Brain Drain. Parola a Zara Audiello

Ha aperto una project room a Belgrado, organizza tour d’artista per Berlino, si definisce “curatrice combattente”. Ma l’obiettivo principale di Zara Audiello è creare uno scambio fra Serbia e Italia. Anche per questo ha lasciato Venezia.

Come sei arrivata in Serbia?
Sono anomala rispetto alla tendenza della “fuga di cervelli”: la Serbia infatti patisce una grave recessione, peggiore della nostra. Vivendo a Venezia, sin dai tempi degli studi viaggiavo per la penisola balcanica, costruendo i miei riferimenti. Ho seguito la mia ricerca intorno al conflitto, inteso sia come combattimento che come antagonismo storico, lotta di classe. Mi definisco una “curatrice combattente”. Cerco forme artistiche non fini a se stesse, ma che gravitino intorno ad azioni di trasformazione sociale. La Serbia è autentica in questo senso.

Com’è la comunità artistica locale?
Triste e dura insieme. C’è una diffusa ironia e cinismo nelle forme espressive, un senso di disincanto. Nell’assenza quasi totale di istituzioni, la scena indipendente è ricchissima, in fermento e libera nella sua destrutturazione. Se qualcuno ha un’idea, la mette in campo, anche perché l’attenzione del pubblico, soprattutto giovanile, è alta. In Italia erano anni che non trovavo tale spazio, senza sgomitare. Qui non c’è un vero sistema dell’arte, nemmeno un mercato. Il Museo di Arte Contemporanea è in restauro da decenni, sebbene la storia artistica serba sia stata un faro nell’area del socialismo di Tito.

Iva Kontić - Mechanical Dream - veduta della mostra presso Beo Project, Belgrado 2012

Iva Kontić – Mechanical Dream – veduta della mostra presso Beo Project, Belgrado 2012

Cosa stai costruendo?
Ho aperto una project room quest’anno, si chiama Beo project: ospito in residenza artisti serbi in dialogo con l’Italia. La mia idea è costruire un ponte e uno scambio inter-culturale. Già lo faccio con l’associazione 22.37 e con il progetto Art&Tours a Berlino in collaborazione con Stefania Migliorati. Ho già organizzato due mostre in Italia con la partecipazione di giovani serbi: a Verona in Palazzo Forti con La Casa, collettiva di giovani artisti Serbi e a Bologna in PerAspera-Drammaturgie possibili con la rassegna di videoarte Italia/Serbia: crossing. E cinque mostre presso la Beo project. Mi promuovo con le mie forze, ma le poche istituzioni culturali serbe, come il Ministero della Cultura, mi danno molto credito e finanziano. Quelle italiane sono ugualmente interessate, ma ad oggi non sono ancora riuscita a coinvolgerle. Più difficile chiedere un loro sostegno economico.

Si riesce a vivere del lavoro intellettuale e creativo?
Qui è possibile perché il costo della vita è più contenuto, ma anche perché il mondo dell’arte ha voglia di investire e condividere, dunque c’è meno resistenza e più collaborazione. Il fatto che sia italiana è un valore per loro, in quanto condivido nuovi punti di vista ed esperienze, dunque posso proporre e lavorare con la loro attiva partecipazione. L’inglese ci aiuta in tutto questo.

So Confused Lol - opening presso Beo Project, Belgrado 2012

So Confused Lol – opening presso Beo Project, Belgrado 2012

Quali gli organi a cui richiedere patrocini, supporti e sponsorizzazioni?
Le poche istituzioni culturali serbe, come il Ministero della Cultura, elargiscono finanziamenti per progetti che promuovono la cultura serba all’estero. Fra i premi va segnalato il Dimitrije Bašičević Mangelos Award per giovani artisti emergenti, con una residenza a New York. Come può, anche il Museo di Arte Contemporanea sostiene, perlomeno con la sua rete di comunicazione.

Tornerai?
Preferisco tenere un piede in due scarpe.

Neve Mazzoleni

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #12

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Neve Mazzoleni

Neve Mazzoleni. Background di storica dell’arte e filosofa, perfezionata in management dell’arte e della cultura e anche in innovazione sociale, business sociale e project innovation. Per anni è stata curatrice ed exhibition manager della collezione corporate internazionale di UniCredit all’interno…

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