Cannes Updates: “Tore Tanzt”, Katrin Gebbe firma uno dei film più brutti della storia. Profondo il viaggio in Nebraska di Alexander Payne
La Croisette comincia a svuotarsi, e i film da vedere sono rimasti pochi. Si dice che la giuria sia stata molto felice della selezione di quest’anno, e si fanno le prime previsioni per il Palmares (presto faremo anche le nostre). Per quanto riguarda questa nona giornata, inizio piacevole con un viaggio in Nebraska (omonimo film […]
La Croisette comincia a svuotarsi, e i film da vedere sono rimasti pochi. Si dice che la giuria sia stata molto felice della selezione di quest’anno, e si fanno le prime previsioni per il Palmares (presto faremo anche le nostre). Per quanto riguarda questa nona giornata, inizio piacevole con un viaggio in Nebraska (omonimo film di Alexander Payne) poi, una parabola discendente che ha toccato quasi il punto di non ritorno con Tore Tanzt di Katrin Gebbe e si è appena rialzata con Micheal Kohlhaas nella prima serata.
Payne firma un bel road movie in black and white: un vecchio che ha vinto la lotteria convince il figlio ad accompagnarlo in Nebraska per riscuotere la vincita, ma il viaggio diventa la scusa per ripercorrere le tappe più importanti della vita dell’anziano signore. L’autore, sceneggiatore americano, già regista di Sideways, convince la sala con una tragicommedia intima in cui si leggono motivi universali.
Per quello che riguarda Tore Tanzt, il film più brutto della storia, ci auguriamo che Katrin Gebbe faccia una lunga pausa nella sua carriera registica, che copra almeno il resto della sua esistenza. Il suo film non è intelligente: dispiace sprecare tempo a vedere qualcosa di così inutilmente brutto, quando magari la programmazione offre alternative. Tore è un epilettico senza passato, che appartiene ad una setta di giovani ultra cattolici. Crede nella fede e nell’amore. Poi incontra Benno che lo invita a trasferirsi a casa dalla sua famiglia. Per Tore inizia un supplizio: percosse, soprusi, abusi e torture. Un biondo così buono da sembrare ritardato e un cattivo perfido senza personalità. Tore Tanzt è privo di significato e laddove la vita può permettersi questo lusso, un’opera narrativa nega così il suo principio ontologico. Manca un vero legame sado-masochistico e ogni cattiveria perpetrata sembra solo una scusa sensazionale per shockare il pubblico. Furbata non riuscita, il film è solo irritante.
Dopo il mainstream, l’indipendente, il sessuale, il kitch, l’esotico, l’antropologico, il lesbico, è stato il turno del dramma in costume. Michael Kohlhaas, di Arnaud des Pallieres, è interpretato da Mad Mikkelsen e solo per questo vale la pena vederlo. Quando un nobile gli sottrae due cavalli di razza lui chiede giustizia: per ottenerla mette su un piccolo esercito di giustizieri e si vendica, ma perde la moglie, la figlia, tutti i suoi possedimenti e infine viene a sua volta giustiziato. Traete voi le vostre conclusioni.
– Federica Polidoro
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