“I sette savi” di Fausto Melotti a Malpensa, immagine di benvenuto nella Milano città del contemporaneo. Restauro e nuova collocazione per il gruppo scultoreo celato, da mezzo secolo, nelle cantine del Liceo “Carducci”
Smentire il luogo comune che fa di un aeroporto un “non-luogo”, area spersonalizzata e global nell’accezione peggiore del termine. Senz’anima, priva di connessioni con il tessuto urbano e sociale in cui è calata. Questo l’obiettivo indicato dall’assessore alla cultura di Milano Filippo Del Corno nel presentare il grande ritorno al pubblico, dopo accurato restauro, de […]
Smentire il luogo comune che fa di un aeroporto un “non-luogo”, area spersonalizzata e global nell’accezione peggiore del termine. Senz’anima, priva di connessioni con il tessuto urbano e sociale in cui è calata. Questo l’obiettivo indicato dall’assessore alla cultura di Milano Filippo Del Corno nel presentare il grande ritorno al pubblico, dopo accurato restauro, de I sette savi di Fausto Melotti, destinati a imminente collocazione in quel di Malpensa. Lo spazio prescelto per la posa degli esemplari in pietra, tratti dai gessi oggi al MART di Rovereto e copia dei marmi installati nel giardino del PAC, è la cosiddetta Porta di Milano, camera di decompressione che unisce il Terminal 1 alla stazione ferroviaria che collega direttamente l’hub alla città. Il sipario si alza il prossimo 20 giugno, la regia dell’operazione è firmata da Angela Vettese: l’installazione si propone in veste di cartolina più efficace di una Milano città del contemporaneo, desiderosa di allettare, sedurre e invitare il mezzo milione di passeggeri che ogni anno transita in aeroporto. Scelta non casuale, allora, quella dei Savi di Melotti, opera travagliata e sfortunata. Nata per la Triennale del 1959 e, nella versione presto a Malpensa, commissionata dal Comune un paio d’anni più tardi su indicazione di una commissione composta dai vari Franco Albini e Piero Portaluppi. Un’opera dunque squisitamente milanese, identitaria, e infatti destinata al giardino del Liceo “Carducci”. Nelle cui cantine è rimasta stipata mezzo secolo, ricoverata nell’oblio seguito al danneggiamento di due dei sette pezzi che la compongono. Oggi il restauro foraggiato da SEA e la nuova vita, con esposizione fino al prossimo mese di novembre.
– Francesco Sala
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