Educazione latouriana. A Villa Panza
Nel Salone Impero di Villa e Collezione Panza, a partire dal 16 marzo e con cadenza mensile, verranno presentate sei opere video sui temi dell’educazione, di volta in volta introdotte dai relativi artisti selezionati. Autori che non solo terranno workshop con gli studenti, ma incontreranno anche il pubblico nel corso di alcune conversazioni. Ne abbiamo parlato con la curatrice Maria Rosa Sossai.
Workshop e conversazioni a Villa Panza, per sei incontri che iniziano sabato 16 marzo e terminano il 29 dicembre. Una programmazione imbastita dalla direttrice di Villa Panza, Anna Bernardini, insieme alla curatrice Maria Rosa Sossai e a due relatori che si alterneranno: Mauro Gervasini e Andrea Bellavita. Gli artisti protagonisti saranno Valerio Rocco Orlando, Angela Marzullo, Aberdabei, Hektor Mamet ed Ettore Favini, Diego Tonus, Adelita Husni-Bey.
Artribune ha incontrato la curatrice Maria Rosa Sossai per analizzare assieme gli appuntamenti in programma.
Da dove nasce l’idea di Un’educazione e perché dare vita a questo progetto proprio all’interno di Villa Panza?
Un’educazione nasce dalla volontà di sperimentare prototipi di formazione per studenti condotti da artisti che hanno a cuore l’educazione e dimostrino come in questo momento storico l’esperienza educativa e l’esperienza artistica siano due potenziali spazi di libertà in grado di promuovere la crescita culturale del Paese e di condividere obiettivi, contenuti e processi di conoscenza comuni. L’idea di organizzare un ciclo di laboratori, conversazioni e mostre su opere video, le quali sono a loro volta frutto di altri laboratori o di riflessioni su questi temi, è dettata dal fatto che le immagini in movimento sono oggi il mezzo di comunicazione più influente e diffuso non solo tra gli adolescenti. La direttrice di Villa e Collezione Panza, Anna Bernardini, ha accolto con entusiasmo il progetto perché la formazione è una delle priorità del museo, mentre l’attenzione alle nuove tecnologie e ai nuovi media ha caratterizzato le scelte di Giuseppe Panza nella creazione della sua collezione.
Secondo quali criteri sono stati scelti gli artisti?
Sono artisti che da tempo si impegnano nell’area della formazione, convinti che l’opera d’arte sia in sé un atto educativo. Alcuni di loro hanno partecipato alla stesura del manifesto di Alagroup, la piattaforma di arte contemporanea e di educazione che ho fondato nel 2012. Con altri collaboro alla realizzazione di progetti sempre inerenti a questi temi.
Dal 16 marzo al 27 aprile il primo artista invitato, Valerio Rocco Orlando, indagherà il sistema scolastico contemporaneo attraverso lo studio delle relazioni fra studenti e insegnanti in scuole diverse per struttura e tradizione. Quale tipologia di percorso offrirà il suo video ¿Qué Educación para Marte?, girato nell’Instituto Superior de Artes dell’Avana?
Il punto di vista adottato da Valerio è centrale nella comprensione dei meccanismi che permettono la trasmissione dei saperi. Come è stato dimostrato dagli studi pedagogici, l’apprendimento avviene in contesti relazionali caratterizzati da atteggiamenti umanamente empatici e intellettualmente stimolanti, in cui sono valorizzate le singole capacità. Questo approccio di ricerca è stato adottato da antropologi della scienza come Bruno Latour il quale, per studiare il mondo scientifico, ha analizzato le relazioni esistenti tra gli scienziati e la loro cerchia di amici e familiari.
Nel 2011, in un liceo statale di Roma, l’artista aveva realizzato la prima parte del progetto Quale Educazione per Marte? nel corso di un laboratorio con gli studenti, focalizzando l’attenzione sui concetti di comunità, consapevolezza, dialogo e scambio. In occasione di questa seconda parte, presentata in anteprima assoluta, nel Salone Impero la mattina dell’opening Valerio Rocco Orlando terrà un laboratorio con gli studenti di un liceo locale. Secondo quali direttive e con quali finalità?
I laboratori sono concepiti come brevi esercitazioni sul campo, durante le quali sono previste azioni diverse: nel workshop di Valerio gli studenti, dopo aver visto il video, scriveranno le loro proposte per migliorare i rapporti all’interno della scuola su fogli colorati su cui sono state trascritte le dichiarazioni degli studenti cubani intervistati dall’artista. Nel workshop di Angela Marzullo sono previste microazioni durante quali le/gli studentesse/ti partecipanti “trasformeranno in atti” le loro opinioni sulle questioni affrontate nel video Concettina, quali l’obbedienza e la disobbedienza verso le regole, la tolleranza e la chiusura nei confronti degli altri ecc.. Mentre nel workshop dei due film maker danesi Aberdabei, alcuni giovani studenti di musica e altri che non suonano uno strumento, proveranno insieme ad applicare il metodo democratico utilizzato nella scuola di Vidar in Danimarca. Nei tre laboratori di Hektor Mamet e Ettore Favini, Diego Tonus e Adelita Husni-Bey, che si svolgeranno dopo l’estate, saranno esplorate altre modalità laboratoriali. Ciò che conta è che i singoli studenti facciano concretamente esperienza del loro potenziale creativo avendo come punti di partenza dei video d’artista considerati nel loro doppio valore di opere d’arte e strumenti formativi e di ricerca.
I video saranno visibili al di là dell’occasione del workshop?
Con la direttrice abbiamo pensato che, per la sua ampiezza, il Salone Impero fosse adatto ai laboratori e all’incontro pubblico con l’artista, mentre la Cappella della villa, per le sue dimensioni più intime, si prestava a essere trasformata in project room dove proiettare i video nel mese successivo all’opening e accogliere i visitatori.
Perché ¿Qué Educación para Marte? si pone come sfida alla crescente crisi di credibilità dell’istituzione scolastica?
Perché è evidente che nella maggior parte dei casi l’istituzione scolastica e quella italiana in particolare non sia in grado di far fronte in maniera soddisfacente ai cambiamenti della società e motivare studenti e professori. Se non interverranno in breve tempo finanziamenti e riforme, la scuola è destinata a un declino progressivo. Le Accademie di Belle Arti, tranne alcune eccezioni, versano in situazioni forse anche peggiori, per l’assenza di docenti artisti di fama riconosciuta, per mancanza di meritocrazia e di metodi sperimentali di apprendimento.
Da questa analisi compiuta attraverso i sei laboratori e le sei mostre video, cosa emergerà? Che cosa significa essere insegnanti oggi e com’è cambiato il modo di apprendere?
Sono un’insegnante, oltre che curatore e critico d’arte, e sono convinta che nella scuola si debba intraprendere con determinazione la strada della ricerca applicata. L’insegnamento/apprendimento viene ancora esercitato in modo gerarchico con la lezione frontale, la presenza unica dell’insegnante e lo svolgimento dei programmi curriculari. L’artista oggi potrebbe offrire alla scuola un modello alternativo che favorisca la crescita umana e culturale.
I terreni della scienza dell’educazione e dell’arte contemporanea possono interagire fr e valorizzarsi a vicenda? E come possono diventare futuro?
Possono valorizzarsi a vicenda condividendo in modo più organico e sistemico il metodo, come ho detto prima, della sperimentazione, per esempio, ponendosi domande di cui non si conosce ancora la risposta, esattamente come accade in laboratorio quando uno scienziato non sa dove lo porterà la sua ricerca. Accade lo stesso agli artisti che nel loro lavoro procedono spesso per ipotesi. Perché questo non deve accadere anche a scuola? Agli studenti viene chiesto invece di ripetere la spiegazione dell’insegnante oppure di riassumere le pagine del manuale, a non diventare insomma degli esseri pensanti ma contenitori di conoscenze preconfezionate da altri.
Ginevra Bria
Varese // fino al 29 dicembre 2013
Un’educazione
a cura di Maria Rosa Sossai
VILLA PANZA
Piazza Litta 1
0332239669
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