Ascoltando Maria Lai. Autoritratto in forma di racconto
Un lungo racconto, un intreccio di favole, di sogni, di memorie affettive. Maria Lai è il suo viaggio tra immagini e parole. In ricordo di un'artista straordinaria, nel giorno della sua scomparsa.
Si è spenta oggi, all’età di 93 anni, Maria Lai (Ulassai, 27 settembre 1919 – Cardedu, 16 aprile 2013). Straordinaria artista sarda, narratrice, poetessa del verso e dell’immagine, tessitrice di favole e di memorie commosse, cantrice del paesaggio, della terra e dell’orizzonte, intrecciò i fili di una biografia scandita da segreti, segni, corrispondenze, frammenti di natura. Artista per urgenza di narrare.
Il libro era il suo piccolo teatro intimo, in cui scolpiva pagine di saggezza e di candore: collezioni di libri da svelare sottovoce, intessuti, sfogliati, offerti, trasfigurati. Facendo e disfacendo, seguendo la linea delle mille storie: linea come contorno delle cose, linea di ogni muro, crepa o fenditura, linea del tempo e del racconto, linea dell’ordito e della trama, linea tra cielo e mare, linea tra vivere e morire, linea di finestre dischiuse, linea del corpo nello spazio, linea come scrittura. E poi, in principio, linea che separa (o connette) ogni isola dal mare.
LA TRAMA, L’ASCOLTO
E le cose, i paesaggi, le immagini, gli stessi strumenti di lavoro – dal telaio ai materiali prediletti: fili, carta, pane, legno, stoffa – c’era sempre da restarli ad ascoltare, così capaci di suggerire la direzione del lavoro. Perché il lavoro, per Maria Lai, era innanzitutto ascolto, parallelo al gesto paziente della tessitura. Una specie di preghiera della mente e delle mani. A suggerire l’architettura dell’immagine erano le cose stesse, attraverso la forma, il colore, la memoria del tempo impressa in superficie. Mentre lei, artista – con la curiosità del bambino, la sapienza dell’artigiano e l’intuizione del profeta -, non aveva che da inseguire l’armonia, in sintonia con l’infinito.
L’ANSIA DI INFINITO
E viaggiò, Maria Lai. In cerca del sentiero e della parola. In cerca della sua isola selvatica, madre accogliente e sorella difficile. Viaggiò, restò, tornò e ancora viaggiò, come ogni poeta deve fare, sulle tracce del linguaggio: unica sua terra possibile, tra distanze e appartenenze, ricerche e disorientamenti, radici e tradimenti. “Il viaggio è la casa“, diceva Maria Lai. “Non solo la mia casa, ma quella di tutti noi. Siamo sulla terra, che gira a circa trenta chilometri al secondo, in un viaggio che è pur sempre un viaggio speciale, dove non si distingue la partenza dal ritorno. La vera nostalgia non è quella per un’isola. È l’ansia di infinito“.
– Helga Marsala
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