Il punto sull’Ex Mattatoio di Testaccio: un futuro tutto da inventare. La sintesi del convegno di Insula e Roma Tre
Un convegno sul passato, il presente e il futuro dell'Ex Mattatoio di Testaccio, gigantesco compelsso capitolino destinato alla cultura, mai del tutto messo a frutto. Ecco la sintesi dell'incontro, organizzato da Insula architettura e ingegneria e dalla Facoltà di Architettura di Roma Tre
L’incontro ve lo avevamo annunciato un mese fa, provando a ripercorrere la storia recente di questo enorme complesso architettonico, dai destini incerti e dalle enormi potenzialità: “L’Ex Mattatoio di Testaccio a Roma. Un bene non comune, scenari futuri” provava a fare il punto sulla situazione e a prefigurare una possibile, auscpicabile svolta. Cosa fare di questo luogo troppo grande, frazionato, difficile da gestire, ancora privo di una mission univoca e incastrato in un elefantiaco meccansmo burocratico, politico, amministrativo? L’Ex Mattatoio, utilizzato solo in parte e a intermittenza, oggi ospita un pezzetto del Macro, la Facoltà di Architettura di Roma Tre, la Pelanda, la Città dell’Altra Economia e a breve – si spera – una sede distaccata dell’Accademia di Belle Arti, ospitando qui e là vari eventi culturali o pseudo tali: una cittadella frammentata, destinata proprio alla cultura, che ancora attende un piano di governance univoco, ben orchestrato, foraggiato da pubblico e privato e connotato da scelte di qualità, con la certezza di un ritorno economico, d’immagine, di contenuti e di prestigio. Utopia? Il convegno dello scorso 18 maggio provava a parlarne, in presenza di ospiti nazionali ed internazionali, col prezioso coordinamento di Insula, studio di architettura guidato da Paolo Orsini, che ha guidato gli interventi di riqualificazione e riconversione di parte del complesso. Quindici anni di storia, dunque, e 35 milioni di euro sborsati dalle casse pubbliche: cosa non ha funzionato? Da dove e come ripartire?
Nel frattempo Roma ha eletto il suo nuovo sindaco (il quarto dagli inizi del processo di recupero della struttura, a fine anni Novanta), con un cambio di rotta politico e una situazione generale da districare a dir poco complicata. Che ne sarà del caso Mattatoio? Chi, tra porfessionisti, movimenti indipendenti, lavoratori dell’arte e della cultura, amministratori, soliti noti e nuovi partner, avrà voce e spazio da qui in avanti? Continuare a parlarne e a lavorare, mettendo in gioco competenze e idee, è la prima cosa da fare. Ecco perchè condividere gli esiti di quest’ultimo incontro, con un’efficace sintesi video. Il dibattito è aperto.
– Helga Marsala
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