Paris Photo sbarca a Los Angeles: 60 gallerie in mostra negli studi della Paramount Pictures, con decine di solo show. Italia pressoché assente se non fosse per Giorgio Armani, che presenta la terza tappa del suo progetto umanitario
Dai primi Anni Novanta ad oggi ha visto salire le quotazioni, secondo Art Market Research, del 250% circa. Un buon momento per il mercato della fotografia, che in Italia stenta a decollare mentre altrove è già realtà frizzante e consolidata. Lo hanno dimostrato in autunno i quasi 55mila visitatori della sedicesima edizione di Paris Photo, […]
Dai primi Anni Novanta ad oggi ha visto salire le quotazioni, secondo Art Market Research, del 250% circa. Un buon momento per il mercato della fotografia, che in Italia stenta a decollare mentre altrove è già realtà frizzante e consolidata. Lo hanno dimostrato in autunno i quasi 55mila visitatori della sedicesima edizione di Paris Photo, che di quel settore sempre meno di nicchia e residuale è appuntamento di riferimento; lo conferma in queste ore proprio la fiera parigina, che inaugura sul modello di Art Basel e Frieze la sua prima trasferta oltreoceano. Tre giorni al sole della California, nei mitici padiglioni della Paramount Pictures, in un romantico ideale abbraccio tra fotografia e settima arte; sessanta gallerie di settore, per lo più americane ma anche dalla vecchia Europa e dall’Estremo Oriente, decine di solo show e un programma di talk tutt’altro che superficiale. Un esperimento che vanta buoni auspici e dove non mancano le intriganti curiosità.
La critica di settore l’ha già definito il nuovo Cartier-Bresson: tanta la curiosità attorno a JR, trentenne francese dalla fumosa identità proposto da Perrotin in un inedito tandem con Man Ray, realizzato in collaborazione con la Galerie 1900-2000. Dalla 127 di Marrakech arriva il progetto di diario visuale di Carolle Benitah, che copre l’intero arco della propria esistenza con un racconto affidato esclusivamente alla potenza dello scatto; lavora su una memoria collettiva, invece, Sally Mann, che per la Greve di St. Moritz censisce cosa sono oggi i campi di battaglia della Guerra Civile Americana. Ci sono poi i pezzi da novanta, i vari Capa e Warhol; ma anche i Crewdson e gli Avedon proposti da Gagosian, presenza che basta a battezzare nel migliore dei modi la nuova fiera.
E l’Italia? Se nessuna galleria nostrana ha la forza per imporsi ad un appuntamento del genere, non va meglio ai maestri – vecchi e nuovi – che certo non mancano nel Belpaese: le presenze sono ridotte a quella di Massimo Vitali, rappresentato da Brancolini Grimaldi di Londra.
A tenere alto il tricolore è allora Giorgio Armani, che presenta Acqua #3, nuovo episodio del progetto umanitario che lo vede in campo a sostegno della lotta all’emergenza idrica nel mondo: 95milioni i litri di acqua potabile portati in Ghana e Bolivia a seguito delle prime tappe del programma, che vede in campo grandi reporter. Quest’anno è Jim Goldberg a firmare un servizio che racconta la quotidiana sfida al reperimento dell’acqua potabile ad Haiti, ancora in ginocchio dopo il terremoto del 2010. L’operazione punta a raccogliere fondi necessari a sostenere le attività umanitarie che la ong presieduta da Sean Penn svolge sull’isola.
– Francesco Sala
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