Adrian Paci racconta la sua The Column. Vite in transito, per Babel

Un documentario prodotto dalla tv Babel e scritto da Alessandra Galletta, tutto dedicato alla figura di Adrian Paci. Un viaggio attraverso l'idea di transito e di identità, partendo dalla recente mostra al Jeu de Paume di Parigi

Sky, canale 141, una Tv chiamata Babel. Con ormai due anni di vita alle spalle, la prima televisione dedicata agli italiani d’oggi prosegue il suo progetto di informazione e approfondimento intorno ai movimenti di immigrazione e ai cambiamenti sociali del presente, puntando a una ridefinizione del concetto di italianità in rapporto a quelli di internazionalità e differenza. Un progetto in cui convivono cultura, storia, attualità, cronaca, viaggi, intrattenimento. E in cui c’è anche l’arte contemporanea. Grazie, ad esempio, ai documentari monografici scritti da Alessandra Galletta e dedicati ad artisti stranieri trapiantati in Italia. Tra questi anche Adrian Paci. Albanese, nato a Scutari nel 1969, Paci racconta davanti alla camera il suo percorso creativo, partendo dalla sua ultima grande mostra istituzionale: una personale inaugurata dal Jeu de Paume di Parigi il 26 febbraio 2013. Opere importanti della sua lunga produzione, in cui predominano temi sociali e affettivi, orientati all’esplorazione del senso di appartenenza e di abbandono, di radicamento e di nomadismo, di identità e di ibridazione.

Adrian Paci, The Column, 2013

Adrian Paci, The Column, 2013

Tra queste anche una nuova creazione, pensata appositamente per l’appuntamento in terra francese. The Column è un progetto poderoso, che ha richiesto un anno di lavoro, con numerosi viaggi tra l’Asia e Europa e tre grandi gallerie internazionali in campo (Galerie Peter Kilchmann di Zurigo, Kaufmann Repetto di Milano, Peter Blum Gallery di New York). Protagonista è un blocco di marmo, estratto in una cava a nord di Pechino, caricato su una nave cargo e lavorato da artigiani cinesi durante la traversata. Materiale prezioso, allo stato grezzo, che prende forma durante il cammino: sbozzato, cesellato, generato nella durata incerta di quella parentesi sospesa che ogni viaggio rappresenta. Là dove ogni cosa si trasforma: individui, popoli, linguaggi, speranze, memorie. A latere, riflessioni di natura sociale ed economica, misurando il grado di efficienza e di velocità della manodopera specializzata cinese, in rapporto al tempo e ai costi: il tempo della produzione coincide con quello del trasporto, accorciando le attese ma sacrificando le vite dei lavoratori.
Dal blocco di marmo candido viene fuori una colonna classica con capitello corinzio, elemento tradizionale dell’immaginario architettonico occidentale, arrivato per contrasto da una cava asiatica e lavorato da sapienti mani orientali. La colonna è stata esposta in anteprima mondiale al Jeu de Paume, mentre un video raccontava la straordinaria esperienza consumata a bordo della nave.
La mostra Vies en transit, una riflessione su quelle identità che si definiscono, paradossalmente, a partire da una condizione di instabilità e di passaggio, si è chiusa lo scorso 12 maggio. Il report di Bebel ne restituisce la memoria, attraverso immagini e parole. Un estratto, su Artribune Television.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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