Il MAGA è vivo e lotta a Milano: nella giornata in cui si celebrano gli 80 anni della Triennale inaugura la mostra “in trasferta” del museo di Gallarate, danneggiato da un incendio nello scorso mese di febbraio
Col senno di poi potremmo anche accorgerci che quel tragico 14 febbraio ha avuto, nella tragedia, i suoi buoni risvolti positivi. Le immagini del MAGA in fiamme, con lo staff del prezioso museo di Gallarate a mettere al sicuro le opere nel turbinio di idranti e sirene sono ancora vive nella memoria che la collezione […]
Col senno di poi potremmo anche accorgerci che quel tragico 14 febbraio ha avuto, nella tragedia, i suoi buoni risvolti positivi. Le immagini del MAGA in fiamme, con lo staff del prezioso museo di Gallarate a mettere al sicuro le opere nel turbinio di idranti e sirene sono ancora vive nella memoria che la collezione torna a farsi vedere. L’incendio ha danneggiato la scorza, ma non il cuore dell’istituzione, che ripara momentaneamente in Triennale: E subito riprende il viaggio… titola la mostra che apre i battenti nel giorno in cui lo storico ente milanese festeggia i suoi primi ottant’anni di attività. Offrendo, insieme all’ospitalità, un impagabile volano di visibilità: chissà che allora, tra qualche anno, non ci si trovi a dire che l’emergenza e la contingenza hanno infine contribuito, seppur a caro prezzo, a sostenere un museo altrimenti confinato nella poco appetita provincia lombarda. Nelle sale della Triennale arriva parte delle 140 opere scampate al rogo, il resto finirà – da settembre – nella Reggia di Monza: ecco i nomi storici, da Prampolini e Baj fino a Fontana; ed ecco la scena contemporanea: con Beecroft e Paci, Nuzzi e Norese. Limpido, lineare il site specific di M.me Duplok: una semplice scritta a rompere la pulizia didascalica del muro bianca richiama l’incidente, il suono discreto di quegli attimi concitati. Poche immagini. E via, subito a guardare avanti, con un guestbook che è in realtà petizione, raccolta firme a sostegno del museo.
Le opere del MAGA sono in buona compagnia: in queste ore aprono, via una sotto l’altra, la spettacolare mostra che anticipa i temi di Expo – allestimento invitante tra cumuli di granaglie e un ricorso intelligente all’infografica – e i Collateral Landscape raccolti da Antonio Ottomanelli in zone di guerra. Un diario per immagini che documenta il senso di sospensione nell’apparente quiete post-bellica trasforma i luoghi in non-luoghi.
– Francesco Sala
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