La prima fiera del Giappone? Una fiera di Paese. Solo espositori giapponesi (e uno italiano) all’Art Fair Tokyo numero otto
Come sarà l’Art Fair Tokyo, evento fieristico che da otto anni tiene banco fra il 22 e il 24 marzo in una delle capitali più ricche ed ecumeniche del globo? Impossibile dirlo: o per lo meno, impossibile utilizzare termini di giudizio abituali per eventi del genere in tutto il mondo. Perché? Perché questa fiera poco […]
Come sarà l’Art Fair Tokyo, evento fieristico che da otto anni tiene banco fra il 22 e il 24 marzo in una delle capitali più ricche ed ecumeniche del globo? Impossibile dirlo: o per lo meno, impossibile utilizzare termini di giudizio abituali per eventi del genere in tutto il mondo. Perché? Perché questa fiera poco o nulla ha in comune con le altre equivalenti. Certo, non sorprende l’attaccamento alle tradizioni del gigante asiatico, spesso con forte impatto – anche filosofico – sulla creatività giapponese. Ma si è mai vista una fiera ambiziosa e dal nome altisonante come questa, completamente chiusa al confronto globale?
La rassegna si apre al pubblico domani, ma non si rischia l’azzardo basando un primo giudizio dai dati comunicati, in primis quello degli espositori presenti: pressoché totale monopolio di gallerie giapponesi, per un plafond di offerta che comprende oggetti d’antiquariato, artigianato, Nihonga paintings, arte moderna e – ultima opzione – arte contemporanea. Abbastanza normale che, su un centinaio circa di espositori, quasi tutti giochino in casa: con poche eccezioni, una delle quali proveniente proprio dall’Italia, con la veneziana Berengo Studio, che però si propone in joint venture con la giapponesissima Shintaro Akatsu Gallery, con la quale collabora dal 2008.
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