Il Padiglione della Macedonia alla Biennale di Venezia, quattro mesi prima. Al Cam di Casoria in mostra l’opera ideata da Elpida Hadzi-Vasileva per l’evento lagunare, qui ci sono le immagini
Mentre l’Italia in questo momento pare assorbita da ben altri pensieri, alquanto lontani dalle faccende artistiche, arriva un’inaspettata anticipazione della Biennale di Venezia. Parliamo della mostra Reflection; White-Black or not, a cura di Antonio Manfredi e Ana Frangovska, che si presenta come un’anteprima della mostra del Padiglione macedone della Biennale lagunare. L’evento, che vede il […]
Mentre l’Italia in questo momento pare assorbita da ben altri pensieri, alquanto lontani dalle faccende artistiche, arriva un’inaspettata anticipazione della Biennale di Venezia. Parliamo della mostra Reflection; White-Black or not, a cura di Antonio Manfredi e Ana Frangovska, che si presenta come un’anteprima della mostra del Padiglione macedone della Biennale lagunare. L’evento, che vede il patrocinio del ministero della Repubblica della Macedonia e la collaborazione con la National Gallery of Macedonia, si propone di offrire uno spaccato ampio della vivacità sperimentale dell’Est, con le sue scelte storico-artistiche alternative ed innovative lungo una linea stilistica differenziata e riconoscibile.
La curatrice Ana Frangovska porta infatti in mostra a Casoria l’opera di Elpida Hadzi-Vasileva – che rappresenterà la Macedonia a Venezia -, insieme ad altri 14 artisti conterranei tra i più importanti, da Blagoja Manevski a Jovan Shumkovski, Slavica Janeslieva, Antoni Maznevski, Goce Nanevski, Zaneta Vangeli, OPA (Denis Sarakinovski and Slobodanka Stevcevska), Boris Semov, Osman Demiri, Nehat Beqiri, Simon Semov, Nove Frangovski, Reshat Ameti.
L’occasione si muove nel solco della tradizione di un Museo che fa del dialogo e dell’ascolto il suo manifesto. “La purezza delle linee, la poesia delle forme e dei monocromi – commenta il direttore del Cam – si evolve in questi artisti in citazioni silenti, in opere dall’eleganza formale che sussurra un vissuto complesso e profondo. Il bianco ed il nero si rincorrono, giocano e si trasformano in opere che sviliscono i materiali, che ne rinnovano la consistenza e ne deturpano il concetto usuale”.
– Ivana Porcini
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