Dopo Papa Wojtyla torna una scultura pubblica di Oliviero Rainaldi a Roma. Stavolta a tema mitologico. Antigone e Polinice nella biblioteca dell’Avvocatura dello Stato

Il nome lo si associa ormai, per forza di cose, al volto plastico di un Karol Wojtyla tramutato in granitica icona. La vicenda della statua di Papa Giovanni Paolo II, realizzata dall’artista Oliviero Rainaldi per il Comune di Roma e installata in piazza dei Cinquecento, resta nella memoria di tutti: l’opera, contestata in principio con largo […]

Il nome lo si associa ormai, per forza di cose, al volto plastico di un Karol Wojtyla tramutato in granitica icona. La vicenda della statua di Papa Giovanni Paolo II, realizzata dall’artista Oliviero Rainaldi per il Comune di Roma e installata in piazza dei Cinquecento, resta nella memoria di tutti: l’opera, contestata in principio con largo disappunto, fu addirittura rimaneggiata, nel tentativo di recuperare un po’ di consenso popolare. L’implacabile vox populi aveva decretato un insuccesso plateale, con tanto di appellativi irrispettosi e di simpatici sfottò, da “Papa Batman” al “vespasiano”. Poi, via via, l’abitudine a vederla campeggiare là, in una delle piazze più affollate dell’Urbe.
Oggi, forse, per Rainaldi è il giorno della rivincita. Un’altra importante commissione, arrivata due anni fa da parte dell’Avvocatura dello Stato, giunge finalmente al traguardo: taglio del nastro previsto per il prossimo 16 aprile, proprio nei prestigiosi spazi del complesso monumentale che include la chiesa di Sant’Agostino e la Biblioteca Angelica. La statua sarà collocata dentro una nicchia, in quella che era la sala consiliare del convento degli agostiniani e che oggi funziona come biblioteca interna, nella porzione appena restaurata progettata nel ‘700 dal Vanvitelli.

Oliviero Rainaldi - foto © Ottavio Celestino

Oliviero Rainaldi – foto © Ottavio Celestino

Stavolta né papi né santi, per Rainaldi. Il tema arriva dalla mitologia classica e la musa pare avere soffiato con maggiore enfasi sulla scintilla creativa dell’artista. Due figure eteree, minimali, evanescenti, scolpite come candide silhouette di luce, incarnano l’equilibrio tra narrazione ed astrazione, accantonando la mimesi e volgendosi all’essenza. Antigone, in piedi, piange il corpo steso al suolo del fratello Polinice: due linee, una orizzontale e una verticale, che si incrociano nel pathos della tragedia.
Il riferimento è all’opera di Sofocle, straordinaria saga di suicidi. Antigone, straziata dal dolore per la perdita del fratello, decide di seppellirlo contro  la volontà del re di Tebe, Creonte, il quale la condanna per questo a un’eterna prigionia tra le pareti di una grotta. Ma quando il sovrano decide di tornare sui suoi passi, è tardi: Antigone si è impiccata. A ruota si uccideranno il figlio di Creonte, Emone, promesso sposo della fanciulla, e poi la moglie, Euridice, vinta dal dolore per la morte del ragazzo.
Una catena di sofferenza che nell’immagine scelta dalla committenza vede uno dei momenti più forti di tutta la storia: l’origine della tragedia, ma anche il simbolo “del conflitto tra etica e diritto, tra la coscienza dell’uomo e la logica del potere“. Un conflitto risolto da Rainaldi in un armonico disegno di linee e di volumi. Martedì la presentazione ufficiale: che dite? In arrivo un bastimento carico di lodi?

– Helga Marsala  

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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