Bologna l’Angelica. Parte il festival
Un’intera città (e non solo) per la musica contemporanea. Terry Riley, Christian Wolff, Olivier Latry, Jean-Claude Eloy, Arto Linsday in unico cartellone. Aprite le orecchie, perché a Bologna torna il festival Angelica, dal 2 maggio spazio all’ascolto tra le platee e le navate.
![Bologna l’Angelica. Parte il festival](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2013/05/Arto-Linsday-1024x683.jpg)
Non è solo uno dei più longevi festival italiani. Non è solo una straordinaria occasione per accostare la musica contemporanea. Non è solo lo squisito pretesto per scoprire luoghi storici della città, poco noti o poco frequentati. Non è solo questo Angelica – Festival Internazionale di Musica, e lo dice chiaramente Massimo Simonini, direttore artistico: “Dobbiamo cambiare l’abitudine all’ascolto e trasformare i riferimenti storici che spesso ci costringono a esaminare i fatti musicali più in termini formali che emozionali”.
È un cambiamento, una trasformazione, quella che si chiede agli ascoltatori, così come in continuo mutamento si presenta il festival, facendo della dislocazione delle sedi, dell’accostamento fra novità e tradizione, della ricerca di un approccio emotivo un leitmotiv. L’abbraccio territoriale è davvero ampio, tanto che il Centro di Ricerca Musicale mantiene i rapporti con Modena e Lugo di Romagna, in cui verranno presentate co-produzioni per un nome di punta dell’edizione numero ventitrè, Terry Riley. Da solo (il 7 maggio a Bologna), in trio (il 9 e 10 a Lugo e Modena) o in quartetto (l’8 di nuovo a Bologna) il compositore americano, tra i fondatori del Minimalismo e punto di riferimento per generazioni, porta in Italia pezzi storici come Chanting the Light of Foresight (1987, mai eseguito) e prime assolute.
![Terry Riley](http://www.artribune.com/wp-content/uploads/2013/05/Terry-Riley.jpg)
Terry Riley
Doppio appuntamento anche quello con Christian Wolff, sempre nella linea americana nel cui background viene sottolineata la nascita in Francia e l’origine tedesca della famiglia. Le serate del 24 e 25 maggio, curate da Walter Rovere, saranno caratterizzate rispettivamente da solo e duo con Robyn Schulkowsky, e dalla collaborazione con l’ensemble Apartment House.
Fra i tanti grandi nomi compare Jean-Claude Eloy, figura di punta nel panorama francese, la cui musica di meditazione risuonerà nella Sala Farnese di Palazzo d’Accursio (Shânti, 1972-73). I palati fini potranno essere deliziati dalle note di Olivier Latry: l’organista di fama mondiale che poggerà le sue mani sull’organo della Basilica di Santa Maria dei Servi, dopo aver magistralmente suonato quello di Notre Dame a Parigi.
A proposito di “mostri sacri”, va segnalata l’esecuzione di String Quartet II di Morton Feldman a cura del Quartetto d’archi di Torino, un’unica composizione di sei ore che il pubblico potrà godere nella cornice del Santuario del Corpus Domini di Santa Caterina.
![Christian Wolff](http://www.artribune.com/wp-content/uploads/2013/05/Christian-Wolff-480x360.jpg)
Christian Wolff
Fanno capolino nella lunga fila di appuntamenti d’ascolto quattro incontri di approfondimento in cui Eloy, Wolff, Christian Wallumrød e Riley (intervistato da Franco Fabbri) vengono introdotti da membri del comitato curatoriale e da esperti del settore.
Non manca un momento di riguardo per una figura ben conosciuta negli ambienti artistici come Arto Lindsay, che il 2 giugno presenterà in prima europea il progetto Um Por Um, in cui lo stesso Lindsay (chitarra elettrica e voce) viene accompagnato da una chitarra acustica a 7 corde, percussioni ed elettronica, per quella che si annuncia come una data imperdibile dell’intero festival.
Teatri, spazi istituzionali e luoghi di culto, il maggio bolognese si appresta a risvegliare il mito del capoluogo felsineo, definito dall’Unesco Città della Musica. E con tali eccellenze non si stenta a crederlo.
Claudio Musso
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