Le realtà dell’astrazione. Al MACC di Calasetta
Un dialogo tra le opere della collezione permanente, inaugurata da Ermanno Leinardi nel 2000 nei locali ristrutturati dell’ex mattatoio di Calasetta, e alcune opere di ultima generazione in linea per ricerca e utilizzo di tecniche e materiali. Per aprire nuove possibilità di sviluppo dell’astrazione geometrica. Chi è il direttore del MACC? Stefano Rabolli Pansera, curatore del vittorioso Padiglione Angola alla Biennale di Venezia.
È indispensabile tornare indietro di tredici anni per comprendere l’evoluzione del MACC, all’epoca Civico Museo d’arte Contemporanea di Calasetta, osteggiato per ragioni politiche ma fortemente voluto da Ermanno Leinardi (1933 – 2006) che nel corso di alcuni decenni ha messo insieme una collezione, risultato di innumerevoli scambi, che testimonia le tendenze dell’arte astratta europea tra gli anni Cinquanta e Settanta. Una raccolta unica nel suo genere in Sardegna che celebra maestri come Capogrossi e Dorazio, Sonia Delunay e Josef Albers e che dopo la morte dell’artista è stata oggetto di incuria e sul punto d’essere smembrata più volte. Fino alla tanto agognata istituzione della Fondazione arrivata nel 2011, in collaborazione con Beyond Entropy Ltd.
Oltre al recupero della galleria a cielo aperto Mangiabarche e alla formula delle residenze d’artista al piano terra del museo – che ne fanno anche un laboratorio a stretto contatto col pubblico – il neo direttore Stefano Rabolli Pansera, curatore del vittorioso Padiglione Angola alla Biennale di Venezia, ha pensato di mettere a confronto opere della collezione permanente (in questo caso Fontana, Leinardi, Huber, Soldati, Munari, Veronesi) con opere dell’ultima generazione in materia di astrazione geometrica su carta e site specific, come quello realizzato a matita da Giulia Ricci direttamente sull’angolo di una parete. Sono griglie rigorosamente triangolari in bianco e nero dove si verificano interruzioni inattese che sovvertono schemi ordinati e simmetrici. L’artista, sedotta da principi scientifici e fenomeni fisici – dalla teoria del caos alla corrispondenza tra macro e micro cosmo – mette in campo suggestioni riconducibili ai mosaici ravennati e agli appezzamenti terrieri delle campagne emiliane, restituendo ciò che chiama “geometria antropica dello spazio”.
La dedizione per oggetti semplici che assumono parvenza sofisticata nell’esplorare i codici del quotidiano, è per Sara MacKillop la ricerca dell’essenza incarnata dall’ossessività nel raccogliere, selezionare e accostare materiali effimeri che un tempo contenevano informazioni ora rimosse. Per l’occasione l’artista ha smembrato le pagine di un libro e le ha intrappolate tra due supporti cancellando il contenuto testuale per ricodificarlo complicandone la percezione in maniera inaspettata talvolta alienante.
In bilico tra seconda e terza dimensione, Alasdair Duncan descrive le sue opere come indizi per il futuro; le sue creazioni sono emblema non solo di quello che ancora non esiste ma di ciò che ancora non è stato neppure immaginato. Si riferiscono al linguaggio Je Zaum, una controparte della sperimentazione futurista Zaum, linguaggio universale dal significato indeterminato. La pittura di suggestione di Robert Holyhead testa connessioni spaziali tra colore, materia e forma creando un continuum di relazioni tra applicazione e rimozione per un confronto tra positivo e negativo, attraverso piccoli acquerelli delle stesse dimensioni disposti parallelamente su tre file. Nonostante la stesura molto rapida non equivalgono a bozzetti bensì a una pittura di seduzione che permette alle idee di fluire. Tra ordine geometrico e quiete contemplativa.
Roberta Vanali
Calasetta // fino al 18 novembre 2013
Verso una nuova astrazione
a cura di Karina Joseph
FONDAZIONE MACC
Via Savoia 2
0781 887219
www.fondazionemacc.com
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