Se in Italia a sostenere l’arte contemporanea sono le cantine vinicole, in Scozia ci pensano le distillerie di whisky. Tre mesi di residenza alla Glenfiddich per otto artisti internazionali: prima scelta il canadese Daniel Barrow
Tre mesi di residenza: vitto e alloggio naturalmente gratuiti; così come gli spostamenti in prima classe, è chiaro. Un contributo di millequattrocento sterline al mese, quasi seimila di budget per realizzare un progetto a tema libero e senza data di consegna: purché si ispiri – e non deve essere difficile – alle spettacolari scenografie naturali […]
Tre mesi di residenza: vitto e alloggio naturalmente gratuiti; così come gli spostamenti in prima classe, è chiaro. Un contributo di millequattrocento sterline al mese, quasi seimila di budget per realizzare un progetto a tema libero e senza data di consegna: purché si ispiri – e non deve essere difficile – alle spettacolari scenografie naturali delle Highlands. E a quella che rappresenta la più apprezzata attività imprenditoriale locale. Saremo anche in clima pasquale, ma l’offerta è di una generosità quasi natalizia, al punto da cancellare il luogo comune della proverbiale tirchieria degli scozzesi: si rinnova per il dodicesimo anno il programma di residenze d’artista della Glenfiddich, premiata distilleria di Dufftown capace da sola di coprire un terzo delle vendite internazionali di whiskey single malt. A partecipare, ogni anno, otto creativi in arrivo da Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Sud Africa, Cina, India, Taiwan e Corea del Sud: provenienze da qualche tempo a questa parte cristallizzate, dopo una prima fase del progetto che aveva visto anche la partecipazione di artisti provenienti da altre nazioni.
La vacanza creativa copre come prevedibile la stagione più gradevole per aggirarsi nelle piovose lande scozzesi: partenza a giugno, rientro a casa previsto a fine estate; in fase di definizione il parterre degli ospiti, con – al momento – un’unica chiamata. Quella del quarantenne Daniel Barrow, québécois anglofono (il papà è proprio di Glasgow, dove è peraltro vive) che viene dal video e dalla performance, con azioni anche al MOCA e al PS1, ma che ultimamente ha concentrato la sua attività su un mai sopito amore per l’illustrazione e la grafica, elaborando il suo linguaggio con stile un po’ Newbrow. Barrow raccoglie il testimone delle giovanissime Carly Bateup e Juhikadevi Bhanjdeo; del coreano Dongwan Kook, il prossimo giugno in mostra al Museo Bilotti di Villa Borghese; della connazionale Jillian McDonald, di Jack Newling, Yuan Yuan, Wu Tung-Lung e Daniel Zalkus. E considerato che per tre mesi la sua casa di Montreal resta vuota, scatta sul suo sito personale l’annuncio stile immobiliare: affittasi a tempo determinato appartamento di 300 metri quadri, cinque stanze, servito da tre diverse linee della metropolitana. Se non sapete dove passare le vacanze…
– Francesco Sala
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