“Come Grillo!”: così viene accolto dal pubblico il discorso con cui Pisapia motiva, in consiglio comunale, la scelta di ritirare le deleghe a Stefano Boeri. Con il sindaco che assicura “niente di personale”
Si prende una decina di minuti il sindaco di Milano Giuliano Pisapia per presentare con il rimpasto di giunta quella che definisce “una nuova squadra unita e motivata”; ma tolti i convenevoli passa subito al sodo. Ovvero al discusso e rumoroso ritiro delle deleghe a Stefano Boeri, nei confronti del quale “è venuto meno il rapporto di fiducia”. Decisioni pesanti, […]
Si prende una decina di minuti il sindaco di Milano Giuliano Pisapia per presentare con il rimpasto di giunta quella che definisce “una nuova squadra unita e motivata”; ma tolti i convenevoli passa subito al sodo. Ovvero al discusso e rumoroso ritiro delle deleghe a Stefano Boeri, nei confronti del quale “è venuto meno il rapporto di fiducia”. Decisioni pesanti, che “non nascono, sia chiaro da questioni personali. Se così fosse sarebbero già state ritirate in passato”: duro Pisapia, che si bécca dalla piccionaia di un consiglio comunale raramente così ricco di pubblico e stampa, un robusto “come Grillo!”. Il primo cittadino tira dritto e non fa una piega, predicando la necessità di mettere al bando i personalismi, facendo quadrato: per guidare la città c’è bisogno, per Pisapia, di “ascolto, sobrietà, umiltà, pazienza”; qualcuno che non spifferi ai giornali, “magari in forma anonima” ciò che viene discusso in giunta. Toni che spaziano dal francescanesimo imperante di questi tempi e il clima dal tabula rasa stile Beria: nonostante le rassicurazioni sul fatto che a Palazzo Marino siano garantiti “ascolto e confronto” appare fin troppo evidente come l’elogio delle virtù dell’assessore perfetto siano in realtà il catalogo dei vizi imputati a Boeri. Pisapia parla di novità, di necessità di cambiare marcia: e gli interventi da parte della minoranza non gli perdonano quella che viene presa come un’ammissione di fallimento. Catilinario l’intervento del PDL Giulio Gallera, interrotto da applausi quando parla di“sgarbo all’assessore Boeri: che ha avuto l’ardire di cantare fuori dal coro”. Nonostante “il suo lavoro in maniera magari estrosa l’aveva sempre fatto”.
“Forse era troppo bravo”, si sente dai banchi di un centrodestra che ironizza su “il regime arancione”: ed è difficile non ammettere un certo imbarazzo nelle parole di Pisapia. Che ringrazia Boeri sostenendone il buon lavoro svolto e non annovera nella motivazione dell’addio i ben noti screzi personali. Evitando di fornire, quindi, motivazioni chiare e credibili. In quello che appare uno stentoreo e un po’ stucchevole tentativo di difesa a oltranza del segreto di Pulcinella: se non si fa come dice il sindaco, ecco la porta. Oppure, come sostiene dai banchi della minoranza Manfredi Palmeri, c’è dell’altro: una crisi di giunta che mette alle corde la credibilità del Partito Democratico, molto più profonda di quanto possa far pensare il semplice addio di Boeri.
– Francesco Sala
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