Il sogno hippy di John e Yoko. Nutopia, l’isola che non c’è, dopo quarant’anni c’è ancora. Una mostra immateriale, ricordando un’opera che celebrava il senso della libertà

Un luogo senza terra, senza frontiere, senza passaporti e appartenenze. O meglio, un luogo che appartiene a tutti, uno stato mentale. Idea, concetto, utopia. Anzi, una “Nutopia”: neologismo che nell’unione di “new” e “topos” incarna la possibilità semantica di una geografia della differenza. A inventarla furono, 40 anni fa, Yoko Ono e John Lennon. Il […]

Un luogo senza terra, senza frontiere, senza passaporti e appartenenze. O meglio, un luogo che appartiene a tutti, uno stato mentale. Idea, concetto, utopia. Anzi, una “Nutopia”: neologismo che nell’unione di “new” e “topos” incarna la possibilità semantica di una geografia della differenza.
A inventarla furono, 40 anni fa, Yoko Ono e John Lennon. Il 1 aprile del 1973 un documento ufficiale sanciva la nascita dell’isola che non c’è, annunciata con tutti i crismi durante una conferenza stampa. Un progetto pieno di ironia e romanticismo, paradossale e poetico, che trovava le sue ragioni nell’impegno sociale e nella cultura antisistema dell’epoca: l’esperienza statunitense dei due artisti, militanti pacifisti e attivisti per i diritti umani, si era rivelata una spina nel fianco per l’immagine del Presidente Nixon. Non fu un caso se l’FBI aprì un dossier su Lennon, finendo col revocargli il permesso di soggiorno. Ecco che Nutopia diventava meta di una fuga ideale, il sogno hippy in cui realizzare quel senso di comunione universale che il potere mortificava: peace, freedom & love.

Atto di nascita di Nutopia

Atto di nascita di Nutopia

E se tutti i cittadini di Nutopia erano e sono suoi ambasciatori nel mondo, anche a distanza di qualche decennio c’è chi torna a parlare dell’isola concettuale, a raccontarla ed abitarla.
Con un gesto che ha il sapore dell’omaggio a due icone del ‘900, la curatrice Arianna Baldoni pensa una mostra per questo luogo invisibile, da inaugurare il 1 aprile del 2013. Alla base la necessità di lavorare in una comunità già riconosciuta, dotata di una storia e dunque tanto evanescente, quanto reale. Per farlo serviva il consenso di Yoko Ono, subito arrivato. “‘Aritists for Nutopia’”, spiega Baldoni, “esiste e trova nuova linfa vitale con la partecipazione dei dieci artisti che ho voluto coinvolgere, la loro adesione è la spinta, la progressione, il flusso indispensabile alla realizzazione del progetto“.

Il fronte dell'invito di Artists for Nutopia

Il fronte dell’invito di Artists for Nutopia

Nel concreto? Un invito cartaceo, timbrato a mano e tirato in 100 esemplari, è stato spedito a una lista di critici, curatori, giornalisti, personalità e istituzioni dell’art world. Il numero 1 è volato fino a New York, consegnato nelle mani di Yoko Ono. Gli artisti – Vanni Cuoghi, Pierpaolo Curti, Diamante Faraldo, Filippo La Vaccara, Carlo Alberto Rastelli, Patrick Tabarelli, Viviana Valla, Dany Vescovi, Cristina Volpi, Aura Zecchini – partecipano attraverso un’adesione ideale, condividendo un gesto che si risolve in un pensiero. E la mostra? Non c’è. Così come non ci sono il luogo e le opere. O meglio, esiste solo nel ricordo di una provocazione vecchia quasi mezzo secolo fa. Troppo poco? Troppo radicale? Concettualismo che diventa pretesto? Di sicuro una bella storia, da mantenere viva, interpretandone senso e funzione secondo modalità collettive potenzialmente infinite.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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