“Liberate Ai Weiwei”, tuonò Baratta. E la Biennale è tutta con lui, dalla grande insegna alla Giudecca fino alle borsine tedesche…
Anche Parolo Baratta ha fatto appello affinchè venga restituito alla comunità dell’arte, ma Ai Weiwei, arrestato il 4 aprile scorso ad Hong Kong dalle autorità cinesi, per non meglio specificati reati fiscali, è ancora “desaparecido”. Alla Biennale la sua assenza pesa e c’è chi lo saluta – oltre al museo tedesco, che gli ha dedicato […]
Anche Parolo Baratta ha fatto appello affinchè venga restituito alla comunità dell’arte, ma Ai Weiwei, arrestato il 4 aprile scorso ad Hong Kong dalle autorità cinesi, per non meglio specificati reati fiscali, è ancora “desaparecido”. Alla Biennale la sua assenza pesa e c’è chi lo saluta – oltre al museo tedesco, che gli ha dedicato una delle famose “borsine” distribuite ai Giardini – con una insegna luminosa davanti una chiesa alla Giudecca (ben visibile di notte, specie dai panfili che si sono ammassati attorno a Punta della Dogana).
“By by Ai Weiwei“, riporta la grande scritta di Giuseppe Stampone, giocando sull’assonanza di pronuncia e lasciando lo spettatore a decidere se prenderlo come un macabro saluto o come un più ironico appunto contro una nazione che, dal punto di vista del diritto alla libera espressione delle proprie idee, appare ancora poco “illuminata”…
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