all’inaugurazione successiva e la mostra rimane desolatamente vuota. Faremo una cosa diversa, costruiremo un palinsesto di eventi e situazioni, di persone e incontri e così chiunque verrà in qualunque momento potrà trovare qualcosa: l’artista che allestisce, le maestranze che costruiscono pareti e piedistalli, il curatore che ragiona sulla mostra successiva, io che guardo il book di un artista. Tutto in nome della leggerezza. Voglio che diventi uno spazio dove tutto può capitare…
Beh, quantomeno ambizioso…
Intendiamoci, poi ci sarà da vedere se riesco a mantenere questa promessa. Però da quel che vedo in questi mesi sembra che tanti amici e compagni di strada abbiano voglia di divertirsi. Le persone che conosco, che sono di svariate tipologie, sono tutte disposte a darmi un contributo per arricchire il progetto.
Matteo Innocenti
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #10
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