Date a Frangi quel che è di Frangi, e a Samorì quel che è di Samorì. Ancora dal Padiglione Italia…
Per favore, non ci accusate di essere troppo pedanti o, peggio, di fare i disfattisti. Perché noi saremmo stati i primi a gioire di un Padiglione Italia fatto come Dio comanda. Perciò non ce la facciamo a tacervi un’altra defaillance del carrozzone sgarbiano. Stavolta si tratta di uno scambio di persona. Siamo davanti alla Scoriada, che Nicola […]
Per favore, non ci accusate di essere troppo pedanti o, peggio, di fare i disfattisti. Perché noi saremmo stati i primi a gioire di un Padiglione Italia fatto come Dio comanda. Perciò non ce la facciamo a tacervi un’altra defaillance del carrozzone sgarbiano. Stavolta si tratta di uno scambio di persona. Siamo davanti alla Scoriada, che Nicola Samorì, segnalato da Silvia Avallone e Riccardo Muti, ha tratto dal San Sebastiano assistito dalle pie donne di Jusepe de Ribera: una rielaborazione in bianco e nero della tela seicentesca, ravvivata da uno “scorticamento” rosso intenso.
Solo che la didascalia impressa sulla cassetta di legno sottostante assegna l’opera a Giovanni Frangi. O capperi, qui qualcosa non torna. Dove sarà la “targhetta” di Samorì? Basta andare non molto lontano per trovarla: due passi, e sotto i lavori di Francesca Leone e Piero Pizzi Cannella spunta il nome perduto. Dove sarà, allora, Frangi? Eh eh, noi l’abbiamo trovato (e fotografato, by Daniele Podda). Adesso tocca a voi. In palio, ricchi premi e cotillon.
– Anita Pepe
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